Sabatino Cersosimo – Conversation Piece
Un corpus di lavori che rivela una duplice anima: una forte, con la parvenza industriale data dal metallo e accentuata dalle saldature, e una fragile, con la ruggine che pervade la pittura e suggerisce decadenza
Comunicato stampa
Un corpus di lavori che rivela una duplice anima: una forte, con la parvenza industriale data dal metallo e accentuata dalle saldature, e una fragile, con la ruggine che pervade la pittura e suggerisce decadenza.
Sono le opere della personale di Sabatino Cersosimo “Conversation Piece” esposte presso la Accesso Galleria di Pietrasanta dal 16 luglio al 21 agosto 2017. In mostra si ammirano oltre dieci lavori, di medie e grandi dimensioni, molti dei quali realizzati appositamente per questa occasione: lastre di acciaio su cui un sapiente uso del processo di ossidazione e della pittura a olio – a cavallo tra imprevedibilità e controllo – dà vita a soggetti colti in intime istantanee.
È il dialogo il filo conduttore della mostra, da cui il titolo “Conversation Piece”: le opere nel loro insieme compongono infatti un’ipotetica scena di conversazione, o – al contrario – di una sua mancanza, ponendo una riflessione sulla comunicabilità delle emozioni. Dialogo tra i soggetti del quadro, tra quadro e quadro, tra quadro e pubblico, tra mostra intera e osservatore: le scene di conversazione che affollavano le dimore dei collezionisti tra Settecento e Ottocento diventano qui esse stesse oggetto del discorso.
I soggetti di Cersosimo – da soli, in coppia o in piccoli gruppi – sembrano porsi in ascolto di qualcosa, parlano con qualcuno e coinvolgono lo spettatore nei loro dialoghi muti. Uomini e donne che lasciano solo immaginare i segreti e le parole che hanno detto, ascoltato e che ancora custodiscono. Nell’opera Un rifugio per anime solitarie (2016, olio e ossidazione su lastre d'acciaio saldate, 55x75 cm), per esempio, una donna di cui sono visibili solo il volto e le mani non toccati dal logorio della ruggine, punta lo sguardo verso un altrove ignoto e “si tocca quelle mani che sembrano muoversi impercettibilmente come quelle di un direttore d’orchestra per rivelarci come una sibilla le parole che sente mormorare là”, commenta Giulio Benatti, autore del testo critico che accompagna la mostra.
Il dialogo di Cersosimo è però anche formale e oscilla tra antico e moderno, classico e sperimentale, figurativo e astratto. La sua tecnica nasce da una fase di sperimentazione sui materiali avviata nel 2012: dopo aver dipinto per lungo tempo ad olio su tavole di legno, si lascia attrarre dall’aspetto riflettente dell’acciaio. Un piccolo “incidente”, una traccia di sudore trasformata dal tempo in un velo brunastro e rugginoso, suggerisce all’artista un nuovo elemento: l’acqua, capace di creare la figura attraverso il processo alchemico dell’ossidazione.
Da allora acqua, sale, pittura ad olio e altri elementi si alternano e si combinano su lastre di acciaio a volte singole, altre volte saldate insieme per formare opere di grandi dimensioni. L’ossidazione e la ruggine sottendono e circondano la pittura ad olio: ne risulta un dualismo che abbraccia il desiderio di sperimentare e astrarre da un lato, e quello di mantenere tavolozza e pennelli della pittura figurativa dall’altro. La tradizione e la volontà di esplorare nuovi territori convivono e dialogano, come pure dialogano, in queste opere, l’arte e l’uomo: perché l’arte, considerata eterna, se coperta da un velo di ruggine sembra sottostare a quella caducità che è tipicamente umana, e l’uomo viene di rimando reso eterno dall’opera d’arte.