Quando non aveva nome il Cielo
La mostra “Quando non aveva nome il Cielo” nasce dalla collaborazione tra due gallerie, Galleria Francesco Pantaleone (Palermo/Milano) e Laveronica arte contemporanea (Modica).
Comunicato stampa
Quando non aveva nome il Cielo
When The Sky Had No Name
Casa Balat
Testa dell’Acqua, Noto
opening 26 Luglio 2020 ore 17:30
Stefano Arienti, Per Barclay, Francesco De Grandi, Flavio Favelli, Stefania Galegati, Igor Grubic, Alejandra Hernández, John Kleckner, Loredana Longo, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, John Maybury & Arthur Gillet, Eva Marisaldi, Concetta Modica, Liliana Moro, Ignazio Mortellaro, Moira Ricci.
Il titolo della mostra è liberamente tratto da un antico testo cosmologico:
«Quando in alto non aveva nome il Cielo, quando in basso non aveva nome la Terra [...] Quando i giuncheti non erano ancora fitti né i canneti visibili; quando nessun dio era ancora apparso né aveva ricevuto alcun nome, né subito alcun destino...»
Tra le più antiche cosmologie è da annoverare quella assiro babilonese descritta nel poema, appartenente alla biblioteca del re Assurbanipal (VII secolo a.C.), riportato in sette tavolette d'argilla ritrovate negli scavi di Ninive. Questo testo, copia di un'opera più antica databile al 1100 a.C., porta il titolo, che riprende le prime parole con cui inizia, di Enuma Elish.
La cosmologia (dal greco antico κόσμος, kósmos, 'ordine', e λόγος, lógos, 'discorso') è una branca della filosofia che studia la struttura materiale e le leggi che regolano l'universo concepito come un insieme ordinato. L'etimologia conferma questa definizione nel senso che kòsmos, il cosmo in lingua greca antica, è un termine fin dalle origini riferito all'ordine, in particolare a quello legato all'armonia geometrica ed estetica. (cit. Wikipedia)
Lo spirito con cui è stata pensata la mostra è proprio cosmologico, cioè interessato ai processi continui che armonizzano lo spazio, il tempo e la materia e non all’origine o a possibili fini ultime a cui invece la cosmogonia fisica e teologica cercano di dare risposta.
La storia di Casa Balat è quella di due fratelli, Ignazio e Luca Mortellaro, che decidono di acquistare e restaurare una vecchia casa nella campagna tra Noto e Palazzolo Acreide (entrambe città Patrimonio dell’Unesco e tesori del Barocco) nella località di Testa dell’Acqua, vicino Castelluccio, il più antico insediamento umano in Sicilia. Hanno pensato ad una casa energicamente indipendente che sfrutta la geotermia e il solare in un’ottica di sostenibilità e rispetto dell’ambiente. Invitano altri amici a spostarsi in questa zona per costruire una comunità attiva e rispettosa del territorio.
Il desiderio è di creare un luogo per la condivisione dell’Arte e della Musica, e in generale di ritagliare nel tempo uno spazio per la riflessione su forme diverse di vita, stimolando il dialogo in un contesto naturale ospitando artisti, agricoltori, critici, curatori, filosofi, scienziati e pensatori in generale.
Domenica 26 luglio si materializza il sogno condiviso con la mostra “Quando non aveva nome il Cielo” nata dalla collaborazione tra due gallerie, Galleria Francesco Pantaleone (Palermo/Milano) e Laveronica arte contemporanea (Modica), che vede coinvolti amici artisti di incredibile talento, e della Musica con il magico Sound Bath di Luca Mortellaro che ci ricorderà come si accompagna il respiro con le vibrazioni dei metalli, con il sognante live set di musica ambient di Emiliano Pennisi e infine il set sperimentale di Nunzio Borino. Il critico Antonio Grulli e la scrittrice e curatrice Izabela Anna Morenstimoleranno un dialogo informale sul perché di questa iniziativa. Le nostre due Muse, Euterpe e Tersicore, celebreranno il convivio con il vino realizzato con amore da Planeta Winery nella vicina contrada Buonivini.
Sarà una notte magica in cui la presenza di tanti amici arrivati da vicino e da lontano non farà altro che dichiarare la passione per la libertà che contraddistingue questa comunità e di continuare a immaginare e costruire luoghi come questo.