Premio Lissone Design 2019
In linea con l’evoluzione degli ultimi anni, il Premio Lissone Design 2019 riconferma la formula dell’invito diretto e affianca alla sezione a premio una ricca programmazione di mostre a tema.
Comunicato stampa
In linea con l’evoluzione degli ultimi anni, il Premio Lissone Design 2019 riconferma la formula dell’invito diretto e affianca alla sezione a premio una ricca programmazione di mostre a tema. Passando al setaccio storie, idee e identità, la settima edizione del Premio Lissone Design mantiene uno strettissimo legame con la storia della Città e del Museo di Lissone: intende infatti approfondire gli eventi del passato per riuscire a riflettere e comprendere le ricerche più attuali.
Il Sindaco di Lissone Concettina Monguzzi e l'Assessore alla Cultura Alessia Tremolada congiuntamente contestualizzano la mostra all'interno di una lunga felice tradizione che si rinnova e si rinforza: «Come culla del design, Lissone è sempre più orientata a mettere in luce nuovi talenti che recepiscano eredità importanti e altisonanti come quelle dei grandi Maestri che fanno parte della nostra collezione di design presentata al MAC la scorsa primavera. Con un equilibrio fra solisti e collettivi - oggi decisamente attuali - proponiamo una panoramica su come è concepito il design dalle nuove generazioni, e la abbiniamo a iniziative che rimandano a nomi consolidati e a correnti ormai storicizzate».
Per Alberto Zanchetta, Direttore del MAC e curatore dell’edizione 2019, «le ultime edizioni del Premio Lissone Design hanno inteso aggiornare e arricchire la propria formula espositiva, aprendosi a nuovi paradigmi e a inediti criteri organizzativi. L’aspetto che più connota l’edizione corrente è il connubio tra le forme espressive dell’arte e del design, “progetto interdisciplinare” che contribuisce alla valorizzazione storicistica e patrimoniale della Città, ma si pone anche l’obiettivo di riflettere sia sull’odierno gusto estetico, sia sull’eterogeneità dei fenomeni contemporanei».
L’ambito tematico dell’edizione 2019 si inserisce in una ricerca liminare, in cui le discipline sfumano le une nelle altre; design e arti visive (che corrispondono alla doppia vocazione del MAC di Lissone) si interrogano sul concetto di “amnesia”. I sei inviti diramati a singoli autori e gruppi di lavoro vedono coinvolti Martina Brugnara, Duccio Maria Gambi, Simona Pavoni e i collettivi bn+ BRINANOVARA, Nucleo, Parasite 2.0, una ristretta rosa di nomi tra cui la Giuria – formata da Giacinto Di Pietrantonio, Beppe Finessi e Alberto Zanchetta – decreterà il vincitore di quest’anno.
I bn+ BRINANOVARA propongono Set Elements for an Ancient Memory, un’installazione che evoca la ricostruzione museale di frammenti da sculture greche. Martina Brugnara espone la serie completa dei suoi Alloggiamenti, contenitori che si trasformano nel loro stesso contenuto. Duccio Maria Gambi presenta la collezione Guerra fredda composta da oggetti che accostano cemento e rivestimenti in ceramica. Il collettivo torinese NUCLEO ha selezionato alcuni arredi che si trovavano nell’appartamento dove si riuniva l’ultima generazione di Futuristi, nascondendo e aggiungendo in essi scarti temporali sotto forma di solidificazioni. I Parasite 2.0 candidano al premio una sedia in marmo assemblabile in differenti configurazioni, alcuni elementi della serie Ugly-ism caratterizzata da un’estetica deforme e disfunzionale, infine rivestono con del nastro adesivo degli arredi di scarto. Simona Pavoni porta in mostra il ciclo Custodia, una serie di sculture che avvolgono fragili architetture di argilla cruda (piccole “protezioni” che soddisfano il bisogno di curare e conservare).
A latere della sezione a premio, il MAC di Lissone ospita altri sei progetti espositivi che propongono opere, oggetti, interventi site-specific, documenti e fotografie d’epoca che insistono sul concetto di Amnesia, nella speranza di ricordare anziché dimenticare.
OGGI ERA IL 1965. Attraverso una trentina di disegni tecnici e altrettante fotografie vintage vengono riproposti gli arredi progettati da Alberto Salvati e Ambrogio Tresoldi per la mostra “Mobili per la casa d’oggi” allestita al Palazzo del Mobile di Lissone nel 1965. Il tributo all’attività di Salvati e Tresoldi è anche un doveroso riconoscimento al ruolo da loro svolto in qualità di coordinatori delle ultime cinque edizioni delle storiche “Settimane Lissonesi”.
COLORE ESPANSO. Documenti, articoli di giornale e una dozzina di fotografie inedite accompagno il visitatore alla scoperta di un intervento realizzato nel 1970 da Giuliano Barbanti all’interno di un alloggio popolare del quartiere Missaglia di Milano. Si tratta di una decorazione murale commissionata dall’Ente del Mobile di Lissone in collaborazione con l’Istituto Autonomo Case Popolari di Milano con l’obiettivo di migliorare il tenore di vita degli ambienti domestici destinati alla classe operaia.
PROGETTO-PITTURA. Maurizio Duranti, artista, architetto e designer, torna a al suo primo amore: la pittura. Memore di tutte le esperienze pregresse, la serie dei Paesi si configura come attività rigorosamente selettiva e costruttiva che ambisce alla raffigurazione di uno spazio ideale. Fulgido esempio di questa ricerca è il grande wall-painting che l’autore ha realizzato in forma permanente all’interno del Museo di Lissone.
ASÀRATOS ÒIKOS. In un mondo sempre più avaro di memoria, le sculture di Luca Freschi riecheggiano antichi scenari della cultura greca (l’asàratos òikos o “pavimento non spazzato”). Le opere in ceramica realizzate dall’artista forlivese racchiudono il ricordo e la nostalgia di qualcosa che non è più ma che ancora, tenacemente, permane e pervade il nostro presente.
RI/TRATTI SOMATICI. Andrea Branzi, Paolo Deganello, Anna Gili, Alessandro Guerriero, Ugo La Pietra, Franco Raggi e Nanda Vigo hanno accettato di farsi fotografare da Max Falsetta Spina con la tecnica del multiscatto; ciascun ritratto è affiancato a un disegno fornito dagli stessi designer, a raccontare la loro identità con segni e tratti somatici.
DESCARTES WALL PAPER SYSTEM. Le grandi vetrate d’ingresso del Museo ospitano il progetto Descartes, un sistema di carte da parati progettato da Stefano Tonti. Dettagli casuali di un ciuffo di lana di vetro sono moltiplicati, ruotati e ricombinati su assi cartesiani per generare i diversi pattern; il risultato è una gamma di suggestioni visuali che va da un delicato merletto a geometrie art déco, fino a bozzoli e forme entomologiche.