Premio Alberto Nurisso
Mostra delle opere finaliste presso la Rotonda del Talucchi .
Comunicato stampa
Il Premio, a scadenza biennale e giunto quest’anno alla sua seconda edizione, nasce nel 2018 in memoria di Alberto Nurisso (1979-2014) giovane talentuoso artista diplomatosi nel 2008 presso l’Accademia Albertina di Torino, con il massimo dei voti, prematuramente scomparso.
Il Premio, a cadenza biennale, è rivolto ai soli studenti dell’Accademia Albertina di Torino, ed è istituito e sostenuto dalla famiglia Nurisso in stretta collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, motivata a incentivare e sviluppare la ricerca, la didattica e le opportunità di formazione professionale per i suoi studenti.
Per questa Seconda Edizione molti gli studenti che hanno risposto al bando pubblicato sul sito dell’Accademia. Anche quest’anno il tema ha preso spunto dal lavoro di Alberto: nei suoi lavori Nurisso dimostra una particolare sensibilità ai temi del quotidiano, dalla cronaca alla politica, dagli usi e i costumi ai vizi e alle virtù dell’uomo contemporaneo: ai partecipanti, in questo anno complesso che ci ha posto tutti di fronte ad una situazione mai sperimentata che ha ridisegnato le regole della quotidianità e soprattutto della progettualità, è stato chiesto di sviluppare il tema de:
“il mondo di domani, visioni del futuro, visto nel rapporto tra il singolo e la contemporaneità”.
Il vincitore è designato tra i dieci finalisti ed è deciso da una giuria composta da due persone nominate dalla famiglia Nurisso, dalla Presidente dell’Accademia Paola Gribaudo e dal Direttore dell’Accademia Edoardo Di Mauro; la giuria è presieduta dal Direttore dell’Accademia.
Il Premio prevede la somma di € 2.000 al vincitore, messi a disposizione dalla famiglia di Alberto, e la possibilità di una mostra personale presso la galleria Dr. Fake Cabinet di Torino.
Alberto Nurisso
Disegnatore e pittore, ma anche scultore di accrochage, Alberto Nurisso si è sempre misurato con media diversi e ha trovato nel disegno (declinato sul fumetto e la street-art) un territorio di espressione matura e articolata, in grado di esprimere un acuto senso per la narrazione visiva. Le sue opere mescolano cultura alta e bassa, rielaborano i codici del fumetto, della letteratura, del cinema, a cui attinge con raffinata disinvoltura; a questi si aggiungono elementi non privi di un certo spirito post-dadaista, come nel gusto per il collage o l’inserimento di oggetti sulla tela.
Un linguaggio originalissimo che non perde in freschezza e attualità perché capace di cogliere lo spirito del tempo con tratto veloce, arguzia, facilità di restituire volti, situazioni, vita quotidiana, colta nel suo aspetto paradossale, con consapevolezza e un sorriso.
La prima edizione del Premio, incentrata in particolare sull’elaborazione del segno grafico che nel lavoro di Alberto ha raggiunto alti livelli qualitativi sia a livello tecnico (fumetto, street art) che di contenuto, ha avuto un’ottima adesione e buon successo di pubblico, ed è stata vinta da Mirko Andreoli con l'opera "L'appuntamento", 2019 e Daniel Carletto (in arte Charlie) con l'opera "3", 2019, giudicati vincitori a pari merito dalla giuria composta dai rappresentanti della Famiglia Nurisso, dalla Presidente della Accademia Albertina Paola Gribaudo e dal Direttore dell’Accademia Salvo Bitonti.
