Springs #1 – Philip Topolovac – Niemandsland

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO NIVOLA
Via Gonare, 2, 08026 , Orani, Italia
Date
Dal al

martedì – domenica: 10 – 13; 16:30 – 20:00
(chiuso il lunedì)

Vernissage
05/09/2015

ore 18

Biglietti

€ 5,00 tariffa intera € 3,00 tariffa ridotta per residenti a Orani gratis fino ai 18 anni, over 65, disabili, accompagnatori; possessori della tessera amici, sostenitori e benefattori del museo. Per i residenti ingresso libero per un anno con la tessera gratuita amici del museo.

Artisti
Philip Topolovac
Curatori
Mark Gisbourne
Generi
arte contemporanea, personale
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La Fondazione Costantino Nivola, nata per promuovere la conoscenza dell’opera e del messaggio di Costantino Nivola e più in generale dell’arte contemporanea, inaugura la prima edizione del ciclo Springs, grazie al sostegno della Fondazione Banco di Sardegna, con la mostra dello scultore Philip Topolovac dal titolo “Niemandsland”.

Comunicato stampa

La Fondazione Costantino Nivola, nata per promuovere la conoscenza dell’opera e del messaggio di Costantino Nivola e più in generale dell’arte contemporanea, inaugura la prima edizione del ciclo Springs, grazie al sostegno della Fondazione Banco di Sardegna, con la mostra dello scultore Philip Topolovac dal titolo “Niemandsland”, visibile al museo Nivola dal 5 settembre al 5 novembre 2015. Curato per il 2015 da Mark Gisbourne e in apertura sabato 5 settembre alle ore 18:00 presso il Museo Nivola, Springs è un programma di residenze per artisti, architetti e curatori che comprende l’elaborazione di un progetto a Orani seguito da un momento di confronto con il pubblico (progetti site-specific, mostre, conferenze ecc.).

Philip Topolovac (n. 1979), l’artista che apre il ciclo Springs, è uno scultore che coltiva diversi filoni di ricerca: dalla ricostruzione minuziosa, in bronzo o in cartone, di satelliti in orbita planetaria - oggetti che, scrive Mark Gisbourne, oggi vengono visti come una sorta di “spazzatura spaziale” ma che possiedono uno straordinario fascino visivo - al recupero di detriti dai siti di Berlino bombardati nella seconda guerra mondiale, da esporre come installazioni all’interno di scaffalature dall’aspetto architettonico, fino ai calchi in resina di mucchi di calce trovati nei cantieri che nelle sue mani acquistano l’apparenza di vasti e drammatici paesaggi. Quest’ultima direzione di ricerca è quella che Topolovac ha privilegiato nella mostra al Museo Nivola, presentando uno dei suoi grandi “paesaggi” in resina, realizzato a Orani, e una serie di proiezioni sul tema, insieme a un lavoro della serie dei satelliti. Come osserva Giuliana Altea, Presidente della Fondazione Nivola, “il lavoro di Philip Topolovac, squisitamente contemporaneo, è al tempo stesso ricco di affinità con l’opera di Costantino Nivola, tanto per la tecnica impiegata (il calco) quanto per il suo legame con il contesto del cantiere e la dimensione del costruire, ma soprattutto per la sua capacità di innescare processi fantastici a partire dalla trasformazione di materiali semplici.”

Il nome del programma, Springs, richiama la zona di Long Island dove Costantino Nivola visse a partire dal 1948, trasformando un’antica casa rurale e il podere circostante in un luogo di soggiorno, creazione e condivisione. Secondo la lezione di Costantino Nivola, risiedere in un luogo significa comprenderne l’essenza e goderne, nel rispetto delle sue specificità e in armonia col genius loci. Significa anche attivare energie creative e accostare il nuovo all’antico e all’ambiente in modo al tempo stesso sorprendente e rispettoso, secondo un principio di eco-sostenibilità e di armonia sociale. La parola “spring” ha inoltre diversi significati portatori di valenze positive: è la primavera, stagione di risveglio della natura e delle attività umane dopo il torpore dell’inverno; è la sorgente, simbolo di vita e di flusso che continuamente si rinnova (e proprio all’interno del cortile del Museo Nivola si trova la sorgente di Su Cantaru, ancora oggi utilizzata dalla comunità); è la molla, capace di imprigionare energia per poi liberarla, moltiplicata.

