Producing Censorship

La mostra riflette ed interviene sulle condizioni di produzione dell’informazione, mettendo in risalto l’apparato del potere e la sua relazione con le nuove forme di censura. Le specifiche strategie estetiche utilizzate dagli artisti dialogano con il “medium del messaggio” e presentano modi straordinari ed alternativi di vedere la comunicazione e comprenderne il significato.

Comunicato stampa

Le prima delle due mostre che esplorano le forme di censura iaugura a Milano all’interno degli spazi della Fabbrica del Vapore. Curato da Aria Spinelli e Jason Waite l’esposizione è la terza mostra a tema organizzata da Celeste Network per gli artisti iscritti al network, e segue quelle di Expectations Berlino e New York (2010); Dependtendency Venezia (2009).

La mostra riflette ed interviene sulle condizioni di produzione dell’informazione, mettendo in risalto l’apparato del potere e la sua relazione con le nuove forme di censura. Le specifiche strategie estetiche utilizzate dagli artisti dialogano con il “medium del messaggio” e presentano modi straordinari ed alternativi di vedere la comunicazione e comprenderne il significato.

Il catalogo pubblicato da ZeL Edizioni include un saggio dell’artista e teorica Hito Steyerl e i testi critici dei curatori. La seconda parte della mostra sarà tenuta a New York all’interno degli spazi espositivi di Invisible Dog Art Center a Brooklyn a Novembre.

Mostre:
Milano 15-29 settembre
Fabbrica del Vapore, Sala delle Colonne, via Procaccini 4
Inaugurazione 15 settembre ore 18,30

New York 11-13 novembre
The Invisible Dog Art Center, 51 Bergen Street, Brooklyn
Inaugurazione 11 novembre, ore 18
Producing Censorship Introduzione

In un momento di continua diffusione dei mezzi di visibilità e di aumento della velocità dei sistemi informativi, c’è un sentito bisogno di riesaminare la discorsività attorno al concetto di censura come forma di limitazione o di redazione. Anche se vari governi, imprese, media e istituzioni culturali perseguono, col fine di influenzare l'opinione pubblica, una forma di censura tradizionale intesa come “negazione”, le agglomerazioni di potere - che sono sempre più fitte- oggi si focalizzano maggiormente sull’aumento e potenziamento dell'accumulo nella comunicazione e assumono un approccio proattivo nei confronti dell’elaborazione dell’informazione.

La trasformazione in atto della censura è caratterizzata da una molteplicità di meccanismi, tra cui l'accelerazione, la ripetizione, la produzione d’immagini, il raggiramento e la selezione del punto di vista sugli eventi, che hanno tutti contribuito alla riflessione sul concetto di censura come mezzo di produzione. Il prodotto finale di questi processi inonda la complessa rete d’informazioni con dati, racconti e immagini che, in ultima analisi, rendono instabile il rapporto tra verità e finzione.
Come rileva l’artista e teorica Hito Steyerl: "Un fatto è qualcosa che è costruito."

La censura come mezzo di produzione è un concetto incorporato anche nell’etimologia della parola stessa. Il censore non è solo chi registra e giudica, ma la sua denominazione deriva dalla radice antica “kans”: “parlare solennemente, annunciare”. La posizione del censore, cioè una figura che in qualche modo è fautrice di una retorica, è dunque attiva, e assume una maggiore rilevanza nel contesto contemporaneo della comunicazione diretta. Per “annunciare” s’intende “mettere in moto un processo di verifica“, un concetto che è in qualche modo simile alle delucidazioni sull’argomento di Michel Foucault. Nei suoi scritti, infatti, la verità non è vista come un monolite, ma piuttosto come "un sistema di ordinate procedure per la produzione, la regolazione, la distribuzione, la circolazione e il funzionamento delle dichiarazioni". Se la verità è dunque un complesso sistema di produzione e diffusione, essa deve essere affiancata da sistemi di potere, gli unici capaci di sostenerla e trasmetterla. Foucault vede questo rapporto come interdipendente: “La verità è legata in un rapporto circolare sia ai sistemi di potere, che la producono e la sostengono, sia agli effetti di potere, che la inducono e la estendono.” “Un regime di verità". Pertanto non è sufficiente essere in grado di parlare, ma piuttosto ciò che è detto deve essere sostenuto e potenziato. Allo stesso modo ciò che è visto deve essere riprodotto e distribuito, ed è all'interno di questo processo che l'artista ha un’immensa possibilità d’azione.

Per vedere le opere selezionate: http://premioceleste.it/censorship/

Press contact:
Silvia Li Pira
Celeste Network
www.celesteprize.com
[email protected]
Tel: +39 0577 939425

Le opere in mostra a Milano
auroraMeccanica - Lettere dal Ministero della Verita'
Julia Winter - Pravda
Amit Berlowitz - What should we dream of
minimum - mirror mirror
Christian Varsi - The Braille Photography
simona barbagallo - Un sogno ipertrofico
Elena Monti - Mirror's Cover
Giuseppe Mendolia Calella - URL per un Don Giovanni
Ernesto Magro - La verità è la versione più accreditata
Claudio Allia - Remote Control

Le opere in mostra New York
Levente Sulyok - All the Paranoid Monoliths
Stefano Butturini - Filicudi - The Other Side
Petra Valdimarsdottir - Come & Go - Deathrow 1982
Daniel Abad - Diary of Dreams: May 15, 2011
Slyvia Reitzema - Censored World
Asli Cavusoglu - 191/205
Sara Rossi - college 10
ChunTeng Chu - "How kind of you to let me come - My Fair Lady Series no. 3"
Andras Calamandrei - Alert not Alarm
Andre' Feliciano - Photographic Sunflower Field