Roberto Rebecchi – Danza d’amore tra Verona e Venezia

Informazioni Evento

Luogo
CHIESA DI SAN PIETRO IN MONASTERO
Via Giuseppe Garibaldi 3 (37121), Verona , Italia
Date
Dal al

Tutti i giorni h. 10-19

Vernissage
05/02/2016

ore 10

Patrocini

Società Belle Arti Verona, con il patrocinio della Provincia di Verona

Artisti
Roberto Rebecchi
Curatori
Susanna Rebecchi
Generi
arte contemporanea, personale
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Una retrospettiva di pittura e acqueforti.

Comunicato stampa

BREVI COMMENTI ALL’OPERA DI ROBERTO REBECCHI TRATTI DA VARIE PUBBLICAZIONI
Gente e paesaggi del Po
QUANTI ANNI sono che Roberto Rebecchi disegna, incide, dipinge, scolpisce l'immagine del grande fiume? Quanti anni sono che ne rappresenta la gente, i paesi, le abitudini? Almeno sin dagli anni in cui egli, dalla sua Sermide, aveva preso contatto coi giovani artisti e coi poeti che si riunivano intorno alla rivista che aveva in Corrente la sua testata. Erano quindi gli anni che precedevano appena di poco lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Coi pittori e gli scultori che, a Milano, si riconoscevano nel segno di Corrente, egli aveva più di una affinità, sia d'intenti e sia d'impegno morale. Per questo gli pareva naturale rifiutare ogni forma di sperimentalismo astratto per restare legato ai valori riscoperti negli uomini e nelle donne che vivevano e vivono nei paesi lungo le rive del Po.
Egli, intuitivamente, capiva che solo in una stretta adesione alla sostanza di tali valori poteva trovare il modo espressivo sicuro, il motivo giusto e adeguato di un'ispirazione vera, estranea cioè ad ogni forma di esibizionismo formale.
Ecco perché Rebecchi, senza il timore d'apparire provinciale, è sempre rimasto fedele alle proprie premesse, alla propria terra d'origine, respingendo come negative le facili proposte d'aggiornamenti alla moda. All' autenticità di se stesso, egli ha dunque sacrificato ogni altra ambizione, persuaso giustamente che, nell' arte, si deve soprattutto salvare la verità dei sentimenti. Ed è appunto quello che Rebecchi, dai tempi di Corrente ad oggi, ha fatto con testarda e illuminata coscienza. Guardo dunque l'itinerario delle sue opere, dei suoi disegni, delle sue incisioni, delle sue pitture e delle sue sculture, e m'accorgo che c'è indubbiamente un'esemplare continuità nel suo procedere, anche se, strada facendo, la qualità va crescendo con gli anni, e così la perizia, tecnica, l'accortezza nell'impostare le immagini e nel risolverle. C'è dunque un processo di approfondimento nel corso del suo lavoro, la garanzia che nasce dall' esperienza e dal conforto del proprio consenso interiore.
Non ho quindi dubbi che il particolare modo di raccontare le storie del Po, come Rebecchi sa fare con probità e trasparenza, avrà pure la capacità di convincere chiunque ne osserverà i dettagli, le finezze e ogni altro aspetto ugualmente persuasivo, come già da tanti anni io stesso ne sono stato persuaso.
MARIO DE MICHELI - Da IL PO acqueforti e bassorilievi in bronzo Milano, 2 agosto 1994

