Pino Pascali l’africano / Virginia Ryan / Frédéric Brouly Bouabré

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO CIVICO DI CASTELBUONO
Piazza Castello , Castelbuono , Italia
Date
Dal al

ma-do dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00

Vernissage
29/03/2015

ore 12

Catalogo
Catalogo: progetto di Paolo Di Vita Edizioni: Kalòs
Biglietti

intero € 4,00; ridotto € 2,00 (adulti oltre i 65 anni e ragazzi dagli 8 ai 18 anni, scolaresche e gruppi superiori a 12 persone); omaggio per bambini di età non superiore a 7 anni.

Artisti
Pino Pascali, Virginia Ryan, Frédèric Bruly Bouabré
Curatori
Laura Barreca, Santa Nastro
Uffici stampa
SILVIA MACCHETTO
Generi
arte contemporanea, personale, doppia personale
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Il Museo Civico di Castelbuono (Palermo) è lieto di presentare due mostre realizzate in collaborazione con la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Bari): Pino Pascali, l’africano, la prima esposizione mai realizzata prima in Sicilia dedicata ad uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del Ventesimo secolo, il cui lavoro quest’anno sarà esposto alla 56ª Esposizione internazionale d’Arte della Biennale di Venezia curata da Okwui Enwezor. E la doppia personale di Virginia Ryan, che presenta l’installazione Sirens in dialogo con un gruppo di opere dell’artista africano Frédéric Brouly Bouabré, incentrata sul mito delle sirene.

Comunicato stampa

Il Museo Civico di Castelbuono (Palermo) è lieto di presentare due mostre realizzate in collaborazione con la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Bari): Pino Pascali, l’africano, la prima esposizione mai realizzata prima in Sicilia dedicata ad uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del Ventesimo secolo, il cui lavoro quest’anno sarà esposto alla 56ª Esposizione internazionale d'Arte della Biennale di Venezia curata da Okwui Enwezor. E la doppia personale di Virginia Ryan, che presenta l’installazione Sirens in dialogo con un gruppo di opere dell’artista africano Frédéric Brouly Bouabré, incentrata sul mito delle sirene.

I progetti, a cura di Laura Barreca, Direttore del Museo e Santa Nastro, per la Fondazione Pino Pascali presentano una parte della produzione di Pino Pascali (1935 – 1968) ispirata al mito del selvaggio e al primitivismo, con l’intento di riattualizzarne la ricerca attraverso il lavoro intimamente legato alla tematica del Mediterraneo e dell’Africa, e alle loro mitologie condivise.

La mostra Pino Pascali, l’africano ricostruisce l’interesse dell’artista pugliese verso la ricerca di origini e di stili di vita più a contatto con la natura, in contrapposizione al mito della società moderna e del progresso tecnologico e industriale degli anni Sessanta, tema che ha suscitato l’attenzione di artisti e intellettuali, come il filosofo Claude Lévi-Strauss. Nel cinema, Tarzan è l’eroe per eccellenza dell’epoca e i film dei quali è protagonista, già in produzione dai primi decenni del Novecento, vengono diffusi e riprodotti a grande richiesta. Pino Pascali, particolarmente sensibile a queste tematiche, amava farsi fotografare abbigliato come un ‘selvaggio’, senza fare mistero di ispirarsi direttamente al personaggio fantastico di Tarzan.

L’interesse per il “primitivo” è presente in diverse opere di Pascali: dagli spot pubblicitari in cui raffigura animali della savana per lo studio Lodolo-Saraceni – in mostra a Castelbuono – fino alle finte sculture rappresentanti frammenti di dinosauri e cetacei; e ancora le liane, i ponti realizzati in strutture di pagliette di lana d’acciaio e gli attrezzi agricoli. Questi ultimi lavori, molti dei quali utilizzati come elementi delle sue azioni performative, sono documentati in mostra dalle fotografie provenienti dall’archivio del Museo Pino Pascali e dal video Africa, realizzato negli anni Sessanta per la RAI, dove Pascali lavora come aiuto-scenografo per trasmissioni che ottengono un grande successo di pubblico. In mostra sono esposti inoltre la serie dei Totem realizzati nella metà degli anni Sessanta con tecniche e materiali misti.