Philip Topolovac

Lo scultore Philip Topolovac è un artista interessato a disseppellire ciò che è stato nascosto e scartato, rivelando così una serie di materiali del passato che erano stati dimenticati, con le loro associazioni emotive; un gruppo recente di lavori riproduce le forme di satelliti tuttora in orbita. Il suo interesse per ciò che è stato scartato, comunque, non è finalizzato a una tassonomia archeologica. Non è il rimpianto nostalgico per un’utilità perduta. Piuttosto, la sua fascinazione per i primi satelliti, per oggetti che oggi vengono visti semplicemente come spazzatura spaziale, dal momento che girano intorno al nostro pianeta degenerando gradualmente finché ricadono nell’atmosfera, va intesa come struttura mentale della perdita estetica - come immaginazione rescissa. Lavorando in una varietà di linguaggi e pratiche scultoree, Topolovac crea modelli attentamente fabbricati che fonde in bronzo; ha inoltre sviluppato un particolare tipo di calchi di paesaggi in poliestere e fibra di vetro.

La sua scultura si interseca strettamente con la dimensione del paesaggio e con quella della fotografia. Fotografando pile di sabbia trovate nei cantieri in varie città europee, l’artista riesce a suggerire un senso di inattesa vastità. Fin dalle sue prime serie degli Aggregate (2007-2010), raffiguranti macchine fantastiche nascoste dietro i muri ed emergenti come escrescenze parassitarie, l’artista ha cominciato a evocare l’ansia generata da immaginarie tecnologie. Queste sculture futili (nel senso di prive di utilità), minuziosamente costruite, suscitano ansia e al tempo stesso sono straordinariamente attraenti.

Dopo gli Aggregate è stata la volta dei Modulites di cartone (2011), una serie di modelli di immaginarie parti meccaniche, in seguito fotografati e presentati come edizione autonoma in dodici elementi. Contrastano con questi lavori gli oggetti abietti disseppelliti nei siti bombardati di Berlino, esposti entro scaffalature come installazioni. Le sculture intitolate Airshaft Studies (2012) sono modelli basati sulla forma di alcuni straordinari condotti di aerazione della metropolitana in cui l’artista si è imbattuto durante una residenza a Praga. Queste singolari strutture architettoniche, nel loro stato consunto e devastato dai graffiti, sono oggetti al tempo stesso visibili e nascosti alla percezione dei passanti della città.

E’ il rapporto incrociato tra questi due filoni, dispendio cosmologico (perdita estetica) e disseppellimento di idee (il mondo dentro e fuori) che emerge nel progetto presentato al Museo Nivola, progetto che riflette anche l’importante svolta dell’artista verso la realizzazione di calchi di paesaggio. La mostra di Orani si incentra sulla materialità e l’immaginazione, l’immediatezza dell’incontro con un dato ambiente, e - più indirettamente - con gli stessi materiali organici e terrestri che hanno alimentato l’energia vitale e la passione di Costantino Nivola. Lo scultore Philip Topolovac si fonda sulla forza poetica di un’estetica della rigenerazione, la capacità dell’immaginazione di trasformare ciò che esiste intorno allo spettatore in un dato momento, tanto sottoterra quanto - per via allusiva - nello spazio planetario. Le sue opere rivelano le tracce nascoste di ciò che un tempo esisteva ma è stato esteticamente trasformato in qualcos’altro. In un altro senso ancora, i lavori in mostra esprimono tanto l’esplorazione quanto la ricerca, il ritrovamento e il riorientamento di ciò che si è trovato.

Mark Gisbourne

Philip Topolovac (1979), vive e lavora a Berlino.

Mostre personali:
2013 - „containment units“ NUN, Berlin
2012 - „Airshaftstudies 1-4“ Laboratorio gallery, Prague
- „specimen“, Atelierhof Kreuzberg, Berlin
- „die leere Flasche der Geschichte“, Kafana, Amsterdam
2011 - „diverse Zimmer“, Invaliden1 gallery, Berlin
2010 - „Erdbeobachtungen“, Czarnowska gallery, Berlin
2009 - „lichtmaschine“, Kawadrat, Berlin
- „Fabian Fobbe und Philip Topolovac“, Infernoesque, Berlin
2008 - „parasites and mountainviews“, Czarnowska gallery, Berlin
2007 - „deep within blind fleck“, TÄT, Berlin
- „andernorts“ mit Silva Agostini, Galerie Gallas und Mayer, Bayreuth