Postcard from New York – Part III

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ANNA MARRA
via Sant'angelo in Pescheria 32 00186 , Roma, Italia
Date
Dal al

lunedì – venerdì, 15.30 - 19.30 | sabato 10.00 – 14.00 | su appuntamento

Vernissage
28/01/2022

ore 18

Curatori
Serena Trizzino
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Part III è l’ultima edizione di una serie avviata nel 2016, che raccoglie una selezione delle scoperte della curatrice a New York.

Comunicato stampa

Galleria Anna Marra è lieta di presentare Postcard from New York - Part III, una mostra collettiva a cura di Serena Trizzino, che inaugurerà il 28 gennaio 2022. Part III è l’ultima edizione di una serie avviata nel 2016, che raccoglie una selezione delle scoperte della curatrice a New York.

Questa edizione presenta un gruppo di artisti che esplorano lo spazio liminale tra astrazione e rappresentazione.
Utilizzando diverse tecniche, ognuno degli artisti ha un linguaggio visivo unico ma coerente, che allude sottilmente a forme riconoscibili, in particolare a quelle della figura umana.
Dal modo in cui il corpo si relaziona al contesto sociale, a come racchiude sia l’intrinseca fragilità dell’uomo che la sua forza potenziale, può entrare in connessione con le forze universali, o divenire fonte di ispirazione per il suo valore puramente estetico: ogni artista utilizza la figura per indagare ed esprimere il proprio messaggio principale.

Gli artisti esposti sono Carl D’Alvia, Aurora Pellizzi, Luisa Rabbia, Maja Ruznic, Victoria Roth e Pauline Shaw.

Carl D’Alvia esplora i limiti della scultura tradizionale, realizzando opere allo stesso tempo minimali e monumentali, ironiche e tragiche. Il critico Jerry Saltz scrive sul New York Magazine: “La scultura è in eterna lotta e perenne conversazione con la gravità. Nelle sue grandi sculture in alluminio, antropomorfe, quasi-figurative e astrattamente suggestive, Carl D’Alvia affronta questa questione di petto. Il risultato sono sculture filosofiche, umili ma ambiziose: ipnotizzano, sono quasi mistiche e ti fanno amare la forma e gli stati dell'essere”.

Il lavoro di Aurora Pellizzi combina giocosamente concetti formali della pittura e della scultura – come astrazione, prospettiva, figura e sfondo – con le tradizionali tecniche e lavorazioni tessili, in particolare tessitura e tintura naturale. Lo humor agisce come un catalizzatore, dissipando il divario tradizionalmente riconosciuto tra artigianato e arte. Nella mostra sono incluse opere in feltro, oltre a un ayate (un indumento o accessorio preispanico, tessuto a mano su telai a tensione con fili di maguey, o fibre di agave). Pellizzi utilizza preparati naturali e combinazioni di indaco, legno brasiliano, cocciniglia, noccioli di avocado e calendula azteca per produrre la sua tavolozza di colori.

Il lavoro di Luisa Rabbia trae origine dal disegno e si estende a pittura e scultura. Esplora la sfera individuale, sociale e mistica, approfondendo temi come la vita e la morte, la connessione e la perdita, la relazione tra micro e macrocosmo. Il suo lavoro colpisce lo spettatore con la sua vivida tattilità e la sua suggestiva astrazione. Nella mostra sono incluse tre ceramiche che sono allo stesso tempo esplicite e misteriose. Appartengono alla serie “I Will Bring You Flower”, che l'artista ha iniziato nel 2021 in omaggio alla madre.

Victoria Roth approccia la pittura attraverso un processo di addizione che crea un ambiente immaginario sensoriale ed emotivo. Forme muscolose e tondeggianti, dai toni corpulenti, popolano ambienti interni e paesaggi industriali. Forme organiche in movimento – che sembrano attorcigliarsi e trafiggere, cadere ma trattenersi, sollevarsi e mutare – operano all'interno di strutture accuratamente composte che sospendono l'azione in uno stato di tensione energetica prima di collassare in un ciclo di metamorfosi. In questo modo, i dipinti di Roth evidenziano la possibilità di un continuo divenire.

Maja Ruznic dipinge figure e paesaggi stemperati e sfocati, che esplorano ricordi nostalgici e traumi infantili, in parte influenzati dalla guerra e dall'esperienza come rifugiata. La natura ritualistica del suo lavoro riflette interessi religiosi e mitologici, tra cui il paganesimo slavo e lo sciamanesimo. L’artista inizia i suoi dipinti colorando la tela con un pigmento diluito che varia di intensità e crea uno sfondo onirico da cui nascono figure intriganti e misteriose.

Pauline Shaw è un'artista multidisciplinare riconosciuta per gli arazzi in feltro di larga scala che sintetizzano le sue indagini sulla natura, i limiti del corpo, l'eredità culturale, la scienza e sul misticismo. Facendo sempre riferimento alla perdita delle tradizioni che Shaw ha vissuto quale donna asiatica americana di prima generazione, le sue immagini biomorfe e astratte nascono dalla riflessione sul rapporto tra memoria personale e la sua rappresentazione. In composizioni fluide e frammentarie allo stesso tempo l’artista fonde scansioni di risonanze magnetiche, con immagini ispirate alla fragilità della narrazione sulle diaspore, e all’instabilità dell’ identità dell’individuo.