Prix Pictet – Hope

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE SOZZANI
Via Enrico Tazzoli, 3, Milano, MI, Italia
Date
Dal al

da domenica 7 a domenica 28 novembre 2021
Tutti i giorni, ore 10.30 – 19.30
Intero € 6.00 Ridotto € 3.00 (6-­‐26 anni)
prenotazioni sul sito www.fondazionesozzani.org

Vernissage
07/11/2021

ore 15

Generi
arte contemporanea, collettiva
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La Fondazione Sozzani presenta HOPE la mostra dei vincitori selezionati dal Prix Pictet, il premio mondiale
più importante per il tema della sostenibilità nella fotografia.

Comunicato stampa

La Fondazione Sozzani presenta HOPE la mostra dei vincitori selezionati dal Prix Pictet, il premio mondiale
più importante per il tema della sostenibilità nella fotografia. Fondato nel 2008 dalla banca svizzera Pictet,
il Prix Pictet promuove l’attenzione sui problemi legati a sostenibilità, ambiente e uomo, attraverso la
fotografia professionale.

HOPE -­‐ Speranza è il titolo scelto per l’ottava edizione del premio, suggerito da Kofi Annan, segretario
generale dell’ONU e già presidente del Prix Pictet nel 2017 e da Sir David King, che tuttora presiede la
giuria. Tra i 600 fotografi professionisti selezionati in tutto il mondo, dodici sono i vincitori finalisti con una
selezione di circa 100 fotografie presenti a Milano. Premiata al festival Les Rencontres d’Arles e alla
cerimonia di premiazione presso il Victoria and Albert Museum nel 2019, la vincitrice di Prix Pictet HOPE è
stata la fotografa Ivoriana Joana Choumali, con la serie “Ça va aller” (Andrà bene).

La giuria era formata da Sir David King, ex Special Representative for Climate Change del governo
britannico (presidente di giuria); Duncan Forbes, V&A Museum Head of Photography; Richard Mosse,
vincitore del Prix Pictet edizione SPACE; Philippe Bertherat, membro del Sotheby’s International Council;
Jan Dalley, Financial Times Arts Editor; Herminia Ibarra, Charles Handy Professor of Organisational
Behaviour, London Business School; Jeff Rosenheim, Curator in Charge, sezione fotografia, The
Metropolitan Museum of Art, New York e lKazuyo Sejima, Co-­‐fondatrice di SANAA, studio vincitore del
Pritzker Architecture Prize.

Tra i dodici vincitori finalisti vincitori, oltre a Joana Choumali, Shahidul Alam dal Bangladesh con la serie
“She smiles”, Margaret Courtney-­‐Clarke dalla Namibia con la serie “Cry Sadness into the Coming Rain”
piangi di tristezza nella pioggia), Rena Effendi dall’Azerbaijan per la serie “Transylvania: Built on Grass”,
Lucas Foglia dagli Stati Uniti con la serie “Human Nature”, Janelle Lynch dagli Stati Uniti “Another Way of
Looking at Love”, Gideon Mendel dal Sudafrica con la serie “Damage: A Testament of Faded Memory”,
Ivor Prickett dall’Irlanda con la serie “End of Caliphate”, Robin Rhode dal Sudafrica con “RYB”, Awoiska
van der Molen dai Paesi Bassi con la serie “Am schwarzen Himmelsrund”/nel paradiso nero”, Alexia
Webster dal Sudafrica con “Street Studios”.

Questa è la 100a mostra del premio che prevede un tour mondiale in oltre 40 città del mondo,
da New York a Tokyo, da Dublino a Milano. Nel 2011 la Fondazione Sozzani aveva ospitato a Milano
l’edizione dedicata alla crescita ambientale GROWTH e dieci anni dopo riprende la collaborazione con
un’edizione fortemente emblematica dedicata alla speranza: HOPE.

Fondazione Sozzani
La Fondazione Sozzani è un’istituzione culturale costituita a Milano da Carla Sozzani nel 2016 per la promozione
della fotografia, della cultura, della moda e delle arti. La Fondazione ha assunto il patronato della Galleria Carla
Sozzani e intende proseguire il percorso dell’importante funzione pubblica che la galleria svolge dal 1990.

Corso Como 10 – 20154 Milano, Italia
Tel +39 02 29004177 fax +39 02 29004080
[email protected]
www.fondazionesozzani.org

