Sylvie Romieu – Apnea

Mostra personale.
Comunicato stampa
Vento
Come uno scudo, per proteggerci da l’indicibile, dall’inaccettabile , dall’orrore, recitiamo in coro il mantra « é disumano » La morale nomina il reale e i mostri sostituiscono gli umani.
« I mostri non esistono » intitola il suo nuovo lavoro Camille Gharbi, ritratti di uomini autori di femminicidio. Con grande empatia Diane Arbus ci presenta i suoi Freaks, ritratti di persone che per le loro fattezze teniamo fuori dall’umanità. Nan Goldin con gli occhi pesti, ci guarda. Ci parla delle sue amicizie, dei suoi amori, tra lotte e conflitti. Brassai con grande empatia vaga nel buio parigino tra prostitute, omosessuali e languidi abbracci proibiti. Negli anni 30-40 Weegee punta lo sguardo e il suo flash impietoso, sulle notti newyorkesi, tra sparatorie e omicidi. Letizia Battaglia ci mostra volti insanguinati e corpi crivellati. Alech Sott ci fà incontrare i personaggi che vivono lontani dalle coste degli Stati Uniti e che, da tempo, sono depressi.
I fotografi confrontati al reale non possono fare altro che « rappresentarlo », l’unica cosa che tutte le arti possono fare. La percezione é più importante della realtà ed é questa che riteniano. Si puo’ prevalere, sottomettere andare in guerra senza una buona narrazione emotiva ? Lo storytelling lo si fà su sé stessi, sulla propria famiglia e sul proprio paese. Ma quando l’ipocresia si dissolve possiamo vedere che dalla Commedia dell’arte alla Tragedia greca un solo passo ci separa.
Alcuni fotografi sono sul terreno dell’azione, altri stanno alla finestra. Sylvie Romieu é una di queste.
Da sempre ci ha abituati a viaggi ed incontri statici. Dalla finestra il mondo non lo vede, lo risente e da questa lontananza ne percepisce gli echi, gli stati d’animo. Le immagini le si impongo e chiedono visibilità. Rappresenta « l’assurdità umana » con l’arte della bellezza, del mistero, della delicatezza e della poesia. Costruisce materialmente e poi fotografa un mondo in miniatura, popolato da brandelli, rametti, soffi di polvere colorata e semi strappati al vento e alla natura del suo paesaggio natale.
Semi /Umani si affolano, si riparano, si proteggono come possono, con brandelli del pianeta che si sgretola, si scompone e si ricompone, spazzati dal vento violento che regna su questa pianura polverosa. Folle di umani spauriti di fronte alla tragedia ? Utopia e distopia si affrontano. Qualcosa salverà il mondo ?
Arthur Schopenhauer, il più pessimista tra i filosofi, trova un piccolo appiglio. L’Arte, la Morale della compassione e l’Ascesi.
Nell’Idiota di Fëdor Dostoevskij c’é una frase « La bellezza cambierà il mondo ». Questa espressione spesso citata come affermazione e non come questione ne limita la complessità. Nel testo Ippolit si rivolge al principe Myškin «È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza,» […]. «il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza! […]. Quale bellezza salverà il mondo? Il principe, che lo osservava attentamente, non rispose.
Sylvie Romieu osserva il movimento umano. Costruire, distruggere e ricostruire. Camminare, cadere e rialzarsi mille e più volte in forma ipnotica come Pina Baush in « Café Muller ».
Claudio Isgro