Pretenzione Intenzione – Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann

Mostra dell’omonimo libro nelle capanne aria – luce Casa Selma e Casa dei Russi, spazi che fanno parte del Complesso Museale Monte Verità e che lo stesso Szeemann aveva eletto tra i suoi luoghi prediletti della collina.
Comunicato stampa
MONTE VERITA’ ASCONA
19 luglio alle 17,30 PRESENTAZIONE IN ANTEPRIMA DEL LIBRO
PRETENZIONE INTENZIONE – OBJECTS OF BEAUTY AND BEWILDERMENT FROM THE ARCHIVE OF HARALD SZEEMANN,
a cura di UNA SZEEMANN, MICHELE ROBECCHI & BOHDAN STEHLIK CON ELSA HIMMER PER LE EDIZIONI PATRICK FREY.
Ore 19 inaugurazione della omonima mostra nelle capanne aria – luce Casa Selma e Casa dei Russi, spazi che fanno parte del Complesso Museale Monte Verità e che lo stesso Szeemann aveva eletto tra i suoi luoghi prediletti della collina. La mostra sarà a entrata libera e resterà esposta fino al 31 agosto.
Vent’anni fa moriva Harald Szeemann, uno dei celebri curatori del ‘900 che per Monte Verità ha avuto un ruolo determinante. La sua mostra Monte Verità. Le mammelle della verità ha portato la collina asconese al centro del panorama artistico internazionale, contribuendo alla creazione di un vero e proprio mito e facendo conoscere al mondo le incredibili vicende e convergenze che hanno caratterizzato questo lembo del Cantone Ticino che nella prima metà del secolo scorso è stato uno straordinario laboratorio di idee e avanguardie.
La Fondazione Monte Verità dedicherà a Szeemann due appuntamenti nel corso della stagione culturale 2025.
Nel mezzo dell’estate asconese, il 19 luglio alle 17,30 verrà presentato in anteprima il libro Pretenzione Intenzione – Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann, curato da Una Szeemann, Michele Robecchi & Bohdan Stehlik con Elsa Himmer per le Edizioni Patrick Frey, grafica Guillaume Mojon.
Questo libro, pubblicato in inglese e tedesco, rappresenta una novità nel panorama degli studi su Szeemann. Diversamente dalle numerose pubblicazioni accademiche e biografiche a lui dedicate, Pretenzione Intenzione esplora un aspetto inedito, non scientifico, mirando a intuire, a contemplare piccoli misteri. Il progetto prende vita da una serie di oggetti che facevano parte del Museo delle Ossessioni, che possiamo immaginare come una sorta di specchio mentale, un museo interiore che non si esauriva nelle mostre che Szeemann allestiva, ma trovava una sua espressione anche fisica nello spazio della Fabbrica Rosa, la sua casa-archivio situata a Maggia, nel Canton Ticino. Qui, il curatore svizzero—noto per il suo spirito instancabile di ricerca e raccolta—aveva dato vita a un archivio eterogeneo e densissimo, composto da documenti e opere d’arte, ma anche schizzi, fotografie, cataloghi, lettere, libri e oggetti effimeri.
Ogni pezzo era una testimonianza materiale dei suoi viaggi, delle sue relazioni e delle sue infinite esplorazioni artistiche e, soprattutto, antropologiche. Tutto ciò che si trovava nella Fabbrica Rosa potrebbe rappresentare una Wunderkammer moderna: un pozzo delle meraviglie del Novecento, in cui il sapere si intrecciava all’immaginazione e la razionalità lasciava spazio all’intuizione.
Dopo la morte di Harald Szeemann, gran parte del suo archivio è stato acquisito dal Getty Research Institute di Los Angeles e la parte relativa alla storia di Monte Verità è oggi all’Archivio di Stato del Canton Ticino. Tutto è stato codificato e catalogato e oggi è oggetto di interesse costante di studiosi, ricercatori, giornalisti.
Ma a questo censimento, alcuni oggetti si sono “sottratti”. Non se ne conosceva la provenienza, l’origine e il motivo per cui erano stati raccolti. La famiglia li ha custoditi e oggi diventano i protagonisti di questo progetto, inaugurano un viaggio quasi archeologico nel mondo di Szeemann e si fanno veicoli di una riflessione sulla sua metodologia curatoriale.
Gli autori del volume Hayat Erdoğan, Simone Lappert, Raimundas Malašauskas, Michele Robecchi, Una Szeemann e Michael Taussig riportano alla luce ricordi, sogni e raccontano storie.