Roberto Rebecchi e il Po
QUANDO nel 1938 vidi e studiai per la prima volta le acqueforti di Roberto Rebecchi, scrissi così per la sua «Riva del Po» datata 1935: «chiara ed immateriale (e mai nelle piccole lastre di Rebecchi si potranno trovare non dico mezzi di trucco, ma neppure ricerche di facili effetti) così netta nei pochi segni che rendono trasparenti i quattro alberi leggeri e la curva sinuosa della riva coperta d'erba di teneri fili; acqua e cielo in delicato sottilissimo contatto occupano e ingrandiscono lo spazio...». C'era entusiasmo, ma anche certezza del suo valore di artista abile, sicuro, ricco di sensibilità umana e di umiltà poetica. E oggi, febbraio 1994, mentre ripercorro tutte queste quasi cento acqueforti che il Po gli ha ispirato, sorprendentemente e con gioia, vedo che la sua mano e l'occhio e l'animo (anche se c'è un distacco di più di trent'anni) la sua mano è rimasta sempre uguale, ferma, libera, sicura; pronta nell'incidere la lastra e con il disegno e la «composizione» far vivere l'immagine di un paesaggio che ha il grande fiume come ispiratore, come protagonista. Gli anni (e vanno dal 1971 al 1994) non hanno portato a nessuna debolezza; la freschezza del giovane è ancora intatta. E l'occhio ha ancora la stessa limpidezza e la stessa giustezza per misurare lo spazio e la luce: acqua, cielo, alberi, rive, case, oggetti. Più raramente vi compare l'uomo, ma quando c'è è stupendo, forte e la sua proporzione magnifica in confronto al paesaggio.
Ma è sempre il Po con tutta la sua bellezza, forza, vastità, poesia, che ha preso tutto lo spirito e il cuore di Roberto Rebecchi per cui non è facile scegliere o citare tra queste sue acqueforti, spesso «rinate» da uno dei suoi innumerevoli disegni che accompagnano continuamente l'attività e l'immaginazione dell'artista instancabile. Fin dalla prima intitolata: «Castelmassa - golena», è il vibrare lieve dei mille segni che ci colpisce immediatamente, i quali danno al paesaggio una luce chiarissima e una nettezza incredibile e un vibrare leggerissimo, in opposizione plastica alla massa oscura e intensa che si addensa nei piani diversi della «Ferrara - S. Giorgio» ferma ed immobile. L'acquaforte
«Bagnante sul Po» trasforma le «visioni» del 1936 in «realtà» viva, costruendo un magnifico nudo forte nel suo movimento ed essenziale sul paesaggio amplissimo che si allontana in una prospettiva lunghissima. Anche questa ariosa, aperta, luminosa in un curioso contrasto con la densità tutta ombrosa della «Argine del Po verso Felonica». Confrontiamo «La spiaggia» del 1936 con questa del 1975 e il tempo del distacco non pare certamente così lungo: c'è solo diversità nell'animazione dei bagnanti: in quella più recente più numerosi e in gruppi compositivi assai interessanti (se li isoliamo), ma la mano incide con la stessa freschezza e lucidità. Di una forza e semplicità magnifiche il

«Contadino del Po» disegnato con un segno profondo, rude e nel volto con una incisività, specie negli occhi vivissimi, quasi un ritratto.
Ma non credo di dover continuare, ripetendo aggettivi e concetti di lode e di meraviglia, eppure, anche se il «soggetto» o il «tema» è sempre lo stesso, quale varietà di impressioni, di grandiosità, di atmosfera, di movimento, di luce, di
«colore» perfino, vediamo continuamente anche solo scorrendo veloci queste pagine.
Per me ho segnato alcuni numeri dell'indice-codice come esempi più belli e più emozionanti: l'architettura scandita tutta illuminata del n. 300; la morbida ampiezza prospettica del n. 356; l'aria che circola tra gli alberi del n. 367; la calma tranquilla del n. 409; «La punta del bosco n. 2» (n. 439) ancora perfettamente uguale a quella del 1936; il forte e severo chiaroscuro del n. 522 e subito dopo la «trasparenza» di un estate piena di sole del n. 563; lo stesso sole che scalda .. l' «Uomo in riva al Po» (n. 570), protagonista di un paesaggio vastissimo fino a un orizzonte disegnato con la linea più sottile, leggerissima, al di là di poche macchie boschive; splendida nella sua essenzialità -quasi una
«punta secca» -il n. 808, che ha come un'eco nel n. 880; altra atmosfera, anche di moto, il n. 994, dove l' «isolotto» scivola leggero come una barca sull' acqua immensa del Po. E per finire il n. 1311 dove i contrasti di bianchi e di neri sono in un equilibrio straordinario e il cielo rispecchia il terreno e il terreno il cielo.
Ho allora ripreso in mano il libro di Lamberto Vitali: «L'incisione Italiana Moderna» (Hoepli, 1934), credo l'unico che ancora sintetizzi la «storia» di questa forma d'arte, come l'autore stesso precisa fin dalla prima pagina:
«l'incisione deve naturalmente essere giudicata come un'altra qualsiasi opera d'arte». Ho riguardato le foto del libro e ho letto i nomi degli artisti che il Vitali riporta come degni interpreti di quest'arte e mi è parso subito giusto e degno aggiungervi quello di Roberto Rebecchi che ha consacrato all'incisione e in particolare all'acquaforte tanta parte della sua vita, specie negli ultimi anni, purtroppo impedito nella sua più antica e primaria passione per la scultura, in un lavoro addirittura quasi giornaliero. Così che le più di 1300 acqueforti che egli ha inciso e stampato sono, da sole, una «storia» dell'incisione italiana dal 1935/36, a cui risalgono le prime dieci/dodici ad oggi 1994, quando ancora con costanza, semplicità e freschezza di mano e di fantasia, egli disegna e compone e incide e stampa e realizza artisticamente le sue lastre.
Sono, lo so, inutili i confronti (ma non i rapporti) e i «Paesaggi del Po» ordinati e scelti per questa pubblicazione, non sono mai inferiori artisticamente e poeticamente a quelli citati dal Vitali, sia alla tav. XIX di Gino Bozzetti o alla

