Tomaso Binga – Scrivo di proprio pugno

Informazioni Evento

Luogo
ERICA RAVENNA
Via di Sant'Ambrogio 26 , Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
20/09/2022

ore 18

Artisti
Tomaso Binga
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra si propone di approfondire il significato semiologico del lavoro di Tomaso Binga, attraverso un “viaggio” tra i suoi alfabeti visuali.

Comunicato stampa

La mostra si propone di approfondire il significato semiologico del lavoro di Tomaso Binga,
attraverso un “viaggio” tra i suoi alfabeti visuali. In tal modo si intende indagare il senso delle
sue scritture radicali, da una prospettiva critica che pone in risalto l’ambivalenza tra
significante e significato, esplorando nuovi orizzonti del linguaggio.
Nell’aprile del 2001, presso la sede precedente di Via Margutta, la galleria Erica Ravenna
apriva la mostra “Scritture”, improntata su una selezione di 12 artisti - tra cui Boetti, Kosuth,
Kounellis, Manzoni e Twombly - che tra gli anni Sessanta e Settanta polarizzavano
l’attenzione sui temi della demistificazione dei rapporti tra immagine, parola e referente
oggettivo. Nel solco di tale linea tematica, la ridefinizione di un aggiornato canone storico-
critico ha indotto a proporre a distanza di vent’anni una mostra che rifletta sugli esiti de
“l’altra metà dell’avanguardia”, mettendo al centro dell’operazione la figura di Binga, tra le
più rappresentative pioniere dei percorsi che intrecciano arte e semiosi.
Se il corpo femminile è spesso il soggetto attraverso cui l’artista plasma un inedito universo
segnico, l’aspetto centrale della sua portata creativa va però individuato nello specifico
interesse verso l’incarnarsi del linguaggio nelle sue componenti grafiche, sonore e visive.
Dispositivi questi che Binga ha da sempre messo in cortocircuito, superando attraverso
metodi cognitivi alternativi non solo i sistemi rigidamente binari della comunicazione, ma
anche le storiche opposizioni di genere della società patriarcale.
Desiderio di Tomaso Binga per questa mostra è stato perciò quello di trasformare la galleria
in un grande abbecedario d’artista, in cui radunare il maggior numero tra le varie declinazioni
di alfabeti, ritenuti elementi basilari e fondanti della sua ricerca. Saranno presenti otto
diverse tipologie di opere - tra cui due alfabeti nella loro interezza - a partire dagli anni
Settanta fino agli ultimi lavori realizzati nel 2021 con sistemi digitali. In occasione
dell’opening, a cui sarà presente l’artista, verrà trasmesso un video in cui si alterneranno
alcune sue azioni performative, molte delle quali inedite.
Tomaso Binga (Salerno, 1931)
Tomaso Binga, nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, nasce a Salerno nel 1931 e vive e lavora a Roma. Lo
pseudonimo maschile che utilizza sin dal 1970, ai prodromi della sua attività artistica, è ormai da tempo parte
indissolubile della sua persona e del senso della sua opera. È infatti proprio nel 1971 che Binga avvia la sua
sperimentazione artistica e poetica incentrata sulla scrittura verbo-visiva, un filone di ricerca nato in Italia tra anni
Cinquanta e Sessanta e destinato a coinvolgere celebri artisti e scrittori sotto il nome, appunto, di “Poesia Visiva”.
L’utilizzo dello pseudonimo da parte di Binga è un atto insieme ironico e di contestazione rispetto alla classificazione
di genere, uno sberleffo al privilegio maschile presente in ogni campo: familiare, professionale e, ovviamente, anche
nel campo artistico. Nella prima fase della sua carriera lavora con la scrittura asemantica, presentando una prima
mostra nel 1974 alla galleria l’Obelisco di Roma con una significativa introduzione di Ermanno Migliorini. Il 1974 è
un anno essenziale: partecipa alla mostra “Coazione a mostrare” curata da Romana Loda nel Palazzo Comunale di
