Pontormo e il suo seguito nelle terre d’Empoli
Le opere esposte nella Casa del Pontormo, nella Chiesa e nella Compagnia di San Michele arcangelo aspirano a dar conto dell’eredità del magistero di Jacopo Carucci su alcuni artisti la cui attività trova espressione nel territorio empolese.
Comunicato stampa
Le opere esposte nella Casa del Pontormo, nella Chiesa e nella Compagnia di San Michele arcangelo aspirano a dar conto dell’eredità del magistero di Jacopo Carucci su alcuni artisti la cui attività trova espressione nel territorio empolese. La mostra ruota attorno ai due santi dipinti da Jacopo per “gli uomini di Puntormo” intorno al 1519 e conservati, da quel momento, all’interno della chiesa ad incorniciare un’immagine venerata. Nel san Giovanni evangelista e nel san Michele arcangelo si possono cogliere quegli elementi che fanno del Pontormo uno dei maestri della “maniera moderna”, attento alla lezione di Leonardo (suo primo maestro), interessato alle antichità ellenistiche e al contempo curioso di quanto accadeva Oltralpe. Un’opera, poi – quella conservata in san Michele - segnata, al pari di altre eseguite in quegli anni, da riflessioni sull'Apocalisse di Giovanni.
Attorno a questo tema, all'ascendente pontormesco e alla tendenza al recupero dell’arte del primo Cinquecento, e con essa del concetto di fiorentinità, si dipana il percorso espositivo. Tappe obbligate, anche perché condividono gli spazi della chiesa, sono la Pala del Santissimo Sacramento di Girolamo Macchietti – in cui l’artista sembra solo vagheggiare i modi del maestro, in ossequio ad una spiritualità devota – e l'Immacolata Concezione del Cigoli, per il quale Jacopo era stato, negli anni della sua formazione, un inesauribile modello di riferimento. Nessi tematici e stilistici sono poi esibiti all'interno della Compagnia con le opere del Bronzino, di Naldini, di Betti e dell’Empoli, che sentì forte il fascino del Pontormo, col quale condivideva anche le origini geografiche.
Nella Casa del Pontormo, oltre ai disegni di Jacopo che danno testimonianza dei suoi primi anni di formazione nella bottega di Leonardo, è conservata, ormai dal 1996, la Madonna del libro. Essa è inizio e fine, al tempo stesso, della mostra. Esposta in quelle stanze che videro Jacopo bambino (stanze che ancora oggi sono fedeli custodi di memorie intime e segrete), trae dall'attuale collocazione forza e alimento. Ci fa partecipi di una vita privata, di antichi affetti, di moti dell’animo, di un bagaglio di sentimenti, che pur sempre vivono nella corrispondenza tra chi va e chi resta.