Studio d’Architettura Civile

Informazioni Evento

Luogo
ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA - PALAZZO CARPEGNA
Piazza Dell'accademia Di San Luca 77, Roma, Italia
Date
Il
Vernissage
01/10/2013

ore 17,30

Curatori
Aloisio Antinori
Generi
presentazione
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Verrà presentato il volume Studio d’Architettura Civile. Gli atlanti di architettura moderna e la diffusione dei modelli romani nell’Europa del Settecento a cura di Aloisio Antinori (Edizioni Quasar, Roma 2012).

Comunicato stampa

Presentazione del volume
STUDIO D'ARCHITETTURA CIVILE

Gli atlanti di architettura moderna e la diffusione
dei modelli romani nell'Europa del Settecento

a cura di Aloisio Antinori

introduce e coordina

Francesco Moschini

intervengono

Francesco Paolo Di Teodoro, Jörg Garms, Augusto Roca De Amicis

Lunedì 30 settembre, alle ore 17,30, all’Accademia Nazionale di San Luca verrà presentato il volume Studio d'Architettura Civile. Gli atlanti di architettura moderna e la diffusione dei modelli romani nell'Europa del Settecento a cura di Aloisio Antinori (Edizioni Quasar, Roma 2012).
Tra il 1683 e il 1721 gli editori Giovanni Giacomo e Domenico De Rossi pubblicarono una serie di volumi dedicati all’illustrazione dell’architettura romana moderna: gli Insignium Romae Templorum Prospectus (1683 e poi 1684), i Disegni di vari Altari e Cappelle (1688 o 1689) e i tre volumi dello Studio d’Architettura Civile (1702, 1711 e 1721). Abbandonando l’usuale veduta prospettica, queste raccolte di stampe presentavano gli edifici in prospetto, pianta e sezioni, e ne fornivano dunque i dati metrici esatti. Si rivolgevano perciò, in Italia e in Europa, non più soltanto agli ammiratori dei fasti del Cattolicesimo o agli aristocratici nostalgici del proprio grand tour, ma anche a un ben più vasto pubblico di operatori dell’architettura: studenti, dilettanti e professionisti di ogni livello, e inoltre maestri di scalpello, artisti dello stucco e apparatori.
Il successo degli atlanti De Rossi, specialmente dello Studio d’Architettura Civile, fu vivissimo in Italia e ancora maggiore in Europa. Le tavole dello Studio, infatti, non solo potevano rappresentare – come scrisse Preciado de la Vega – una valida alternativa ai viaggi d’istruzione, ma risultavano preziose anche per quanti a Roma erano stati, giacché dei suoi edifici fornivano riproduzioni accurate e rigorosamente in scala: ben più precise e attendibili, in definitiva, di qualsiasi memoria grafica tracciata sul posto. Durante la prima metà del XVIII secolo i pattern books De Rossi entrarono così nelle biblioteche di architetti, committenti e accademie di tutta Europa, offrendo ai progettisti un’ampia varietà di prestigiosi modelli, relativi soprattutto, ma non esclusivamente, al linguaggio decorativo.
La ricerca di cui il libro dà conto si è sviluppata in più direzioni. In ambito romano si è ripercorsa la vicenda quasi secolare della stamperia De Rossi alla Pace (1648-1738), esaminandone le scelte editoriali in rapporto al mutare degli orientamenti culturali e alle oscillazioni del gusto architettonico. Nel contempo si è cercato di far nuova luce su alcuni aspetti rilevanti della produzione e del commercio dei libri d’architettura nella Roma del tempo: l'evoluzione tecnica e i suoi effetti, la difesa del diritto d'autore per mezzo del privilegio papale, i termini del contratto che legava gli artisti all'editore, la determinazione del prezzo di vendita dei volumi e delle stampe sciolte, le forme della concorrenza, i rapporti con l’estero.
Dell’interesse che lo Studio d’Architettura Civile suscitò in Italia trattano due saggi dedicati alle opere di uguale titolo – e tuttavia diverse nei contenuti – pubblicate o progettate nel secondo e terzo decennio del secolo a Firenze (Ruggieri), Torino (Juvarra), e nella stessa Roma (Vasconi).
Un’ampia parte del libro è dedicata infine alle indagini che cinque studiosi hanno condotto in Austria, Germania, Inghilterra, Portogallo, Spagna e Svezia sui tempi e i percorsi della diffusione dei libri De Rossi in quei contesti; sul ruolo che essi svolsero, in modo parallelo e complementare ai viaggi di studio, nell’orientare il gusto di alcune élites verso i grandi esempi romani della prima età barocca; sull’uso – non di rado diretto ed evidente – che gli architetti ne fecero nel loro operare.
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