Stefano Serusi – Nuragic alliance

Informazioni Evento

Luogo
SPAZIO E EMME
via Mameli 187, Cagliari, Italia
Date
Dal al

Dal 6 al 25 febbraio 2019, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 18:00 alle 21

Vernissage
07/02/2019

ore 18

Artisti
Stefano Serusi
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra personale di Stefano Serusi a cura di Anna Oggiano.

Comunicato stampa

La mostra Nuragic alliance riunisce le testimonianze di alcuni luoghi di riunione tipici della cultura sarda, con il fine di analizzare l’importanza degli spazi di confronto nella costruzione di una comunità.
Paese bianco è un plastico che evoca i tratti principali delle chiese campestri, che in Sardegna sono in alcuni casi sorte negli stessi siti di santuari nuragici. Sì è prodotta quindi una convivenza di architetture di epoche diverse, che possono così essere messe a confronto, come le capanne nuragiche, le cui sedute fisse seguono il perimetro interno, e gli spazi aperti attorno alla chiesa, che anche grazie alla versatilità di panche e sedie facilmente spostabili si adattano a diverse forme di riunione. La ricerca sul colore, evidente nelle diverse opere in mostra, proviene da una diretta campionatura dei colori presenti nel documentario di Fiorenzo Serra “La novena” (1967), che racconta i giorni di festa presso alcuni santuari sardi, i novenari.
L’immagine della riunione in cerchio priva di gerarchie apparenti, tipica dei contesti nuragici, è presente anche nella disposizione di un gruppo di sgabelli disegnati a partire da quelli riprodotti in miniatura nei bronzetti votivi. L’installazione invita implicitamente il pubblico a sedersi, creando quindi all'interno della mostra uno spazio fisico per dialogare. In una parete è dipinta la sagoma rosa di un grande forno: un altro dei momenti comunitari fondamentale per i sardi è infatti quello della produzione del pane, che si caratterizza per l’uso di forni in muratura particolarmente elaborati.
L’insieme di questi elementi (gli sgabelli, il forno, il tavolo su cui si sviluppa il plastico) può essere visto come il riferimento ad un unico spazio interno, come la cucina di un immaginario museo etnografico, mentre un telo sospeso rimanda a quelli che negli spazi aperti si utilizzano per creare isole d’ombra: un altro perimetro entro il quale, ancora una volta, incontrarsi.