Il loro sguardo interpreta e riflette scrutando e osservando questi oggetti misteriosi, tra il kitch e piccoli scrigni, immagini sacre e fotografie, opere d’arte e cianfrusaglie, legni e bronzi che generano narrazioni. In alcuni casi c’è stata la ricerca, la curiosità di svelare i misteri, in altri si è espressa la fantasia. La “tribù” degli autori, come avrebbe detto Szeemann, non a caso è rappresentata da esperti di varie discipline, così da dare a questa lettura un’interpretazione poetica, antropologica, artistica o meditativa. Come Szeemann affiancava la curatela con un approccio artistico e autoriale, così gli scrittori di Pretenzione Intenzione – Objects of Beauty and Bewilderment from the Archive of Harald Szeemann hanno indagato, immaginato, espresso e narrato il suo mondo. Un mondo di bellezza e stupore tradotto nella dimensione visiva dalle bellissime fotografie in bianco e nero di Bohdan Stehlik che accompagnano questa esplorazione.
La presentazione sarà in italiano, introdotta da Nicoletta Mongini, Direttrice Cultura Fondazione Monte Verità e interverranno l’artista Una Szeemann e i curatori Hayat Erdoğan e Michele Robecchi.
A seguire – indicativamente alle 19,00 - verrà inaugurata la mostra Pretenzione Intenzione, curata da Una Szeemann, Michele Robecchi, Bohdan Stehlik e Nicoletta Mongini.
Dieci anni fa lo studio di Harald Szeemann nella Fabbrica Rosa è stato chiuso e destinato a nuove funzioni. Gli oggetti in questione erano stati esposti in una mostra evento – pensata dai curatori del libro con Noah Stolz e Riccardo Lisi - come per un simbolico saluto a quel luogo.
Oggi, dopo il processo che li ha accompagnati anche grazie al libro, con una nuova aurea, arrivano a Monte Verità per un’esposizione nelle capanne aria – luce Casa Selma e Casa dei Russi, spazi che fanno parte del Complesso Museale Monte Verità e che lo stesso Szeemann aveva eletto tra i suoi luoghi prediletti della collina. La mostra sarà a entrata libera e resterà esposta fino al 31 agosto.
La giornata si concluderà con un ricco aperitivo offerto a tutto il pubblico.
Un secondo momento dedicato all’anniversario sarà in autunno, con un convegno di un’intera giornata che, partendo dall’idea di Arte Totale di Szeemann, rifletterà - con Direttori di Musei Svizzeri ed Europei, storici dell’arte, curatori, artisti e protagonisti della scena contemporanea - sull’attualità muovendosi sul filo rosso dell’utopia in relazione all’arte, alla moda e ai luoghi.
Gli autori
Una Szeemann è un’artista visiva nata a Locarno, vive e lavora a Zurigo e a Tegna. Le sue installazioni delineano tracce materiali e trasmissioni di fenomeni invisibili, avviando un viaggio di ricerca sulle possibilità di modi di pensare paralleli e sull’indagine dell’inconscio. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive al Museo d’Arte di Nuoro (MAN), alla Kunsthaus di Zurigo, al Kunsthalle Winterthur, al Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI) di Lugano, al Kunstverein di Amburgo, al Belvedere 21 di Vienna, al Nam June Paik Art Centre di Seoul, al Kunstmuseum di Lucerna, alla Fundació Joan Miró di Barcellona, al Contemporary Art Center di Vilnius, alla Schirn Kunsthalle di Francoforte, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e alla Kunsthalle di Vienna. Ha inoltre partecipato a numerose biennali, tra cui Manifesta 11 a Zurigo, la 5° Biennale di Busan in Corea del Sud, la 3° Biennale Contour in Belgio, la 9° Biennale di Lione e la 52° Biennale di Venezia. Tiene regolarmente seminari presso l'Università delle Arti di Zurigo (ZHdK) nel dipartimento di Belle Arti; è stata docente nel programma di Master of Fine Arts presso la Haute École d’Art et de Design di Ginevra (HEAD) e ha tenuto seminari presso la Facoltà di Filosofia dell'Università Cattolica di Milano, l’Accademia di Belle Arti di Monaco e l’Accademia di Belle Arti di Vienna. È membro della Commissione federale d’arte e membro del consiglio di amministrazione del Cabaret Voltaire di Zurigo. Szeemann vive e lavora a Zurigo e a Tegna.
