Taus Makhacheva – Seeing Touching Imbibing

Informazioni Evento

Luogo
GIORGIO PERSANO
Palazzo Scaglia di Verrua | Via Stampatori 4, Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

martedì – sabato: 10 – 13 | 15.30 – 19

Vernissage
25/10/2025

ore 18

Artisti
Taus Makhacheva
Generi
fotografia, personale

Mostra personale.

Comunicato stampa

Giorgio Persano è lieto di presentare
Seeing, Touching, Imbibing (“Vedere, Toccare, Assorbire”), mostra personale di
Taus Makhacheva. L’esposizione esplora la dimensione visiva e corporea delle immagini mentre vengono plasmate e
rimodellate dalla storia.
Il cuore della mostra è il film Ц
Iумихъ (
Tsumikh – che in lingua avara significa “Dall’Aquila”) (2023), che esplora la
complessa stratificazione di storia, memoria e commemorazione. Con una coreografia che alterna autobiografia,
documentario e performance, Makhacheva esamina la vita e l’eredità culturale di suo nonno, il celebre poeta avaro Rasul
Gamzatov. Il film mette a confronto le commemorazioni ufficiali di Gamzatov, i ricordi personali dell’artista e la sua
percezione nell’immaginario collettivo odierno. Makhacheva appare nel film, cimentandosi nell’impossibile compito di
interpretare suo nonno. Il suo personaggio è presentato attraverso una serie di incontri in cui un
ensemble di personaggi
– tra i quali degli addetti all’arte, un autista di furgoni, una direttrice museale e dei funzionari statali – rivendica la
conoscenza del poeta. Attraverso una messa in scena cinematografica dei busti scultorei di Gamzatov, delle storie orali e
dei documenti d’archivio, l’artista rivela le discrepanze tra la memoria pubblica e quella privata, dove vari cimeli vengono
ripetutamente costruiti e decostruiti.
Il secondo film presentato in galleria, Ясалъул яс (
Yasalul yas – in lingua avara “La Figlia della Figlia di”) (2024), è
incentrato su una scultura in cemento che raffigura tre generazioni della famiglia dell’artista. All’interno si trova il busto
del bisnonno, Gamzat Tsadasa, studioso islamico e scrittore appartenente alla prima generazione di personaggi pubblici
del Daghestan a essere immortalati in bronzo; a racchiuderlo vi è un busto in gesso del nonno, Rasul Gamzatov. Queste
due sculture sono a loro volta contenute in un blocco di cemento le cui proporzioni corrispondono alla testa e alle spalle
della madre dell’artista, Patimat Gamzatova. Per Makhacheva, questo atto di stratificazione prende origine da una frase
udita durante una presentazione: “Расулил ясалъул яс” (
Rasulil yasalul yas, in lingua avara “la figlia della figlia di
Rasul”). Questa sovrapposizione è allo stesso tempo una consacrazione e un occultamento, una conservazione e una
cancellazione, un ricordo e un rifiuto, rivelando come le storie vengano scolpite, modellate e monumentalizzate.
Una serie di fotografie e oggetti documenta e decostruisce ulteriormente questo tema centrale.
The Making of (2024)
svela la composizione della scultura, mentre
42.6729165, 47.7314644 (2023) prende il nome dalle coordinate
dell’installazione, tracciando gli spostamenti del lavoro. Inizialmente creata come oggetto di ancoraggio nel suo film,
l’opera termina il suo viaggio collocandosi nel paesaggio del Daghestan e trasformandosi in un monumento privato.
La mostra invita i visitatori a esaminare l’architettura della memoria: attraversando lo spazio dell’intimità e delle
relazioni, l’artista cerca di recuperare l’immagine del nonno e poeta, sottraendolo alla strumentalizzazione da parte di
alcune narrazioni politiche. Makhacheva analizza come si costruiscono le storie e cosa nascondono i monumenti,
ponendo una domanda cruciale che risuona in ogni opera: chi ha veramente il diritto di plasmare la storia, e come questa
vive, respira e si trasforma nelle mani degli altri?

Taus Makhacheva (nata nel 1983) crea opere che esplorano le inquietanti connessioni tra narrazioni storiche e finzioni
di autenticità culturale. Talvolta con umorismo, la sua arte riflette sulla resilienza delle immagini, degli oggetti e dei
corpi che emergono da storie ed esperienze personali, mettendo in discussione il concetto di impero. La sua metodologia
prevede la rielaborazione di materiali, paesaggi e monumenti, abbattendo i muri, aprendo i soffitti e animando gli spazi
istituzionali con una cacofonia di voci. Tra le mostre selezionate figurano la Biennale di Bukhara (2025), la Biennale
d’Arte Contemporanea di Diriyah (2024), la Biennale di Gwangju (2023), la Biennale Difficult Heritage (2021), la Triennale
di Yokohama (2020), la Biennale di Lahore (2020), la Biennale di Kaunas (2019), la Biennale di Lione (2019), la Biennale
Internazionale d’Arte Contemporanea di Riga (2018), la Biennale di Liverpool (2018), Manifesta (2018), la Biennale di
Yinchuan (2018), la Biennale di Venezia (2017), la Biennale di Shanghai (2016), la Biennale di Mosca (2015), la Biennale
di Kiev (2015) e la Biennale di Sharjah (2013).