Strumenti-Spazio-Mente

Informazioni Evento

Luogo
STUDIO RAFFAELLO GIOLLI ARTE CONTEMPORANEA
Vicolo Lavandai, 4, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Dal Lunedì al Venerdì ore 15:30-19:00 o su appuntamento.

Vernissage
24/01/2013

ore 18.30

Curatori
Lucio Forte
Generi
arte contemporanea, collettiva

La rassegna dal titolo “Strumenti-Spazio-Mente” intende ripercorrere e sottolineare il rapporto che abbiamo noi come materia nella materia, il cui teatro è lo spazio, e la mente ne è la cosapevolezza attravero gli strumenti che possediamo naturalmente o quelli che costruiamo con la tecnologia.

Comunicato stampa

Strumenti-Spazio-Mente
Mostra collettiva di pittura, scultura e fotografia

Il giorno Giovedì 24 Gennaio, si inaugura a Milano presso lo Studio Raffaello Giolli arte contemporanea, Vicolo Lavandai 4, la mostra "Strumenti-Spazio-Mente" a cura di Lucio Forte.
Vengono presentati giovani e meno giovani, emergenti e non, artisti, tra pittori, disegnatori, scultori e fotografi, di elevata qualità tecnica ed indole sperimentale, selezionati attraverso un mirato lavoro di scouting.
Per gli artisti Mauro Poretti, Nicola Bertoglio, Elena Menga, Scimon, Vittoria Nidasio, Luca Fiore, Walter Passarella, Nazareno Biondo, Lucio Forte e Domenico Lombardo principale comune denominatore è il talento.

La rassegna dal titolo "Strumenti-Spazio-Mente" intende ripercorrere e sottolineare il rapporto che abbiamo noi come materia nella materia, il cui teatro è lo spazio, e la mente ne è la cosapevolezza attravero gli strumenti che possediamo naturalmente o quelli che costruiamo con la tecnologia.
La rassegna si svolge nello storico Vicolo Lavandai, luogo fertile e tradizionalmente cuore della Milano artistica dei Navigli grazie alla presenza di numerosi e storici atelier di pittori, acquerellisti, scultori ed altro ancora.

L'inaugurazione è il giorno 24 Gennaio 2013 ore 18:30.
La mostra si protrarrà fino al giorno 4 Febbraio.
Ingresso libero.
Dal Lunedì al Venerdì ore 15:30-19:00 o su appuntamento.
Tel. 347 9870075.

Testo Critico

Partire per un viaggio, un progetto. Andare a cercare un mistero in uno spazio indeterminato.
Un capitano dal ponte di comando controlla la propria nave, il mare, l'oceano, il viaggio e l'avventura, attraverso gli strumenti modifica la condizione naturale delle cose. Con questi strumenti può aprire il mare, la nave stessa è uno strumento, la nave che solca l'acqua.
Addentrarsi nel mistero necessita di un'adeguata strumentazione.
Immaginiamo, però, di azzerare le nostre conoscenze e trovarci in un luogo con il quale le nostre leggi fisiche sono incompatibili, un luogo dove la concezione del mondo è ribaltata, sconquassata, resettata, un luogo dove solcare un mare, significa innescare trasformazioni nello spazio attraverso input e sollecitazioni sulla realtà con conseguenti risposte sconosciute ed imprevedibili.
Una situazione in cui per controllare la realtà e modificare l'intima composizione della materia esistono strumenti nanotecnologici intelligenti altamente complessi e sofisticati.
Un viaggio per dare una specificità ad un vuoto. Sistemi di specificità e controllo: costruzione, progettazione nel nulla, lo spazio.
Raggiungere il senso infinito dello spazio profondo.
Ovvero svuotare la mente per produrre, realizzare idee che rappresentano poi un viaggio veloce, senza fiato.
Per abbandonarsi alla smaterializzazione nella velocità del nostro corpo, proiettato in un' onda, un' ombra, un frammento.
Dentro, dentro in fondo a questo mistero sperduto nel forziere della conoscenza sensibile.
Dietro un angolo di universo.
Nel sottoscala di un film di fantascienza degli anni '30.
In uno scomparto squadrato, ritagliato, dimenticato e vuoto, che poi è un'angolo incastrato del cervello. Un tassello nascosto, ma sempre presente, che ci ricorda che la profondità non è la ricerca di qualcosa che si trova lontano ed esterno a noi, ma il rispolveramento, la riattivazione di un incastro, un meccanismo, un interruttore complesso, insito, inscindibile e difatti compositivo di noi stessi.
in quel sottoscala, quel mondo nascosto, quel varco, per respirare, per accedere all'infinita indeterminazione del vuoto non relazionabile a nulla, non pensabile in quanto priva di un rapporto con un oggetto pensato, la cosa in sé per noi vuota e inesistente ma immaginabie metafisicamente. Oltrepassare quel varco significa tutto questo, disintegrare il mondo pensato e viverlo non come uomini ma come universo.
Lucio Forte 2012