Una sezione didattica della mostra sarà dedicata alla proiezione dei documentari che approfondiscono la figura dell’artista e alla grande influenza che continua a esercitare il suo lavoro oggi, con un apparato di materiali cinematografici prodotto dalla Fondazione Museo Pino Pascali. Tra questi, il raro e prezioso film-tv prodotto da RAI TRE Pino Pascali o le trasformazioni del serpente del regista Marco Giusti e alcune produzioni realizzate nell’ambito del progetto arTVision – a live artchannel (www.artvision.agency) che raccontano l’opera di Pino Pascali e la vitalità del pensiero e della sua opera nell’arte contemporanea.

Fa da “contraltare” all’opera di Pino Pascali una doppia personale allestita nelle ex-scuderie del Castello, che coniuga passato e presente, attraverso la relazione con l’Africa e i suoi miti. Sono esposte le grandi sirene dell’artista australiana Virginia Ryan che da diversi anni lavora tra l’Italia e l’Africa, indagando il tema delle migrazioni, della memoria, della perdita e della trasformazione. Durante la sua permanenza tra il Ghana e la Costa d’Avorio la Ryan ha realizzato delle installazioni attraverso le quali la cultura e la spiritualità delle popolazioni indigene vengono rilette in un’ottica legata al vivere contemporaneo.

Dall’acqua come elemento d’origine e distruzione, con cui l’uomo da sempre si confronta trovandovi le proprie metafore esistenziali più intense, emergono le sette sculture di Surfacing, realizzate da Virginia Ryan in ferro e hair exstensions, ritraduzione del mito di Mami Wata (dall’inglese ‘Mammy Water’), con cui gli abitanti anglofoni chiamavano le immagini di una divinità mezza donna e mezza pesce delle popolazioni costiere dell’Africa Occidentale. Divinità sovrapponibile, nella sua ambivalenza di potenza seduttiva creatrice quanto distruttiva, al mito mediterraneo della sirena, il cui dolce canto stregava i naviganti. Mare nostrum, elemento e mito ancestrale, teatro di tragedie quotidiane legate all’emigrazione.

Accanto alle grandi code di lunghi capelli neri con cui Virginia Ryan raffigura le divinità africane, come emerse dagli abissi marini e fluttuanti nell’aria, sono esposti alcuni disegni di sirene cheFrédéric Brouly Bouabré, il più importante artista ivoriano -scomparso lo scorso anno- ha voluto realizzare per l’artista australiana nel 2010, a testimonianza delle loro affinità elettive. Si tratta di una serie di piccole opere a matita su carta, secondo il tipico formato adottato da Bouabré: una piccola immagine disegnata a penna e matita su una cartolina, circondata da un testo che corre sul bordo. Con questa stessa tecnica, Bouabré ha realizzato migliaia di “cartes postales” sui quali ha sempre realizzato disegni colorati intorno ai quale corre un testo. Ed è la scrittura “un rimedio che combatte l’oblio” che Bouabré ha utilizzato per raccontarci una storia, un’impressione, per riportarci attraverso la rivelazione dei segni, la conoscenza universale.

Il catalogo della mostra Pino Pascali, l’africano, edito da Kalòs Edizioni, con un testo introduttivo delle curatrici Laura Barreca e Santa Nastro, contiene i saggi Radici di Terra e di Mare di Rosalba Branà, direttrice della Fondazione Pino Pascali; Pascali, Tarzan, il mito del selvaggio e la nostalgia d’Africa di Marco Tonelli, autore del saggio Pino Pascali. Il libero gioco della scultura(Johan&Levi, 2011). La brochure della mostra Sirene di Virginia Ryan e Frédéric Bruly Bouabré contiene un’intervista di Valentina Bruschi a Virginia Ryan.

Durante il periodo della mostra il Museo Civico organizza dei laboratori didattici a cura di Giulia Gueci, realizzati sulle “pratiche africane” di Pino Pascali, e un calendario di rappresentazioni teatrali all’interno dell’installazione di Virginia Ryan, dal titolo La strada verso Itaca, a cura dell’Associazione teatrale Fiori di Carta.

