Taysir Batniji – Abitare il tempo
A Modena una mostra affronta il tema dell’esilio attraverso fotografie, video e installazioni.
Comunicato stampa
Un mazzo di chiavi in vetro, una clessidra dove la sabbia non scorre, una valigia piena di sabbia: nelle opere di Taysir Batniji l’esilio prende forma in immagini sospese tra memoria e assenza. Nato a Gaza nel 1966, oggi residente in Francia, Batniji è tra le voci più significative della diaspora palestinese. La sua biografia, segnata dall’impossibilità di tornare nella terra d’origine, attraversa l’intero percorso espositivo della mostra “Abitare il tempo”, organizzata da Fondazione Ago e curata da Daniele De Luigi alla Palazzina dei Giardini di Modena.
Identità negata
Attraverso fotografie, video, pitture, sculture e installazioni, l’artista riflette sul tempo, sullo sradicamento e sull’identità negata, intrecciando vicende personali e collettive. Le sue opere evocano case perdute, oggetti fragili e parole destinate a dissolversi, come nell’opera “Non di solo pane vive l’uomo”, dove l’articolo 13 della Dichiarazione universale dei diritti umani è inciso su saponette di Marsiglia, destinate a sciogliersi.
Simboli, amara ironia e silenzi
Batniji affronta il dramma palestinese con uno sguardo poetico e intimo, evitando la rappresentazione diretta della violenza per restituirne l’eco attraverso simboli, amara ironia e silenzi. In “Abitare il tempo”, l’artista trasforma la memoria personale in una meditazione universale sull’esilio, sul ritorno e sulla fragile possibilità di abitare ancora il mondo.