XXIII di Boccioni e alla XXVII di Rosai o a quelle di Luigi Bartolini
(XXXVIII) e di Arturo Tosi (XLI). E le sue «fantasie» continuano, con altro spirito, quelle di De Chirico (tav. XLV) e di Campigli (XLVII), per diventare con le «irrazionali» e le «astratte» a un solo unico «segno» continuo (tra il 1990 o anche prima e il 1994) una «novità» assoluta nella «Storia dell'Incisione Italiana Moderna».
Ma non dimentico che Roberto Rebecchi ha voluto, prima di tutto, essere
«scultore» e quindi mi piace qui ricordare che la bellezza, la ricchezza, la varietà di questi 91 «Paesaggi del Po» trovano il loro «completamento plastico» di una emozionante potenza nei 14 paesaggi scolpiti con lo stesso soggetto tra il 1955 e il 1959 - aggiunti nel libro dopo che ho scritto l'articolo, anch'essi uguali di forza, di composizione, di sentimento amoroso e commosso per comunicarci alla fine la vera, grande poesia della natura.
E Mantova, Ferrara, Bologna, Verona devono non dimenticarsi della fatica e dell'arte di Roberto Rebecchi, perché a queste città (e non dimentico Venezia) egli ha dedicato, molto spesso più direttamente, il suo lavoro di scultore, di pittore, di incisore e ad esse egli dà onore, senza orgoglio ma con affetto umile, generoso, puro.
Mentre sto per concludere questo «saggio» mi viene da pensare che qualcuno forse dirà che ripeto troppo spesso che le acqueforti di Roberto Rebecchi sono sempre uguali nella «forma»: il segno, il chiaro scuro, il sentimento, l'emozione
- e invece voglio affermare e insistere che non sono mai monotone (neppure se ripete subito un soggetto, cercando allora altra luce, altro segno, altra piccola variante) e che nel confronto di quelle lontane nel tempo e della prima esperienza, quelle mostrano una certa timidità e qualche incertezza anche nel disegno o nella composizione, specialmente se guardiamo altri «temi» al di là dell'amato paesaggio; queste invece degli ultimi anni, fervidi di lavoro continuo, rivelano sicuramente un progresso, una nuova sicurezza, una nuova forza; la sua autonomia, la sua libertà, ancor più, la sua inventiva, seppure in questo libro non esemplificata quando Rebecchi prova e trova soluzioni tecniche personalissime, perfino rovesciando (se posso dire così) la stampa per ottenere un fondo nero e il disegno in bianco, per cui questa lastra «a rovescio» diventa addirittura non solo più simpatica ma più bella di quella stampata al modo tradizionale.
Per questo quello che scrissi per una mostra a Venezia nel 1979 voglio ripeterlo ancora a commento di questo breve studio critico sulle «Acqueforti del Po» di Roberto Rebecchi, tanto mi aveva colpito l'osservazione del Foscolo che

leggeva il Petrarca. Il giovane poeta si meravigliava e si commuoveva di come il vecchio poeta, anche a tanti anni di distanza dal 6 aprile 1327, scrivendo sempre di Laura, rivelasse la stessa freschezza d'animo e di parole, la stessa emozione interiore, la stessa gioia e lo stesso timore, la stessa dolcezza e la stessa musicalità di quel primo giorno del suo innamoramento. Allo stesso modo vive e rinnova la poesia del suo fiume Roberto Rebecchi bellissima e commovente poesia, perché nata dall' amore e del mestiere e della natura.
Dall'amore di Dio.
GIGI SCARPA Aix-en-Provence, marzo-aprile 1994 -Da IL PO acqueforti e bassorilievi in bronzo