Biografie artisti in mostra:

Pino Pascali (Bari 1935 – Roma 1968) è considerato una delle figure più importanti e significative nella scena artistica e culturale italiana degli anni Sessanta. Ebbe una carriera folgorante nel campo dell’arte e della comunicazione visiva: dalla prima mostra personale alla Galleria La Tartaruga di Roma nel 1965, alla Biennale di Venezia del 1968. Allievo di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti di Roma, Pascali si dedicò molto alla scenografia e alla pubblicità, collaborando con la RAI e la Lodolo-Saraceni Film, casa di produzione di film d’animazione, caroselli, spot pubblicitari e sigle televisive. Insieme a Boetti, Schifano, Festa, Kounellis e altri celebri esponenti dei movimenti dell’Arte Povera e della Pop romana, Pascali fu influenzato dalle tendenze internazionali, come il New Dada, la Pop Art, la Land Art e l’Arte Concettuale, sebbene risulti difficilmente collocabile nell’una o nell’altra corrente artistica. Le installazioni ambientali e le sculture di Pascali sono generalmente costituite da assemblaggi di materiali poveri o di riciclo, combinando, in modo creativo, forme arcaiche della cultura e della natura mediterranee (l’agricoltura, il mare, la terra e gli animali) con le forme infantili del gioco e dell'avventura, insieme alle icone e i feticci della cultura di massa. Morì tragicamente a Roma, all'età di 33 anni, lasciando un’eredità visuale, creativa e immaginifica oggi riconosciuta in tutto il mondo. www.museopinopascali.it

Virginia Ryan (Canberra, Australia, 1956. Vive tra l’Italia, la Costa D’Avorio e il Ghana) nata in Australia, ma cittadina italiana dal 1981, si è laureata alla National School of the Arts di Canberra (1979) e specializzata in Arteterapia all’Università di Edimburgo (1995). Ha vissuto e lavorato in Egitto, Brasile, Scozia e nell’Ex-Yugoslavia. Dal 2000 vive e lavora a Trevi, vicino Perugia, e ad Accra (Ghana) dove nel 2004 e co-fondatrice della piattaforma Foundation Of Contemporary Art (www.fcaghana.org). Dal 2009 inizia a lavorare in Costa D’Avorio, prima con uno studio ad Abidjan poi, dal 2013, nella città di Gand Bassam, la vecchia capitale coloniale, ora Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Tra le sue mostre recenti nel 2010 Surfacing’Dak’art (Biennale di DakarOFF) Senegal, a cura di Yacouba Konate e “Exposures” Biennale di Malindi. Virginia Ryan utilizza pittura, fotografia, scultura e installazione, e realizza progetti in collaborazione con artisti, antropologi e musicisti per approfondire tematiche legate alla terra, all’identità e alla memoria. Dal 2008 ha partecipato alle Biennali di Dakar, Malindi e Venezia e nel 2014 la Fondazione Museo Pino Pascali le ha dedicato la mostra personale Fluid Tales. www.virginiaryan.com

Frédéric Bruly Bouabré (Zéprégühé, Costa d’Avorio, 1921 – Abidjan, Costa d’Avorio, 2014) conosciuto come poeta, scrittore, cantastorie, archivista e artista, a partire dagli anni Quaranta, Bouabré inizia la sua riflessione sull’universo inteso come un grande testo da interpretare per svelare le connessioni intrinseche tra tutte le cose, a cui ha dedicato parte della sua vita attraverso la stesura di un manoscritto sulle tematiche esistenziali. In seguito, Bouabré inizia a trascrivere questi argomenti in forma grafica, disegnando a matita e penna sulle celebri tavolette, formato cartolina, sviluppando una tesi personale sulle relazioni tra linguaggio, simbolo, fenomeni naturali e modi di vivere africani. In oltre un centinaio di manoscritti, l’artista ha espresso la sua concezione aperta del mondo, abbracciando anche superstizioni locali, l’interpretazione delle nuvole e un suo sistema di colori con relativi significati, con l’ambizione di abolire le diversità. I suoi disegni dalle forme semplici sono circondati da un passe-partout con un testo esplicativo. A partire dagli anni Cinquanta Bouabré, convinto che l’autoconsapevolezza africana necessitava di una scrittura diversa da quella imposta dal potere coloniale, sviluppò un nuovo alfabeto Bété (sua etnia) per conservare una tradizione orale, oggi raccolto nell'enciclopedica serie di opere intitolate La Connaissance du Monde. Dopo la partecipazione alla mitica mostra Le Magiciens de la Terre al Centre Pompidou di Parigi nel 1989, l’artista ha preso parte a numerose mostre e biennali quali Johannesburg e Kwangiu (1997), Sidney (1998), Istanbul (2001) e Documenta 11 (2002).

The Museo Civico of Castelbuono (Palermo) is pleased to present two exhibitions organized in collaboration with the Fondazione Museo Pino Pascali of Polignano a Mare (Bari). Pino Pascali, the African is the first exhibition ever in Sicily devoted to one of the protagonists of Italian art of the Twentieth century. His work will be shown at the 56. International Art Exhibition of the Venice Biennale curated by Okwui Enwezor.