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Biografie

JOANA KOUMALI (Costa D’avorio, 1974) vincitrice di questa edizione del Prix Pictet HOPE, prima di intraprendere la
carriera di fotografa, Choumali ha studiato arti grafiche a Casablanca (Marocco), ed è stata direttrice artistica di
un’agenzia pubblicitaria. Nel 2014, Choumali ha vinto il premio CAP per la fotografia africana contemporanea e il
premio Lens Culture per i talenti emergenti. In Sudafrica nel 2016 è stata insignita del Magnum Foundation
Emergency Grant e del Fourthwall Books Photobook Award. I suoi lavori sono stati pubblicati da grandi testate
internazionali, tra cui CNN, The New York Times, Le Monde, The Guardian, The Huffington Post, La Stampa. Nel 2016
ha pubblicato a Johannesburg il volume Hââbré.
SHAHIDUL ALAM (Bangladesh, 1955) fotografo, scrittore, curatore e attivista per i diritti umani, Alam ha conseguito
un dottorato in Chimica presso l’Università di Londra prima di dedicarsi alla fotografia. Alam ha ricoperto la carica di
Presidente della Bangladesh Photographic Society per tre mandati. Pioniere dei nuovi media, a lui si deve
l’introduzione della posta elettronica in Bangladesh, agli inizi degli anni ‘90. Nominato da Time tra le “Persone
dell’anno” del 2018, Alam ha scritto e curato diverse pubblicazioni tra cui My Journey as a Witness (2011). Visiting
professor presso la Sunderland University e membro onorario della Royal Photographic Society, nel 2020 è stato
insignito dell’International Press Freedom Award dal Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ).
MARGARET COURTNEY-­‐CLARKE (Namibia, 1949) ha studiato arte e fotografia in Sudafrica e ha trascorso gli ultimi
quarant’anni lavorando come fotografa in Italia, negli Stati Uniti e nel continente africano. Nel 1979 viene dichiarata
“persona non grata” in base alle leggi dell’apartheid e rinuncia alla cittadinanza sudafricana. Nel corso della sua
carriera, Courtney-­‐Clarke segue in Africa alcuni progetti mirati a documentare l’identità femminile. Si è distinta
nell’ambito ei premi Deutscher Fotobuchpreis, Kraszna-­‐Krausz Book Award (nella selezione preliminare), PDN Photo
Annual 2018 e HCB Award 2015 della Fondation Henri Cartier-­‐Bresson (artista selezionata). Tra le pubblicazioni
dedicate al suo lavoro ricordiamo in particolare Cry Sadness into the Coming Rain (2017), la sua trilogia sull’arte delle
donne africane Ndebele (2002), African Canvas (1990) e Imazighen (1996), oltre a diverse collaborazioni con Maya
Angelou.
RENA EFFENDI (Azerbaijian, 1977) è nata a Baku, in Azerbaijan, e ha studiato lingue. I suoi primi lavori sono
incentrati sugli effetti dell’industria petrolifera sulla vita delle persone. Per oltre sei anni ha seguito i 1700 km di
oleodotto che attraversano Georgia e Turchia, e nel 2009 ha pubblicato il suo primo volume, Pipe Dreams: A
Chronicle of Lives along the Pipeline. Le opere di Effendi sono state esposte presso istituzioni a livello mondiale, tra
cui la Saatchi Gallery di Londra, l’Istanbul Modern, la Biennale di Venezia e il MoMA di New York. Effendi ha vinto
due premi World Press Photo, il Fifty Crows Documentary Photography Award, il Sony World Photography Award,
l’All Roads Photography Award del National Geographic, il Foundation Emergency Grant, il Getty Images Editorial
Grant e l’Alexia Foundation Grant. Nel 2011, Effendi ha lavorato nei comitati editoriali di National Geographic, The
New York Times, Vogue, The New Yorker, GEO, Time, The Sunday Times e molte altre riviste.
LUCAS FOGLIA (New York, 1983) attualmente vive a San Francisco. Il suo terzo volume, Human Nature, è stato
pubblicato nel 2017 da Nazraeli Press. Le opere di Foglia sono parte di collezioni pubbliche tra cui quelle del Denver
Art Museum, del Foam di Amsterdam, dell’International Center of Photography di New York, del Museum of Fine
Arts di Houston, del Philadelphia Museum of Art, del San Francisco Museum of Modern Art e del Victoria and Albert
Museum di Londra.
JANELLE LYNCH (Stati Uniti, 1969) ha conseguito il Master of Fine Arts in Fotografia presso la School of Visual Arts di
New York, dove ha studiato con Joel Sternfeld e Stephen Shore. ll lavoro Lynch studia i temi dell’assenza, della
presenza, della trascendenza e del ciclo della vita attraverso i paesaggi e i corsi d’acqua di Stati Uniti, Messico e
Spagna. Le sue fotografie fanno parte di collezioni quali quelle del Metropolitan Museum of Art di New York, della
New York Public Library e del Brooklyn Museum. Docente presso ICP, l’International Center of Photography di New
York, Lynch si è aggiudicata tre Film Grant di Kodak e si è classificata tra i finalisti del Cord Prize, del Santa Fe Prize
ROSS MCDONNELL (Irlanda, 1979) è un regista e fotografo irlandese il cui lavoro consiste in progetti a lungo termine