Mauro Poretti, artista dotato di notevole tecnica pittorica, vanta esposizioni personali importanti presso la Galleria Extrafid-art di Lugano, la Galleria All'angolo di Mendrisio e la Finter Bank Zürich di Chiasso.
Presenta l'opera "Locomotore" tratta dalla serie di opere "Dipinti sulla ferrovia" di proprietà del museo Cantonale di Friborgo.
Si tratta di un lavoro che racchiude la gestualità esperta di pennellate che appena accennate, richiamano tutta la suggestione di questo soggetto, un locomotore che nel grigio del freddo della notte, viene verso di noi a non raccontarci niente di umano, ma solo l'inesorabile movimento di un mezzo meccanico, una copia dal vero eseguita sul posto con tutti i vantaggi per la riuscita che ne conseguono, quali il realismo della luce, dei colori della profondità e dei particolari velati e gli svantaggi quali i geloni alle mani.

Nicola Bertoglio fotografo intuitivo ed espressivo, con una spiccata sensibilità e predisposizione alla ricerca di un frammento nel tempo della propria coscienza, una fotografia caratterizzata dal racconto non didascalico e specchio della realtà, ma reinventato quasi pittoricamente, attraverso il filtro di misurati interventi fotorielaborativi a posteriori.
Si definisce un iphoneografo e descrive così il suo approccio stilistico: "...l' iphone è il mio occhio meccanico sempre con me, dal quale guardo la realtà per estrapolarne una versione filtrata e onirica nella quale rispecchio il mio mondo interiore. Uso l' iphone anche per una questione di stile, di appartenenza ad un concetto di bellezza che è tutt'uno con la tecnologia.
Le foto che espongo sono momenti di vita e di viaggio sia fisico che interiore; sono la ricerca di una bellezza sognante e sognata".

Elena Menga pittrice dotata di ottima tecnica, presenta un proprio autoritratto ad olio su tela intriso di alcune note reminiscenti di espressionismo tedesco, ben calibrato cromaticamente, frutto di uno studio ed un'applicazione nella pittura come autodidatta di lunga durata, nonchè di un'innata predisposizione al disegno. Ha esposto le proprie opere in diverse rassegne di spessore tra cui "Paratissima" di Torino e la Biennale d'arte di Monte-Carlo, inoltre ricordiamo il suo lavoro di illustratrice per una rivisitazione dell' "Inferno" di Dante, pubblicata da un editore inglese.

Scimon artista fuori dagli schemi e fortemente originale, lavora su carta con minuziosità e virtuosismo attrezzato di penna stilografica, presenta due interessantissime opere: "Poesia in corsa" e "Diviso per due".
Le sue poesie e i suoi testi accostati alle opere sono sempre azzeccati ed assonanti perchè frutto di un'emanazione diretta, senza filtri, dalla mente, che produce una stupefacente fantasia, rappresentazioni assurde nonchè inserimenti di geometrie insensate.

Vittoria Nidasio giovane artista figurativa di talento, predilige un approccio istintivo e disinibito caratterizzato dallo strumento di lavoro, la spatola, con la quale descrive con segno indeterminato, atmosfere urbane newyorkesi che acquisiscono così un sapore arrugginito e consumato, di indeterminazione, suggestione e soprattutto curiosità ed interesse perchè danno l'impressione di poter raccontare un vissuto nascosto e dimenticato dentro e dietro questi teatri metropolitani.
Vittoria Nidasio: "prediligo lavorare a spatola...proponendo uno sguardo sul mondo attraverso vedute di città che sono quasi un riassunto della vita che si svolge in esse...spatolate geometriche e rarefatte che sollecitano lo sguardo ad indagare e nel medesimo tempo appagano per l'abbondanza del segno".