Sirens presents an installation by Australian artist Virginia Ryan, together with a group of works by the African artist Frédéric Brouly Bouabré, centred on the myth of mermaids. The project, curated by Laura Barreca, Director of the Museum and Santa Nastro, for the Fondazione Pino Pascali showcases part of the production of Pino Pascali (1935 - 1968) inspired by the myth of savages and primitivism, with the intent of the re-contextualizing his research intimately related to the issue of the Mediterranean and African cultures, with their shared mythologies.

The exhibition Pino Pascali, the African illustrates the artist's interest towards the search for origins and lifestyles more in contact with nature, as opposed to modern society’s myth of technological and industrial progress. These issues attracted the attention of artists and intellectuals in the Sixties, like the philosopher Claude Lévi-Strauss. The protagonist of the films dedicated to Tarzan presents the hero “par excellence” of the time. Already in production since the early decades of the twentieth century, in response to the great demand, the Tarzan series are distributed in Pino Pascali’s time. He is particularly sensitive to these issues and loved to be photographed dressed as a 'savage', making no mystery to be inspired directly by the fantastic character of Tarzan.

The interest in the "primitive" is present in several works by Pascali: from the commercials in which he depicts savannah animals for the Lodolo-Saraceni advertising studio - exhibited in Castelbuono - to the fake sculptures representing fragments of dinosaurs and whales; the lianas, the bridges made in steel wool and the series of farm tools. These latest works, many of which used as elements of performative actions, are documented in the exhibition by the photographs of the Fondazione Pino Pascali Archive. Also on show the short film Africa, made in the sixties for RAI Television, where Pascali worked as assistant set designer for the most successful TV programmes of the time. The exhibition also presents the series of Totems made in the mid-sixties with mixed media techniques and materials, from the Fondazione Pino Pascali and from a private collection.

An educational section of the exhibition will be dedicated to the screening of documentaries that give a survey on the figure of the artist and the great influence that his work continues to exert today, with film materials produced by the

Fondazione Museo Pino Pascali. Among them, the rare and precious TV movie produced by RAI TRE Pino Pascali o le Trasformazioni del Serpente directed by Marco Giusti and productions made within the project arTVision - a live art channel (www.artvision.agency) - that recount Pino Pascali’s seminal work and his influence in contemporary art.

As a "counterbalance" to the work of Pino Pascali, a double solo show by artists Virginia Ryan and Frédéric Bruly Bouabré is set in the former stables of the Ventimiglia Castle, combining past and present, through the relationship with Africa and its myths. On display are the great Sirens by Australian artist Virginia Ryan who – for several years now - works between Italy and Africa, investigating the issues of migration, memory, loss and transformation. During her stay in Ghana and the Ivory Coast Ryan she has created installations through which the culture and spirituality of indigenous peoples are reinterpreted in a perspective linked to contemporary living.

Water as an element of origin and destruction - with which man always confronts himself, finding in it his most intense existential metaphors - emerges in Virginia Ryan’s Surfacing. This installation consists of seven sculptures made of iron and hair extension, retranslation of the myth of Mami Wata (from English 'Mammy Water'), with which the local inhabitants of Anglophone coastal West Africa called the images of a deity half woman and half fish. This divinity is comparable, in its ambivalence of seductive power – both creative as destructive - to the Mediterranean myth of the mermaid, whose sweet song bewitched sailors. The Mare Nostrum, element of ancestral myth, is today the scene of daily tragedies related to migration.

The series of drawings of mermaids by Frédéric Bruly Bouabré, the most important artist of the Ivory Coast –who died last year- are exhibited alongside the great tails of long black hair with which Virginia Ryan depicts the African deities, as emerged from the depths of the sea and floating in the air. These drawing were especially made by Bouabré for Virginia Ryan in 2010, as testimony of their elective affinities. It is a series of small works in pencil on paper, in the typical format adopted by Bouabré: a small image drawn in pen and pencil on a postcard, surrounded by a text that runs along the rim. With this same technique Bouabré has made thousands of "cartes postales" on which he always made colourful designs with a text running around them. And writing is "a remedy that fights oblivion" that Bouabré has used to tell us a story, an impression, to bring us through the revelation of the signs, the universal knowledge.

The catalogue of the exhibition Pino Pascali, l’africano, published by Kalòs, with an introduction of the curators Laura Barreca and Santa Nastro, contains essays by: ​​Rosalba Branà, director of the Fondazione Museo Pino Pascali; Marco Tonelli, author of the book Pino Pascali. Il libero gioco della scultura (Johan&Levi, 2011). The brochure of the exhibition Sirens di Virginia Ryan e Frédéric Bruly Bouabré contains an interview with Virginia Ryan by Valentina Bruschi.