Bassorilievi del Po

...Ecco l'odore freddo di fiume venire su dal margine dove gridano vaste schiume RAOUL D'ALBERTO

Nel presentare la serie completa in bronzo dei suoi «Paesaggi sul Po», Roberto Rebecchi vuole sottolineare la sua fedeltà al mondo fra Sermide e Castelmassa ov'è a lungo vissuto, e riafferma di riconoscersi integralmente in quella esperienza, che ha preso l'avvio dalla grande commozione dopo la tremenda rotta di Occhiobello nel 1951.
Giova dire subito che non è la rotta il tema dominante; e non lo è nemmeno la ricostruzione, anche se spesso dominano nel paesaggio le strutture, i macchi- nari, gli automezzi, le barche della grande impresa del '51-'52.
Ciò che interessa Rebecchi è l'affascinante, disadorna, distesa orizzontalità della bassa padana; un paesaggio segnato da due elementi fondamentali, il fluire del vasto fiume e lo stormire leggero dei filari di pioppi lungo gli argini, cui si contrappongono talora semplici strutture, come presenze dell' opera dell'uomo.
È la visualizzazione di quell' amore per la realtà anti-graziosa, anti-romantica, anti-classista che è stata parte del movimento moderno tra il '30 e il '50, e del
«primitivismo» ad esso legato.
È da ricordare che proprio agli anni trenta risale la formazione di Roberto Re- becchi; i suoi esordi sono, se non erro, le puntesecche, i disegni, le acqueforti pubblicate su «La Pagina Letteraria» del Corriere Padano di Ferrara, 1936-40; su Corrente e nell'edizione d'arte curata da Gigi Scarpa intitolata «Roberto Rebecchi -Acqueforti e disegni» (Sorteni, Venezia 1939).
Non era un primitivismo alla preraffaellita, ma piuttosto un ritorno alla sinteticità del disegno e alle semplificazioni dei gesti dell'uomo e delle forme della ' natura del periodo dell' arte più amato allora, che andava da Giotto a Masaccio. Con il pudico candore di quel modo di dipingere e di disegnare,

Rebecchi guarda al grande paesaggio fluviale padano, e modella i suoi bassorilievi in creta, quasi tavolette in cera di scrittura minuta e ritmica, che il bronzo fisserà ma non irrigidirà poi nella fusione. Ma all'occhio critico attento non sfuggirà che a quella scelta figurativa insolita (Gigi Scarpa sottolineava nel 1958 che «un paesaggio scolpito -autonomo - non ha precedenti»), corrispondeva, proprio per l'acuta volontà di esprimersi nella cifra del primitivismo moderno, una soluzione stilistica schiettamente nuova, aperta in direzione di esperienze anche più giovani e recenti. Si pensi a quanto spesso nell' arte anche degli ultimi anni, ricorra quel segno come di pettine che sommuove la materia, quel ricorso all'iterazione di forme minute e semplici, quell'amore per la texture e il materico che traspare con vigore e spontaneità in tutte queste formelle in bronzo che restano il contributo più originale e schietto, nella sua umiltà, di Roberto Rebecchi all' arte del suo tempo.
LICISCO MAGAGNATO

Verona, 4 aprile 1977
Da Presentazione alla Mostra Personale di Castion Veronese - Villa Pellegrini -Ottobre 1977. Pubblicata anche su Vita Veronese, n. 9-10, 1977

NOTE SULL'ARTISTA

Biografia
Roberto Rebecchi è nato a San Felice sul Panaro (MO) il 15 maggio 1911. Residente a Sermide (MN) dal 1913. Ha iniziato i suoi studi artistici all' Accademia «Cignaroli» di Verona. Conseguita la maturità artistica si è iscritto al corso di scultura presso la R. Accademia di BB.AA. di Venezia, dove insegnava il Prof. Eugenio Bellotto; si è successivamente trasferito a quella di Bologna dove insegnava il prof. Ercole Drei, ed ivi si è diplomato. Durante questo periodo ha frequentato le lezioni di incisione del Prof. Giorgio Morandi e, all'Università, quelle di Storia dell' Arte del Prof. Roberto Longhi. Terminata l'Accademia si è iscritto ed ha frequentato l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, interrompendo poi gli studi a causa della guerra 1940/45.

