Risarcimenti. Storie di vita e di attesa
narra di eroi del quotidiano. Racconti intimi, storie di vite estreme e di disagio sono raccolti in un percorso espositivo assolutamente unico che offre al visitatore un’esperienza culturale multidisciplinare. In esposizione una curiosa collezione di documenti personali: 600 bigliettini, 500 scatole, 40 valigie con diversi contenuti, 20 cuscini, 11 storie di vita in video (e le relative trascrizioni), 11 ritratti fotografici.
Comunicato stampa
Alla Sala Santa Rita dal 13 al 26 luglio 2012 in programma Risarcimenti. Storie di vita e di attesa una mostra che narra di eroi del quotidiano. Racconti intimi, storie di vite estreme e di disagio sono raccolti in un percorso espositivo assolutamente unico che offre al visitatore un'esperienza culturale multidisciplinare frutto di una ricerca etnografica che ha messo in relazione gli studenti della Facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza Università di Roma e gli ospiti dell'Esercito della Salvezza di Roma.
In esposizione una curiosa collezione di documenti personali: 600 bigliettini, 500 scatole, 40 valigie con diversi contenuti, 20 cuscini, 11 storie di vita in video (e le relative trascrizioni), 11 ritratti fotografici.
Si può accostare all'idea di "danno" l'ingiusta sofferenza di patire drammi, soffocare aspirazioni, negare sogni, attendere invano doni? E si può immaginare che un risarcimento non equivalga solo a un indennizzo economico, ma possa significare riconoscimento culturale?
Il fulcro dell'installazione sono i doni attesi, espressi in centinaia di bigliettini chiusi in altrettante scatole di latta che i visitatori possono toccare e aprire: a questi piccoli foglietti gli studenti e gli ospiti dell'Esercito della Salvezza hanno consegnato desideri, richieste di risarcimento, aspirazioni per non dover vivere di rimpianti.
Ma i veri protagonisti sono alcuni ospiti dell'Esercito della Salvezza, che raccontano le loro storie in 11 autobiografie filmate e nei ritratti fotografici densi e sfuggenti realizzati da Federico Mozzano.
Tutto intorno, valigie consumate nel passare di mano in mano oppure immobili, ferme nelle cantine umide ad aspettare il viaggio che non arriva, a desiderare di partire verso una patria elettiva dove potersi finalmente riconoscere, accolgono bigliettini e paesaggi dell'anima in miniatura, mentre cuscini sospesi racchiudono impronte di volti e biglietti segreti, narrando di notti vissute e immaginate, di sogni lieti e agitati.
La realizzazione delle microinstallazioni - spesso improntate ad un gusto ironico e autoironico - è affidata ad un laboratorio composto da ospiti dell'Esercito della Salvezza e studenti universitari di Psicologia.
Questa installazione etnografica è concepita in una stretta relazione concettuale con lo spazio della ex chiesa di Santa Rita che la ospita. Un luogo, originariamente deputato a dare asilo ai poveri e ad elevare al cielo le richieste di riscatto dalle sofferenze, oggi ospita un'esperienza in cui il visitatore è chiamato ad interagire con oggetti e immagini d'affezione, nella convinzione che dare visibilità e riconoscimento ai propri desideri, a storie oscurate significhi espandere per tutti i confini della conoscenza e dell'immaginazione del possibile.