During the period of the exhibition the Museum will run educational workshops curated by Giulia Gueci, related to Pino Pascali’s "African practices", and a calendar of theatrical performances will be organised in relation to Virginia Ryan’s installation, entitled La strada verso Itaca, curated by Associazione teatrale Fiori di Carta.

Biographies of the artists

Pino Pascali (Bari 1935 - Rome 1968), an artist who was able to anticipate the most important trends of contemporary Italian art, died tragically in Rome at the age of 33. His research is considered fundamental in the artistic and cultural scene of the sixties, when he had his short, but brilliant, career: from the first solo show at the Galleria La Tartaruga in Rome in 1965 to his participation in the Venice Biennale of 1968. A student of Toti Scialoja at the Academy of Fine Arts in Rome, Pascali devoted himself largely to stage design for advertising, collaborating with RAI and Lodolo-Saraceni Films, a production company of animated films, carousels, commercials and television themes. Pascali was an important but fleeting presence in the art scene of the Rome of the sixties. Together with Boetti, Schifano, Festa, Kounellis and other famous exponents of the Arte Povera movement, or Roman Pop, his work was influenced by foreign trends such as New Dada, Pop Art, Land Art and Conceptual Art, therefore it is still difficult to place Pascali’s research in a precise artistic movement. His environmental installations and sculptures are generally composed using "poor" materials, which combine creatively archaic and natural forms of the Mediterranean culture (agriculture, sea, land and animals) with infantile shapes taken from the imagery of games and adventures, along with the icons and the fetishes of mass culture. For more information: http://www.museopinopascali.it

Virginia Ryan (Canberra, Australia, 1956. She lives between Italy, the Ivory Coast and Ghana) born in Australia but an Italian citizen since 1981, graduated from the National Art School in Canberra (1979) and specialized in Art Therapy at the University of Edinburgh (1995). She lived and worked in Egypt, Brazil, Scotland and in the Ex-Yugoslavia. Since 2000 Virginia Ryan divides her time between her studio in Trevi (province of Perugia) and the one in Accra (Ghana) where she established the Foundation of Contemporary Art (www.fcaghana.org). Since 2009 when she started working also in the Ivory Coast, first with a studio in Abidjan then, from 2013, in the city of Grand-Bassam, the old colonial capital, now a UNESCO World Heritage site. Virginia Ryan uses painting, photography, sculpture and installation, and often works on collaborative projects with artists, musicians and anthropologists to investigate issues related to territory, identity and memory. Since 2008 she has participated in the Biennials of Dakar, Malindi and Venice and in 2014 the Foundazione Museo Pino Pascali Museum dedicated a solo show to her,Fluid Tales. For more information: www.virginiaryan.com

Frederic Brouly Bouabré (Zéprégühé, Ivory Coast, 1921 - Abidjan, Ivory Coast, 2014) known as a poet, writer, storyteller, archivist and artist, from the 1940s Bouabré began his research on the Universe intended as a great text to be interpreted in order to reveal the intrinsic connections between all things. From there, his work focused on drafting a manuscript that addresses universal themes through great cycles of analysis. Subsequently, the artist began to transcribe these topics in graphic form, drawing in pencil and pen, creating his famous postcard size works, developing a thesis on the relationships between language, symbols, natural phenomena and African lifestyles. In over a hundred manuscripts, the artist expressed his open formula of the world, embracing even local superstitions, the interpretation of the clouds and his own colour system with its relative meanings. A comprehensive work which has the ambition to unite the diversity of the world. His simple designs are normally surrounded by an explanatory text. Since the '50s Bouabré, convinced himself that African self-awareness needed a different language than that imposed by the colonial powers, and so developed a new Bété alphabet (referred to his ethnic group), to preserve an oral tradition, today collected in his encyclopaedic series of works entitled, La Connaissance du Monde. His curiosity led him to reinterpret the shapes and symbols that surround us, creating allusive objects that became part of a language capable of giving a new perspective to our continuous attempt to interpret the world around us. After participating in the seminal exhibition The Magiciens de la Terre at the Centre Pompidou in Paris in 1989, the artist participated in numerous exhibitions and biennials such as Johannesburg and Kwangju (1997), Sidney (1998), Istanbul (2001) and Documenta 11 (2002).