Dal 1937 al 1945 - eccettuati brevi periodi di intervallo - ha prestato servizio militare di leva al Corso Allievi Ufficiali di Cpl. dell'Aquila e servizio di prima nomina a Venezia e, successivamente, come richiamato e mobilitato, ha partecipato alle operazioni di guerra in madrepatria (Calabria) e dopo, alla guerra di liberazione con gli alleati sui vari fronti: da Crotone alla Linea Gotica col grado di Tenente, Comandante della 4a Cpg. del 556° Btg. Costiero, meritandosi la Croce al merito di guerra.

Al ritorno dalla guerra, a fine maggio 1945, ha trovato totalmente distrutta (ben 36 crateri di bombe) la casa dove abitava con la famiglia a Sermide (MN) sulla riva destra del Po, il

fiume che troviamo in tanta parte della sua attività artistica.
Ha operato dal 1945 nel campo scolastico, come insegnante di disegno tecnico e come Direttore della Scuola Sec. Statale di Avviamento Professionale «Virgilio» di Sermide. Dal 1955 al 1968 è stato Direttore dell'Istituto Statale d'Arte di Castelmassa (RO) e dal 1968 al 1974 dell'Istituto Statale d'Arte «Nani» di Verona. Come riconoscimento della sua attività didattica gli è stato conferito, dal Ministro della P. I. nel 1968, il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana.

Ha vinto il Premio Ministero della Pubblica Istruzione per la Scultura nel 1953 con il bronzetto «Atleta in riposo».
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha acquisito nel 1953, alla Mostra Nazionale «E.
A. 53», la «Madonna dei Contadini» -bassorilievo.

A ricordo della sua Mostra Personale alla Villa Pellegrini nel 1977 a Castion Veronese il Comune gli ha conferito la «Medaglia d'argento».
L'Amministrazione Provinciale di Verona, in occasione della sua Mostra Personale alla Galleria S. Stefano di Venezia nel 1979 gli ha conferito, per meriti artistici, la «Medaglia della Provincia»

Dal 1932 ha partecipato con sculture, dipinti, disegni, acqueforti a molte esposizioni collettive d'arte nelle seguenti località: Asolo, Bagnacavallo, Bettona, Bologna, Castelmassa, Castion Veronese, Ferrara, Firenze, Gubbio, Mantova, Mesola, Mestre, Milano, Napoli, Novara, Padova, Palermo, Pontelagoscuro, Quistello, Revere, Roma, Rovereto, Savona, San Remo, Sermide, Suzzara, Trieste, Venezia, Verona.

Le sue opere si trovano in chiese, collezioni pubbliche e private, ecc.:

Venezia: Basilica di S. Marco, Chiesa della Pietà, Galleria del Seminario Patriarcale, Convento Clausura Suore Bianche del Lido -
Sermide: Chiesa parrocchiale, Villa Conte Magnaguti - Roma: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero P.I. -
Brescia: Villaggio Badia: Monumento ai Caduti di tutte le guerre. - Como: Salesianum -
Aix-en- Provence -Ancona -Bettona -Bologna -Brescia -Budoia -Castelmassa -Castion Veronese -Città del Vaticano -Cornillon-Confoux (F) -Falconara Alta -Ferrara -Firenze - Imperia - Isola della Scala -Lido di Venezia- Mantova -Mesola -Milano -Montalto Marche - Napoli -Parigi -Parma -Ripatrasone -Roma - Rovereto -Sermide -Tortona -Trento -U.S.A. - Venezia -Venezuela -Verona.
Muore a Verona il 4 giugno 1997.

PRINCIPALI COLLETTIVE
- XXIIIa Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, 1942
- Sermide 1946 la Mostra Artisti Sermidesi (Sculture, dipinti, acqueforti)
- Sermide 1947 2a Mostra Artisti Sermidesi (Sculture, dipinti, acqueforti)
- EA 53 -Roma -Mostra delle arti figurative, 1953 (invitato)
- Novara 1959 4a Internazionale d'Arte Sacra (Sculture -Invitato)
- VIlla Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, 1959/60
- Bettona 1977 Premio Bettona 10 Maggio 1977 (Sculture, acqueforti -Invitato)
- «Il Po padre e padrone» 1991 Palazzo Ducale Revere (MN)
- «La Scultura Italiana del primo Novecento» - Mesola 1992 e successivamente a Savona Fortezza

del Priamàr e Roma Palazzo Braschi 1993.
- «Il Po del ‘900: arte cinema e letteratura» - Castello Estensa di Mesola 1995 - XVIa Biennale Internazionale del bronzetto – Padova 1995
- «Il segno inciso» incisione mantovana del ‘900 – pinacoteca di Quistello 1997

