SUMA sono una mostra autoctona
Dieci artisti siciliani invitati dal Collettivo Flock a presentare i loro lavori per la prima edizione di SUMA sono una mostra autoctona.
Comunicato stampa
In mostra le opere di Daniela Ardiri, Emanuela Barilozzi Caruso, Rita Casdia, Alessandro Costanzo, Davide Fontana, Raffaele Greco, Salvatore Pione, Fabrizio Previti, Noemi Priolo, Federico Severino e lo studio permanente di Alessio Barchitta. Dieci artisti siciliani invitati dal Collettivo Flock a presentare i loro lavori per la prima edizione di SUMA sono una mostra autoctona.
Partendo dalla ricerca sugli artisti siciliani abbiamo ritenuto necessario mettere insieme un gruppo di artisti ed artiste che siano nativi del territorio e che lavorino anche nel contesto dell’isola, selezionando opere diversificate nel linguaggio ma comuni negli intenti. In un periodo che vede il proliferare di studi condivisi e progetti corali sul territorio nazionale, il Sud Italia rimane un’area dove, per estensione e numero di addetti, risulta meno agevole fare gruppo.
Per noi che ci riconosciamo nel Collettivo Flock, operando da sempre nel contesto dell’arte contemporanea emergente, è diventato importante concentrare l’attenzione sul territorio in cui siamo nati come gruppo. SUMA è un acronimo ironico che mette al centro del discorso curatoriale l’autoctono come scelta che prescinde dalle dinamiche del mercato dell’arte nazionale e rivela l’autenticità della produzione siciliana.
SUMA è un percorso tra opere multimediali, scultoree, fotografiche e pittoriche che insieme creano un immaginario sfaccettato di un territorio che agisce sull’arte influenzandone inevitabilmente pensiero o estetica.
Raffale Greco in “Quiscenza” riflette sulla fluidità del tempo e dello spazio che va in netto contrasto con la staticità del paesaggio, che è l’elemento di studio del suo raconto. “Man’s sentence” di Daniela Ardiri nasce dall’analisi dell’archivio fotografico di famiglia come opera evocativa del rapporto fra i nonni dell’artista, pretesto per riflettere sul percorso di affrancamento dalla cultura maschilista. Emanuela Barilozzi Caruso presenta due opere che hanno a che fare con l’organicità e il rituale: “Senzazioni” e “Tritume”. “L’ombranascostadellecose” di Fabrizio Previti è una pellicola fotografica, binario tra l’inconscio dell’ombra, intesa come memoria, e il visibile della superficie. Alessandro Costanzo espone due pezzi della serie “Deserti” indagando sulla qualità del tempo trascorso nell’ozio e riconvertendolo in mq di ovatta sintetica. “Ritenuto a finire” di Davide Fontana è un dispositivo autonomo in grado di dar piena voce a quaranta flauti, un esempio concreto del rapporto che intercorre tra la vita: il suono, e la sua assenza: il silenzio. Noemi Priolo con la serie “Apologize”, attraverso la simbologia dello stendardo e l’utilizzo del testo in maniera ossessiva, riconverte l’oggetto da sacro a profano. L’opera “Tree story”, video animazione di Rita Casdia, trasforma l’emblema dell’albero della vita in una riflessione sull’abnormale e sulla deformità. Salvatore Pione ha realizzato per SUMA “Amigdala”, una grande installazione con figure zoomorfe sagomate che interagiscono nello spazio in maniera dinamica superando il limite della loro natura bidimensionale. Con le opere “Fenomeni atmosferici” Federico Severino lavora sull’osservazione del paesaggio in relazione all’uomo che lo occupa, in cui predomina l’aspetto corporeo e monumentale della pittura.
Anche quest’anno ritorna Cynara flower project un allestimento floreale che ha la caratteristica di essere realizzato esclusivamente con fiori autoctoni che darà la possibilità al pubblico di fare una donazione al Collettivo Flock che si autofinanzia.