Luca Fiore nei propri artworks alterna espressioni ad olio tecnicamente di alto livello a momenti iconici e simbolici di denuncia, di critica, con un acrilico spogliato cromaticamente che è il frutto di una poetica maturata in quei periodi che l'artista definisce più o meno negativi e che rappresentano poi inconsciamente, la trasposizione su tela di uno spettaccolo a cui assiste giorno dopo giorno, la sua maggiore fonte di ispirazione, l'involuzione della società moderna. Ama il disordine.
Presenta un opera soffisticata ad olio ed acrilico su tela.
Ricordiamo tra le principale esposizioni: "Arte accessibile Milano" presso la sede de Il Sole 24 ore e "Urban & Street Art" presso Chair and the Maiden Gallery di New York.

Le tele di Walter Passarella si presentano in un primo momento sempre come un interessante rappresentazione di personaggi e soggetti che sembrano "buttati lì" a caso, sembrano non avere nessuna attinenza gli uni con gli altri posizionati all'interno di una cornice, una scena, inoltre, resa aulica da sfondi importanti, tronfi ed opulenti.
Questo castello scenografico provoca un' aspettativa, che induce la coscienza dell'osservatore a credere che la casualità deve per forza nascondere un significato univoco e prevale, quindi, l'idea inconscia che il quadro va visto nel suo insieme, nella sua integrità ed unicità linguistica.
Così che la coscienza si riappacifica e si riveste della propria autorità di scopritrice del mondo e le opere sembrano apparire in questa fase proprio come dei rebus, dove c'è un significato, una frase, una chiave aldilà di quello che le immagini e i personaggi dicono direttamente, si formano così queste associazioni strane, surreali, che aprono interrogativi e per chi vuole risolverli aprono l'immaginazione che andrà a svelarli.
In questa rassegna l'artista presenta le seguenti tele: "Il gradasso" e "Consapevolezza".
Alcune sue opere sono presenti in collezioni private di Roma, Milano, Modena, Bari, Torino, Tokio, Parigi, Londra, Monaco e presso la pinacoteca del Pontificio Santuario di Pompei.

Nazareno Biondo giovane scultore piemontese nato nel 1985, artista autentico, lavora il marmo con disinvoltura e maestria.
Nel 2008 in collaborazione con il maestro scultore Daniele Miola, realizza il monumento ai caduti senza croce di Cafasse (TO). Nello stesso anno fa da assistente all'allora scultore emergente Fabio Viale.
Nel 2011 si laurea con la votazione di 110 e lode presso la scuola di scultura dell'Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.
Attualmente è alle prese con un blocco di marmo bianco di Carrara di 15 tonnellate.
Per la rassegna Strumenti-Spazio-Mente presenta alcune opere tra cui una fedele riproduzione di pistola automatica in marmo bianco di Carrara dal titolo "a mano m'Armata".

Lucio Forte artista ed Architetto nato a Milano, pittore e fumettista autodidatta, progettista, appassionato di fantascienza.
La sua ricerca è mirata all'estrapolazione del gesto artistico da vincoli contingenti socio-storici e quindi umani, per cercare originalità, dinamismo e nuovi e diversi punti di vista.
Produce opere sperimentali astratte e figurative. Ha esibito le proprie opere in autorevoli luoghi espositivi, quali il Politecnico di Milano, la Galleria Mosaico di Chiasso e la Casa della Cultura di Bratislava.

Domenico Lombardo presenta una serie di volti famosi realizzati su pagine di elenchi telefonici, utilizzando righe e colonne, lettere e numeri stampati come linee guida del disegno rappresentato, infatti i volti sono icone dell'immaginario collettivo, disegnati quindi in maniera meccanica cancellando con un pennarello nomi, cognomi e numeri di telefono.
Sono i dati, i numeri che schematizzano una serie ininterminabile di uomini, che non conosciamo. I volti famosi come James Dean, Elvis Presley e Fabri Fibra, rappresentati dell'artista, invece sono unici, immediatamente riconoscibili anche attraverso pochi segni monocromatici. Un contrasto incredibile con la moltitudine di uomini esistenti, o ancora di più considerando anche quelli esistiti, la cui vita ad ognuno di noi risulta insignificante e che però rappresenta comunque un'unicità, un' identità.
Ma sarebbe possibile immaginare un mondo in cui tutte le identità siano riconoscibili, oppure i volti iconizzati non rappresentano comunque la natura di un' identità umana?