Michele Robecchi è un critico d’arte e curatore indipendente specializzato in arte contemporanea di base a Londra. Dal 2021 dirige una collana di monografie per la casa editrice Phaidon. Ha lavorato come Managing Editor di Flash Art, Senior Editor di Contemporary Magazine e London Editor di Mousse. Ha inoltre collaborato con diverse riviste tra cui Art in America, Art Pulse, Beaux-Arts, The Brooklyn Rail, Camera Austria, Domus, Kunst Bulletin, Il Giornale dell’arte, Interview, Manifesta Journal, Modern Matter, Moscow Art Magazine, Res e Sight & Sound. È co-autore dei libri Io sono un mito: capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo (2014) e Smascherati: storie e segreti dietro i ritratti più famosi (2020), oltre che di monografie sul lavoro di Kerry James Marshall (2025), Robin Rhode (2016) e Sarah Lucas (2006).
Hayat Erdoğan è drammaturga, sceneggiatrice, curatrice, docente, autrice ed editorialista. Dalla stagione 2019/20 è co-direttrice e drammaturga del Theater Neumarkt di Zurigo e dal 2010 è docente e tutor di drammaturgia, teoria e arte performativa presso l'Università delle Arti di Zurigo (ZHdK). Dal 2023 scrive le rubriche Fun ist ein Strandbad (Il divertimento è una località balneare) per la rivista di cultura 041. In passato è stata ricercatrice della James Joyce Foundation a Zurigo e a Trieste, ha realizzato progetti di ricerca artistica a Hong Kong e a Londra, ha curato una serie di eventi al Cabaret Voltaire ed ha fatto parte di diverse commissioni tra cui il finanziamento del teatro della città di Zurigo. Da settembre 2024 fa parte del gruppo di programmazione del Festival della Letteratura di Solothurn.
Simone Lappert è scrittrice e poetessa. Ha studiato all'Istituto svizzero di letteratura di Biel. Il suo romanzo d’esordio Wurfschatten (2014) è stato selezionato per il premio ZDF-aspekte mentre il suo romanzo Der Sprung (2019) è stato nominato per il Gran Premio Svizzero di Letteratura. Per le sue poesie ha inoltre ricevuto il Premio Heinz-Weder. È presidente del Internationalen Lyrikfestivals Basel ed è stata curatrice svizzera del progetto di poesia Babelsprech.International.
Raimundas Malašauskas ha scritto con Loris Greaud il libretto d'opera Cellar Door, messo in scena al Palais de Tokyo a Parigi nel 2008. Ha inoltre co-prodotto uno spettacolo televisivo (CAC TV, Vilnius, 2004–06) e lavorato come agente per dOCUMENTA (13) a Kassel (2012). Ha co-curato la 9ª Triennale Baltica di Arte Internazionale (Vilnius, 2005), la 9ª Biennale di Mercosul (Porto Alegre, 2013) e la 9ª Biennale di Liverpool (2017). I suoi progetti più recenti sono trust & confusion, una mostra d’arte dal vivo della durata di otto mesi presso la Tai Kwun Contemporary di Hong Kong (2021), 914, il padiglione russo della 59ª Biennale di Venezia (2022) e Mars Returns, un evento di 14 ore presso la Mykolas Zilinskas Gallery di Kaunas in Lituania (2023). Ha pubblicato una selezione dei suoi testi in Paper Exhibition (2012).
Michael Taussig è professore emerito di antropologia alla Columbia University di New York. I suoi scritti appaiono regolarmente su Culture, Theory and Critique, Critical Inquiry e Cabinet. Taussig è autore di molti testi chiave di etnografia, antropologia medica, politica, filosofia e arte. È autore di oltre venti libri, tra cui The Devil and Commodity Fetishism in South America (1980), Mimesis and Alterity: A Particular History of the Senses (1993), Walter Benjamin's Grave (2006) e L’arte del non-dominio nello sfaldamento globale (2023).
Bohdan Stehlik è un artista visivo, fotografo e psicologo, vive a Zurigo. Ha esposto in istituzioni come il Museo d’Arte della Svizzera Italiana (MASI), Lugano, il Centre d’Art Contemporain di Ginevra, il Kunstmuseum di Lucerna, il Kunstverein di Amburgo, la Schirn Kunsthalle di Francoforte, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino, e in mostre internazionali come la 3ª Biennale di Video Arte di Vilnius, la 9ª Biennale di Lione e la 1ª Biennale di Praga.