focalizzati sui temi della sostenibilità, della guerra, della migrazione e dell’ecologia. Il primo film di McDonnell,
Colony, pluripremiato, è uno studio sul drammatico declino delle popolazioni di api mellifere negli Stati Uniti e del
conseguente impatto sull’agricoltura. Il film Elián, realizzato nel 2018 per CNN Films, BBC e Amazon, ha ricevuto una
nomination per il News and Documentary Emmy Award. I lavori fotografici di Ross sono esposti e pubblicati in tutto
il mondo. Ross collabora regolarmente con Time, The New York Times e The Sunday Times.
GIDEON MENDEL (Sudafrica, 1959) nato a Johannesburg, Gideon studia psicologia e storia africana all’Università di
Cape Town. Inizia a dedicarsi alla fotografia negli anni ’80. Lavora per diverse riviste come National Geographic e The
Guardian Weekend, e nel 2001 pubblica il suo primo volume, A Broken Landscape: HIV & AIDS in Africa. Dal 2007
Mendel lavora a Drowning World, un progetto a lungo termine sulle inondazioni e il cambiamento climatico. Tra i
numerosi riconoscimenti il premio W. Eugene Smith Grant in Humanistic Photography, sei premi World Press Photo
e l’Amnesty International Media Award. Finalista Prix Pictet nel 2015, ha vinto il Pollock Prize for Creativity della
Pollock-­‐ Krasner Foundation nel 2016 e il Premio della giuria del Greenpeace Photo Award nel 2018.
IVOR PRICKETT (Irlanda, 1983) realizzato in collaborazione esclusiva con il New York Times, l’ultimo lavoro di Prickett
verte sul conflitto contro l’ISIS in Iraq e Siria. Prickett ha documentato le rivolte della Primavera araba in Egitto e in
Libia. Nel 2019 Steidl ha pubblicato l’opera omnia di Prickett, con il titolo End of the Caliphate. Tra i numerosi
riconoscimenti, il World Press Photo del 2018, finalista del premio Pulitzer nel 2019, il premio Taylor Wessing per la
fotografia di ritratto e la borsa di studio The Ian Parry Scholarship. Il suo lavoro è stato esposto anche al Foam di
Amsterdam e la National Portrait Gallery di Londra. Ambassador di Canon Europe, ha conseguito la laurea in
fotografia documentaria presso l’Università del Galles a Newport.
ROBIN RHODE (Sudafrica, 1959) artista multidisciplinare impegnato nella fotografia, nelle arti performative, nel
disegno e nella scultura, Rhode da sempre crea racconti con materiali quotidiani come sapone, carboncino, gesso
e pittura. Nato a Cape Town e cresciuto nel Sudafrica post-­‐apartheid, le opere di Rhode sono state presentate in
numerosi musei di tutto il mondo, quali l’Haus Konstruktiv di Zurigo, l’Haus der Kunst di Monaco, il Los Angeles
County Museum of Art, il MoMA di New York, il Centre Pompidou di Parigi, la Hayward Gallery di Londra. Ha
partecipato alla Biennale di New Orleans (2008), alla Biennale di Sydney (2009) e alla 56a Biennale di Venezia nel
2015. Le sue fotografie fanno parte delle collezioni pubbliche del Centre Pompidou (Parigi), della Fondation Louis
Vuitton (Parigi), della National Gallery of Victoria (Melbourne), del Solomon R. Guggenheim Museum (New York), del
MoMA (New York) e del Walker Art Center (Minneapolis).
AWOISKA VAN DER MOLEN (Paesi Bassi, 1972) ha studiato architettura e design, e successivamente fotografia, presso
la Minerva Art Academy di Groningen (Paesi Bassi. È stata insignita del Japanese Hariban Award nel 2014 e nel 2011
si è classificata tra i finalisti del Festival international de mode, de photographie et d’accessoires de mode di Hyeres
(Francia). Nel 2017 si è classificata tra i finalisti del Deutsche Börse Photography Foundation Prize grazie alla sua
mostra Blanco, e ha ricevuto il Larry Sultan Photography Award. La sua prima monografia, Sequester nel 2015 è stata
premiata per il “Best Book Design From All Over The World” della fondazione tedesca Stiftung Buchkunst. Le sue
opere sono presenti nelle collezioni dei musei di tutto il mondo, tra cui il Pier 24 Photography di San Francisco, il
Victoria and Albert di Londra, lo Stedelijk di Amsterdam, il Museum of Photography di Seoul, il Fotomuseum dell’Aja
e il Foam di Amsterdam.
ALEXIA WEBSTER (Sudafrica, 1979) è una fotografa e artista visiva il cui lavoro esplora i valori dell’intimità, della
famiglia e dell’identità in tutto il continente africano e non solo. Nel 2013, è stata insignita dell’Artraker Award for
Conflict Art e del CAP Prize for Contemporary African Photography; nel 2007 si è aggiudicata la borsa di studio Frank
Arisman presso l’International Center of Photography di Fotografia di New York. I suoi scatti sono stati oggetto di
molte mostre in Sudafrica, Nigeria, Stati Uniti, Europa, Isola di Réunion e India, e riprodotti in numerose
pubblicazioni di livello internazionale. Recentemente, Webster si è recata a Tijuana, Messico, nell’ambito con una
borsa di studio dell’International Women’s Media Foundation.
for Photography e del Photo Espana Descubrimientos. Questa è la sua terza candidatura per il Prix Pictet.