Simon Gaon – Mind over matter

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ALICE SCHANZER
Piazza del Comune 43 , Sutri, Italia
Date
Dal al

dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.00

Vernissage
21/01/2022

ore 19

Artisti
Simon Gaon
Curatori
Annarita Rossi
Generi
arte contemporanea, personale
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Personale di SIMON GAON,“ Mind over matter” in contemporanea alla Personale dello stesso artista, già in svolgimento a Venezia, Galleria Reading room 3110 Dorsoduro.

Comunicato stampa

Dal 21 Gennaio 2022 si inaugura a Sutri nella Galleria Alice Schanzer una Personale di SIMON GAON,“ Mind over matter” in contemporanea alla Personale dello stesso artista, già in svolgimento a Venezia, Galleria Reading room 3110 Dorsoduro.
Le due Personali di Simon Gaon aprono la strada ad un progetto il cui scopo è presentare al pubblico italiano la grandezza di questo artista già conosciuto e riconosciuto negli Stati Uniti d’America e in svariati paesi europei. Simon Gaon che viene definito Maestro Espressionista di Scuola Europea, di questa Scuola in epoca ormai lontana dalla sua genesi, ne rappresenta grandiosamente la maturazione e l’eccellenza.
“Essere o avere” e ancora, “spirito contro materia”, quasi uno slogan dell'intera corrente espressionista, sicuramente l’assunto, che qui nella Personale di SIMON GAON, “WIND OVER MATTER” si celebra come scelta e progetto da onorare.
Il progetto di manifestarsi artista autentico contro l'improntitudine del mondo, contro il main stream, per lasciarsi trasportare nella corrente impetuosa della creazione, unitamente al proprio spirito immutato, puro, tangibile.
Scavare Bellezza, tenendola così fissamente nello sguardo, da farla sprofondare lentamente in questa forma di vita che la esclude, se questa dell’Artista è la vera voce.
Se questa voce singolare e bistrattata dal mondo delle merci è l'unica che possiede.
Perché l’Artista si riconosce nell’insopprimibile tensione verso la salvezza del mondo, spettacolo manifesto del mistero di tanta bellezza da implodere nel cuore.
Espressionismo!
Annarita Rossi

COMUNICATO STAMPA
16 GENNAIO 2022
BIOGRAFIA
Testo critico di Marcello Chinca
Segnato più dal temperamento che da un’analisi estetica preliminare, lo stile pittorico di Simon Gaon, non offre nessuno spazio ad un rimescolamento edulcorato della verità, in cui anche le pennellate di colore, che pare confluiscano tutte assieme, rendono al tema affrontato, una caratura quasi iconoclasta, dando all’espressione pittorica un’immediatezza straordinaria.
È come se Simon nell’atto del dipingere si sottraesse a qualsiasi esitazione, abolendo il disegno preliminare, avviandosi verso una pittura d’ispirazione, eseguita di getto, operazione che sorprende, disorienta, come un responso cifrato, mai diretto, in cui il risultato che si erge vivido è sorgente in profondità come prodotto inconscio.
Tutto qui è trasmesso alla visione degli uomini come uno spazio colmo di vita, uno spazio di umanità rivisitato e giustificato e ciò anche nella perdizione delle strade notturne di New York, Amsterdam o Amburgo, nel bisogno di chi è costretto a lavorare di notte, nel mercimonio della prostituzione o dello spaccio, nell'indolenza rassegnata degli homeless.

Ogni angolo della Terra, ogni volto, ogni sembiante, che sia umano o animale, ha per lui la medesima importanza nel logos imperscrutabile del divino, ognuno possiede in sé la sua funzione nel Creato, ogni forma vivente, assorbita che sia dentro il dramma del vivere, s’impone al punto di congiunzione verso la Creazione ma al contempo quale sutura della sua incompiutezza, simbolo di fragilità, perciò il rappresentabile per Simon è sempre questione cruciale.

C’è in Gaon una certa affinità con l’espressionismo tedesco (ad esempio Kirchner e Nolde), con Kandinsky prima maniera, ma anche con gli Abstracts (Jasper Jones, De Kooning), per lo stesso senso di emergenza e allarme nella tela, per lo spessore della vernice e non di meno, per il movimento di colori che turbinano su e giù, imponendo uno spazio dinamico che circonda tutto ciò che respira. Ma i suoi riferimenti diretti sono certamente Van Gogh, Kokoschka e Soutine di cui è da sempre un'ammiratore fervente.

Vengono proposte ferrovie di New York, metropolitane o le Alpi austriache, immagini di gatti, cani, ritratti e autoritratti, fiori, ma ogni paesaggio, ogni natura morta, ogni figura vivente, si presenta come una forma che appare solo in modo transitorio, pronta ad andare oltre, evanescente come vapore, debole come un gatto inerme in autostrada. Salvaguardare questa forma alla testimonianza è esattamente ciò che si prefigge Simon Gaon: rendere visibile l’emarginato, il fuori casta, il mazzo di fiori, il paesaggio marino, per renderlo parte della storia, consacrarlo per sempre.
Ciò che emerge in generale dall'opera pittorica di Simon Gaon rilascia come un senso di precaria armonia, un’equilibrio instabile e momentaneo perché lo si possa percepire realmente confortante, rimane nella tela una sorta di minaccia che persiste in modo oscuro, che inquieta chi osserva, che lo interroga.
Questo artista eccelso, esprime nell’essenza: da una parte l’inquietudine dello scardinamento che è il vivere dentro un Mondo privo di fede e ideologie, allo stesso tempo: una volontà irriducibile e coriacea che prolifera il suo detto, che mai demorde, che davvero, incredibilmente, contro ogni pronostico, può governare le cose.
Aspetti che fanno assimilare Simon Gaon alla grande corrente del sogno americano, da Walt Whitman a Hermann Melville, come Henry David Thoreau, onore che fa di Simon uno dei protagonisti della pittura americana del XX e XI secolo.