Sezioni trasversali
Ciascuno degli artisti, nel rispettivo lavoro, ripensa l’ambiente, la struttura, la funzionalità, il pensiero e l’idea di architettura, concetto che viene declinato attraverso tecniche e materiali differenti, scelte orientate ad una sperimentazione dei media pittorico, fotografico e scultoreo.
Comunicato stampa
ACMA Centro Italiano di Architettura ospita nei propri spazi di Milano la mostra Sezioni trasversali 4x2+1 Archetipi visivi del paesaggio contemporaneo, progetto espositivo che vede protagonisti gli artisti Domenico Carella, Federico Guerri, Barbara La Ragione e Luca Piovaccari che, coerentemente con le scelte attuate nelle rispettive ricerche, affrontano un dialogo e un confronto con il tema architettonico.
Ciascuno degli artisti, infatti, nel rispettivo lavoro, ripensa l’ambiente, la struttura, la funzionalità, il pensiero e l’idea di architettura, concetto che viene declinato attraverso tecniche e materiali differenti, scelte orientate ad una sperimentazione dei media pittorico, fotografico e scultoreo. Tutte le opere suggellano una peculiare attitudine nel superare ogni convenzionalità formale e accademica, ripensando le rispettive tecniche in modo personale e puntuale, frutto di uno specifico linguaggio sviluppato dai singoli artisti nel corso degli anni.
Il contesto dell’artificialità degli ambienti umani, e delle relative costruzioni, si ri-legge nelle opere proposte attraverso un’indagine che insiste sul principio archetipale del progetto stesso che si definisce sempre con una dimensione di pensiero attenta a comprenderne e indagandone, tra realtà e immaginazione, sollecitudini, tensioni, immaginari secondo nuovi parametri e orientamenti.
Lo sviluppo architettonico si destituisce dalla sua dimensione tecnica per accedere alla complementarietà di originali visioni che, intrecciandosi e confrontandosi, muovono verso gli orizzonti di nuove estetiche e riflessioni, sono queste ad accompagnare lo sguardo alla percezione di letture che, con stimoli singolari, si generano in esperienze non abituali.
L’architettura viene riletta da Domenico Carella attraverso un’antica mappa di Milano, che nella rielaborazione subita per l’occasione diventa una sorta di fondale/struttura, un cortocircuito tra l’arcaicità della rappresentazione (e dei lunghi testi didascalici affiancatigli) e l’aspetto post-modernista dato dagli interventi gestuali dell’artista, che riconfigurano con due colori (oro e argento) la suddivisione degli spazi urbani.
Federico Guerri utilizza un segno scritturale essenziale impresso da un elemento grafico minimo ripetuto con il quale – quasi fossero immaginari mattoni – compone un reticolo costruttivo complesso ed elaborato. L’espansione progressiva del disegno che si genera apre alla definizione di ipotetiche architetture – simulacri di edifici antichi o avveniristici, ma anche di strutture desunte dalla natura – che si frappongono all’esperienza pittorica con cui si propongono sulle tele evanescenti mondi e ambienti provenienti da dimensioni sconosciute.
Per Barbara La Ragione, l’architettura è un’estensione della mente – e del corpo – dell’uomo, nasce come una sorta di copricapo o di apparato e si fonde con il corpo in un nuovo individuo figlio della seconda età delle macchine. L’uso del mezzo fotografico, unito ad un intervento di (s)montaggio e completamento accentua l’effetto di straniamento tra la “presenza” del volto e l’artificialità della rappresentazione architettonica.
Infine Luca Piovaccari ricorre a sua volta alla fotografia che, adeguandosi alla consolidata scelta dell’artista di stampare le proprie immagini su carte da lucido trasparente, va a definire una realtà che perde il proprio contenuto di concretezza e trasforma ogni presenza riportata in una suscettibile messa in prova della percezione. Ogni visione da lui proposta recepisce il senso di transitorietà tanto della fotografia quanto della tangibilità del reale che, nelle trasparenze, evidenza la sua friabile e impermanente bellezza. Tutto pare svanire e scomporsi, alleggerendo quell’idea di stabile solidità delle nostre certezze.
La mostra si completa di un catalogo pubblicato da Editore Gli Alberi con l’introduzione di Antonio Angelillo di ACMA e il testo critico di Matteo Galbiati e Kevin McManus.
Catalogo Editore Gli Alberi
testo introduttivo Antonio Angelillo
testi critici Matteo Galbiati e Kevin McManus
grafica Fabrizio Beneventi
stampa - Centro Grafico Foggia s.r.l.