- «Il Po in controluce, arte padana, alluvione e dintorni» - Complesso degli Olivetani a Rovigo 2001

MOSTRE PERSONALI
- Firenze 1945 R. Accademia di BB. AA. (12 bronzi, ritratti eseguiti durante la guerra)
- Mantova 1946 Galleria del Pioppo (Sculture, dipinti, acqueforti)
- Venezia 1948 Opera Bevilacqua La Masa (Antologica con 36 sculture)
- Venezia 1958 Galleria San Vidal (Sculture, bassorilievi del Po). Allestimento Arch. Carlo Scarpa - Castion V.se 1977 Villa Pellegrini (Sculture, acqueforti)

- Rovereto 1977/78 Hotel Rovereto (Sculture, acqueforti)
- Venezia 1979 Galleria S. Stefano (Acqueforti)
- Sermide 1981 Palazzo Municipale (Sculture, acqueforti)
- Verona 1984 Galleria Campidoglio (Sculture, acqueforti)
- Milano 1986 Fondazione Corrente «Sculture, acqueforti anni' 30»
- Felonica: 1990 Centro Culturale Polivalente «Cesare Zavattini» (Sculture, oli, acqueforti - Antologica) - Milano 1991 Fondazione Corrente «Dipinti anni '30», (oli)

- Ferrara 1998 Chiesa di S. Romano - (Sculture, oli, acqueforti -Antologica)
- Sermide villa Schiavi - giugno 2007 (Sculture, oli, acqueforti)
- Cà Cornera – Porto Viro Rovigo – ottobre/novembre 2007 (Sculture, oli, acqueforti)
- Palazzo Ducale - Revere Mantova – ottobre/novembre 2007 (Sculture, oli, acqueforti)

L’OPERA ARTISTICA
Incisioni

Rebecchi ha inciso e stampato personalmente, in pochi esemplari (10-12 p.a. -eccettuate 3 cartelle) i seguenti soggetti:
Paesaggi del Po - Venezia - Verona - Altri paesi - Soggetti Sacri - Animali - Danze e ritmi - Nature morte - Irrazionale e astratte - Figure per un totale di 1421 incisioni.

Quadri

Dipinti a olio: paesaggi, nature morte, ritratti e figure – circa 600

Sculture

Ritratti, figure arte sacra, bassorilievi – circa 100

Disegni

Paesaggi, nature morte, ritratti e figure – circa 5000

LIBRI, GIORNALI E RIVISTE CON RIPRODUZIONI DI SUE OPERE

FERNANDO VILLANI, Sermide attraverso i secoli, Sermide, 1966
PINO RUFFO, Trittico poesie con acqueforti di Roberto Rebecchi, Verona, 1985
PINO RUFFO, La tradotta dei senza patria con acqueforti di Roberto Rebecchi, Verona, 1987 FRANCO GIOVANELLI, La ricchezza che cresce, poesie con acqueforti di Roberto Rebecchi, Milano, 1993
BOLOGNA: L'Avvenire d'Italia, Il Resto del Carlino; BRESCIA: Humanitas; 1957;
FIRENZE: Il Ponte, 1945;
FIUME: Termini, 1937;
MANTOVA: La Voce di Mantova, La Gazzetta di Mantova, Archivio, Album; MILANO: Corrente, Dicembre 1938, Qui Touring, giugno 1984;
PADOVA: Arte triveneta, n° 16 e n° 34;
ROMA: Azione Fucina, Coscienza, La Scuola e l'Uomo, Il Notiziario d'Arte, Voce del Sud; SERMIDE: La Torre, 1945, Sermidiana, 1991; 1992; 1993; 1994;
VENEZIA: Il Gazzettino, Corriere Veneto, Il Giornale delle Venezie, Minosse, Il Diario, Gente Veneta; VERONA: L'Arena, Vita Veronese, Inventario n. 3 (1981) -n° 15 (1985) -n° 18 (1986).
È importante la sua collaborazione con il gruppo letterario di Bologna (Arcangeli, Bassani, Bertolucci, Frassinetti, Giovanelli, Rinaldi, Vegliani, ecc.) alla Pagina Letteraria del Corriere Padano di Ferrara - 1936-1940 -Tutto Ferrara -Novembre 1991.