Erbusco a Brescia, diventa la direttrice dell’associazione culturale “Lavatoio contumaciale” a Roma, in cui promuove
numerose manifestazioni nell’ambito della poesia, delle arti visive e dei nuovi media. Da quest’anno in poi
cominciano anche le sue azioni performative: una delle prime è Parole da distruggere, parole da conservare. Anche
gli anni successivi saranno densi di attività culturali e mostre significative per Tomaso/Bianca. Nel 1976 porta a
termine una serie di opere che resteranno un punto fondamentale della sua ricerca artistica, la sua “Scrittura
vivente”, lettere dell’alfabeto formate dal corpo femminile in diverse posizioni e soprattutto le sue celebri carte da
parati. La prima di queste è Carta da parato, una carta da parati modificata da un suo segno grafico continuo con
cui ricopre un’intera casa ai Parioli e se stessa, durante una performance poetica in cui declama il componimento
io sono una carta!. In questo stesso anno, nell’ottobre del 1976, comincia a collaborare con la fotografa Verita
Monselles e viene chiamata a partecipare a Venezia alla mostra organizzata da Mirella Bentivoglio dal titolo “Tra
linguaggio e immagine” presso la Galleria d’Arte Il Canale.
Negli anni successivi nasce il suo Alfabetiere murale e l’importante Dattilocodice, un nuovo tipo di scrittura che
presenterà nel 1978 alla Biennale di Venezia per la mostra “Materializzazione del linguaggio” ai Magazzini del Sale.
Negli anni Ottanta Tomaso Binga è nuovamente presente in una mostra importante a Roma, “Linee della ricerca
artistica in Italia 1960/80”, presso il Palazzo delle Esposizioni e nel 1986 alla XI Quadriennale di Roma “Biographic”,
in cui continua la sua sperimentazione nel campo intermedio e trasversale che unisce scrittura e pittura, verbo e
immagine. Fondamentale nella sua attività è la costante frequentazione di entrambi gli ambiti culturali, visivo e
linguistico, sempre in commistione, in stretta relazione e confronto: produce libri-oggetto, prende parte a eventi di
poesia sonora, pubblica i suoi testi su numerose riviste e libri di poesie, lavora costantemente sullo stereotipo,
linguistico o visivo che sia, per sviarlo, scongiurarlo, renderlo impotente oppure potentissimo per scopi non previsti.
Dal 1992 diventa vicepresidente della Fondazione Filiberto Menna, continuando a esporre e a partecipare a
importanti esposizioni e iniziative culturali. L’ opera di Binga è attualmente esposta alla Biennale di Venezia, nella
mostra dell’Arsenale “Il latte dei sogni” curata da Cecilia Alemani.
Tra le sue mostre personali e collettive, ricordiamo: Poesia Totale (Palazzo della Ragione, Mantova, 1998);
VII International Congress of Art Media (University of Salerno, Salerno, 1999); Biennale di Venezia
(Venezia, 2001); Autoritratto di un matrimonio (MLAC - Museo Laboratorio, Università La Sapienza,
Roma, 2005); Fondazione J. Klemm (Buenos Aires, 2006); Viaggio nella parola (Studio Gennai, La
Spezia, 2007); Art Action. VI International Festival (Mantova, 2008); Per-formare una collezione
(MADRE, Napoli, 2013); Anni ‘70/Arte a Roma (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 2013); Corpo a Corpo
(GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 2017); Televisionario. Francesco
Vezzoli guarda la RAI (Fondazione Prada, Milano, 2017), Corporale (Galleria Erica Ravenna, Roma,
2017); Tomaso Binga: A Silenced Victory (Mimosa House, Londra, 2019); Chi ha paura del disegno?
Opere su carta del '900 dalla Collezione Ramo (Museo del Novecento, Milano, 2019); Doing
Deculturalization (Museion, Bolzano, 2019); Il soggetto imprevisto. 1978 Arte e femminismo in Italia
(Frigoriferi Milanesi, Milano, 2019); Biennale di Venezia (Venezia, 2022); Vita Nuova. New challenges
for art in Italy. 1960-1975 (MAMAC, Nizza, 2022).