Premio Alberto Nurisso. II edizione
Gli artisti e le opere
Anche per questa edizione il tema ha preso spunto dal lavoro di Alberto Nurisso, sia come tecnica che come contenuti, che poneva spesso al centro della sua ricerca, grazie a disegno e a collage, riflessioni dissacranti e ironiche sulla società e il nostro tempo: ai partecipanti, in questo anno complesso che ci ha posto tutti di fronte ad una situazione mai sperimentata che ha ridisegnato le regole della quotidianità e soprattutto della progettualità, è stato chiesto di sviluppare il tema de: “Il mondo di domani, visioni del futuro, visto nel rapporto tra il singolo e la contemporaneità”.
Ottima la risposta degli studenti dell’Accademia Albertina al bando: tra i 10 finalisti - selezionati tra tutti quelli giunti da una giuria composta da rappresentanti dell’Accademia e del Premio Nurisso - ci sono ragazzi e ragazze (curiosamente in perfetta parità di genere), uno studente cinese e uno iraniano, dimostrando ancora una volta la vocazione internazionale dell'Accademia.
Interessanti, oltre ai temi che molto riflettono il malessere dovuto al difficile momento dell’emergenza sanitaria e al contempo la volontà di rispondere con la creatività, anche la varietà delle tecniche proposte: pittura (su superfici diverse), scultura, installazioni, incisioni, disegni e acqueforti, opere in digitale stampabili oppure da fruire solo sul pc.
Chutian Feng, studente nato in Cina, presenta un olio su tela intitolato “Controvento”, dai tratti che ricordano i manga e la filmografia orientale: in un futuro onirico le persone vivono una vita nomade “industriale”, eliminando le costruzioni dalla Terra e caricandole su una grande nave volante, un “carrozzone” colorato che non ha paura delle correnti contrarie, e che permette di restituire all’ambiente una dimensione naturale, scevra da ogni artefatto.
Notevole il lavoro di Eric Pasino, allievo del corso di pittura, attualmente presente a Palazzo Barolo con una personale dal titolo Beati gli avanzi, a cura di Elena Radovix con testi critici di Angelo Mistrangelo: Pasino con “Al di là delle finestre II”, olio su ferro arrugginito e smaltato, dimostra una profonda sensibilità nell’interpretare l’isolamento forzato dal lockdown, a cui l’artista reagisce con la raffinatezza di un lavoro e di un processo creativo complesso che attinge a paure, speranze, sogni e le sublima in visioni oniriche, di grande intensità visiva e materica.
Tra le opere in finale ben tre i progetti digitali presentati: Valeria Vivona propone “Ciò che vogliono farci credere”: attraverso un tratto fumettistico ironico e leggero Vivona propone una serissima riflessione su come la politica di pochi paesi domini la percezione della realtà; gli individui non esistono nella loro personalità, sono dati numerici che incidono solo sulle varie piattaforme digitali per creare nuovi consumi.
Lo studente iraniano Vahid Rastgou, che ha al suo attivo esperienze nel cinema e nei nuovi media (ha recentemente collaborato con la 38° edizione del Torino Film Festival) presenta “Fallen Sun”, una riflessione filosofica sul ruolo dell’uomo in rapporto ai suoi simili, al Tempo, qui inteso come circolare e non lineare, e all’idea del divino.
Per Linda Pilotti, che presenta un’illustrazione digitale creata con il programma Procreate dal titolo Unknown Forward, tutto ciò che ci aspetta nel futuro (indipendentemente dalle nostre teorie e supposizioni) rimane un mistero, un luogo temporaneamente sconosciuto e apparentemente inarrivabile, in balia di molte variabili che possono portare a migliorie e peggioramenti: sta a noi, ma anche al destino, verso il quale siamo comunque destinati a procedere inesorabilmente.
