Photography into Sculpture(un omaggio e un aggiornamento)
Casa Regis – Centro per la Cultura e l’Arte Contemporanea è orgogliosa di ospitare la mostra “Photography into Sculpture: un omaggio e un aggiornamento”, che presenta 11 artisti internazionali.
Comunicato stampa
Casa Regis – Centro per la Cultura e l’Arte Contemporanea è orgogliosa di ospitare la mostra "Photography into Sculpture: un omaggio e un aggiornamento", che presenta 11 artisti internazionali. Si tratta sia di un omaggio diretto alla storica mostra del 1970 al MoMA, sia di uno sguardo contemporaneo su dove si trova oggi la fotografia intesa come scultura.
Peter C. Bunnell curò una mostra rivoluzionaria intitolata "Photography into Sculpture" per il Museum of Modern Art di New York nel 1970. L’esposizione ricevette recensioni tiepide e, negli anni ’80, lo stesso Bunnell era convinto che l’esperimento della fotografia come scultura – ovvero immagini fotografiche utilizzate in maniera scultorea o tridimensionale – non avesse davvero continuato a svilupparsi. Forse l'evoluzione è stata più lenta di quanto lui si aspettasse, ma il movimento artistico attuale sembra dimostrare il contrario. Oltre al fatto che la mostra originale è stata riallestita più volte ricevendo entusiastiche recensioni, nel 2016 Mary Statzer ha pubblicato interviste con i partecipanti dell’esposizione originale, insieme ad altri esperti contemporanei del settore, riportando la discussione ai nostri giorni ("The Photographic Object 1970", University of California Press). È proprio in questa pubblicazione che la nota curatrice di Los Angeles, Rebecca Morse, nel suo capitolo "The evolving photographic object", afferma con precisione: «Ciò che diventa evidente è che gli artisti contemporanei hanno abbandonato la specificità del medium per una sempre maggiore ibridazione». Vengono subito in mente artisti noti come Christian Boltanski e Annette Messager, tra i più iconici.
Questo rinnovato interesse, a partire dagli anni 2000, per la storica mostra del MOMA è direttamente proporzionale al fascino che il tema esercita ancora oggi. Con questa esposizione, Casa Regis offre ad artisti provenienti da vari Paesi europei, dagli Stati Uniti e naturalmente dall’Italia, uno spazio in cui proseguire l’esplorazione di territori sperimentali. Sebbene ogni artista presenti contenuti altamente personali, il filo conduttore comune risiede nella ricerca mirata di materiali e/o modalità di allestimento.
Diversi artisti lavorano direttamente con la fotografia su carta di cotone, intervenendo manualmente sulla stampa, come il punto croce di Diane Meyer. Interviene sui paesaggi dove un tempo sorgeva il Muro di Berlino, facendo riferimento all'impatto psicologico che ancora rimane. L. Mikelle Standbridge graffia, ricama, incera e tinge le sue stampe, poi le modella in forme tridimensionali legate a temi corporei. Dawn Surratt utilizza tecniche sottili e quasi impercettibili di trasferimento delle immagini su carta di canapa, argilla di carta, o seta, lavorate a mano con cera fredda e pigmenti, racchiudendo il tutto in minuscoli flag book, evocativi di perdita e cambiamento.
Altri artisti hanno abbandonato del tutto la stampa su carta o vi lavorano oltrepassandone i limiti. Silvia Gaffurini attraverso un approccio interdisciplinare, unisce fotografia stampata su papier calque, disegni a goffratura e AI generativa, dando forma ad un futuro che la realtà ha smesso di immaginare. Henrik Miklos Andersen e Roberta Toscano stampano su Backlight (una trasparenza positiva): nel caso di Henrik, composizioni di foto di famiglia sono retroilluminate con luci LED; per Roberta, immagini celesti ed extracorporee sono illuminate da lightbox medici. Il secondo lavoro di Roberta, in realtà una performance, prevede l'esplosione di forme di sapone nel microonde, che ricordano le sue fotografie di nuvole. Fabiola Ubani trasmette abilmente uno spazio sospeso tra presenza e assenza, stampando scene di grandi dimensioni di eterei paesaggi del letto su garza e vetro. Anche Olga Caldas realizza un’atmosfera immersiva con installazioni: stampa su tessuto per vestire l’ambiente domestico con tovaglie, tappeti e tende. Inoltre, la sua tavola apparecchiata ospita fotografie stampate su piatti di ceramica. Oona Hyland, attratta anche lei dal linguaggio carico dei vasi di argilla - di materialità, territorio e ideologia - applica astrazioni fotografiche su brocche di ceramica.
Villiam Miklos Andersen, esperto nell’uso della tecnologia, utilizza scansioni TC per generare forme per le sue cornici futuristiche, tagliate in vetro acrilico al neon; per l’immagine centrale realizza incisioni al laser su acrilico specchiato. La sua immagine high-tech di una fragola parla di frutti aumentati e di un accesso al cibo mediato dalle macchine. Bennie Flores Ansell è un’artista installativa di tipo diverso, in quanto fa riferimento alla fotografia in modo indiretto, attraverso reperti ausiliari o “dietro le quinte” come diapositive, filtri a contrasto variabile, bobine di pellicola ortografica 35 mm e pellicole dicroiche. Le sue sculture e proiezioni luminose riutilizzano in modo giocoso questi reperti analogici storici, richiamando l’atto stesso del fare fotografia.
La diversità di stile e di temi è evidente: ogni artista segue un approccio profondamente personale sul ruolo della fotografia in un contesto multimediale o scultoreo. Ciò che è innegabile è che l’integrazione del medium fotografico per esprimere tematiche contemporanee continuerà a crescere e a tenere il passo con i prodotti e gli sviluppi tecnologici.
L. Mikelle Standbridge
Artisti: Olga Caldas, Bennie Flores Ansell, Silvia Gaffurini, Oona Hyland, Diane Meyer, Villiam Miklos Andersen, Henrik Miklos Andersen, L. Mikelle Standbridge, Dawn Surratt, Roberta Toscano, Fabiola Ubani