La capacità di vedere il futuro scorgendone, o tentando di scorgerne, le possibili verità è alla base dell’opera di Vittoria Filippi, che presenta un’articolata scultura installativa dal titolo “Polivisione”, che attinge anche alle sue competenze in campo orafo: come dice l’artista: “Quest'opera vede dialogare in un gioco di forme, elementi e materiali differenti quella che è la visione di un futuro difficile e fatto di realtà fittizie. Il mondo, un piccolo poliedro in ottone, si trova ancorato e sospeso all'interno di una struttura cubica e solida, che rappresenta i rigidi dettami sociali. […] L'artista, attraverso il suo occhio diverso e pungente, rappresentato da un occhio di capra sotto forma aldeide, sembra essere l'unico a vedere e sopportare il peso di questa falsità, una capacità di visione limpida espressa attraverso la trasparenza del vetro che va ad opporsi ai metalli ossidati a fuoco e patinati”
Claudia Vetrano propone “Miraggio”, stampa digitale su alluminio, una riflessione sugli obbiettivi che si susseguono inesorabili sul nostro cammino e che compongono tanto il presente quanto il futuro. I bersagli diventano, fuor di metafora, punti di riferimento sfuggenti, a cui mirare proiettandosi in avanti verso l’avvenire: nell’opera d’arte si presentano fluidi come semplici macchie di risonanza su una superficie liquida, prede illusorie, ludiche proiezioni di ombre create con le mani, simbolo di una realtà contemporanea labile e dai tratti sfuggenti, miraggi appunto dei nostri desideri, a cui fatalmente tendiamo senza alcuna certezza del risultato.
Interessanti anche le diverse tecniche proposte: Brenno Franceschi presenta l’opera “Leggerezza impressa”, cera su tessuto: la realizzazione dell'opera parte da una riflessione avvenuto dopo la lettura del primo capitolo delle lezioni americane di Italo Calvino che si concentra sulla poetica della leggerezza analizzando il mito di Medusa: Franceschi nel suo lavoro ripropone un gesto dell'antichità in chiave contemporanea, trasponendo al giorno d’oggi le impronte nelle grotte degli uomini primitivi. Le tracce umane che una volta erano sulle dure pareti delle grotte ora sono su fragili trasparenti superfici; l'azione di imprimere un segno del proprio passaggio descrive il contatto la forza il peso e l'azione concreta dell'uomo sulla Natura nel tempo. Il lavoro intende sottolineare la leggerezza e la fragilità del mondo che ci circonda e l'intento di scalfire la pesante barriera del pensiero antropocentrico degli individui attraverso una simbologia che crei ciclicità con in passato, un passato da preservare, da recuperare come radice del nostro futuro nell’ottica, auspicata, di una maggiore armonia con l’altro.
Giulia Bertolo presenta una raffinata grafite su carta dal titolo “Memorie future”: al centro dell’opera il ritratto di una figura anziana dalla cute avvizzita, portatrice silenziosa dei segni del tempo, raccontata in tutta la drammaticità dei toni bianchi e neri della grafite che quasi non lasciano respiro. Un invito a cogliere un sentimento sotteso, quello della nostalgia, che senza il futuro non potrebbe esistere, e narra la volontà di custodire un ricordo. Preservare e coltivare la memoria rappresenta, per l’artista, un presupposto indispensabile per l’individuo e per la collettività, perché rappresenta una forza che ci trascina, in modo positivo, verso il futuro. La memoria, maestra di vita, rende eterna la nostra esistenza, così che in essa non sia vano il trascorrere di ore, minuti, secondi.
Il fauno-artista, incarnazione del veggente di Rimbaud, è il protagonista della china su carta “Le Voyant” di Pecus in Fabula (alias Gerard Guzzo): Il suo rapporto col mondo esterno, con la contemporaneità, è filtrato dall'eterno presente dell'arte, della poesia, del misticismo. Le sue visioni del futuro sono astratte, slegate dal mondo reale nel quale uscirà una volta vestitosi, recando sul proprio capo il marchio indissolubile del Mago dei tarocchi di Edward Waite. Sparse per l'opera, brevi annotazioni illeggibili mutano, secondo l'abitudine dell'artista, l'illustrazione in pagina di diario, in scarabocchio e riflessione.