Percorsi di Luce – Tendenze della Fotografia contemporanea

Informazioni Evento

Luogo
VILLA POMINI
Via Don Luigi Testori 14, Castellanza, Italia
Date
Dal al

venerdì e sabato 15/19 – domenica 10/12,30 – 15/19

Vernissage
10/02/2013

ore 18

Contatti
Email: info@archiviofotografico.org
Sito web: http://www.archiviofotografico.org
Biglietti

ingresso libero

Curatori
Claudio Argentiero
Generi
fotografia, collettiva
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Una iniziativa ricca di spunti di riflessione, che traccia un confine tra fotografia d’arte, ricerca personale e progettualità. Un progetto ideato dall’Archivio Fotografico Italiano con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del comune di Castellanza.

Comunicato stampa

PERCORSI DI LUCE – Tendenze della fotografia contemporanea.
Mostre a cura di Claudio Argentiero - Archivio Fotografico Italiano
10 febbraio – 3 marzo 2013
Villa Pomini – Castellanza (Va)

L’A.F.I.-Archivio Fotografico Italiano, che ha come finalità quella di promuovere la fotografia in tutti i suoi aspetti, valorizzare e far conoscere i giovani autori, diffondere la cultura della preservazione di immagini storiche, moderne e contemporanee, incoraggiando il collezionismo, con il patrocinio dell’ASSESSORATO ALLA CULTURA del Comune di Castellanza (Va), organizza dal 9 FEBBRAIO 2013 al 3 MARZO 2013 presso la storica villa Pomini, la rassegna fotografica dal titolo: PERCORSI DI LUCE – Tendenze della fotografia contemporanea.

Quattro le esposizioni in programma:

DEPENDENCY di Giovanni Presutti

(…)Ironia e spiazzamento, strategie di comunicazione sempre più diffuse nella cultura attuale, sono quelle scelte da Giovanni Presutti in Dependency, opere fotografiche che riflettono sulla dipendenza come strumento di sopravvivenza alla vita contemporanea. Con grande capacità di sintesi l'autore restituisce un ritratto veritiero della nostra società, facendoci sorridere di fronte alle singole immagini, ma soprattutto favorendo un'accurata riflessione d'insieme sull'uomo che, attraverso un eccesso di comportamenti e la conseguente assuefazione, mette a nudo le proprie debolezze, quella fragilità di fondo che nonostante cerchi di mascherare si delinea come suo tratto distintivo. (…)Presutti però non sceglie l'approccio drammatico, non vuole appesantire il discorso come invece fanno alcuni fotografi della sua generazione, non c'è retorica nelle sue fotografie, il suo sguardo è ironico ma profondo, divertito ma critico, le immagini sono impaginate con grande rigore e pulizia, i colori, dove presenti, sono accesi e calibrati in modo da guidare lo sguardo del fruitore sugli aspetti più significativi. Il linguaggio utilizzato da Presutti è affine a quello della moda e della pubblicità, entra nel dibattito sociale senza enfasi come Oliviero Toscani in alcune sue celebri fotografie, privo però di quello stile dissacrante a tutti i costi. Mette in scena i suoi sogni, le idee e gli incubi come fa Maurizio Cattelan nel progetto editoriale Toilet Paper attraverso l'obiettivo di Pierpaolo Ferrari(…). Luca Panaro
Giovanni Presutti nasce a Firenze il nel 1965 dove vive. Dopo la laurea in Legge si diploma nel 1998 presso la Scuola Art’E di Firenze, Nel 2004 frequenta il Master di reportage alla scuola John Kaverdash di Milano e dal 2003 al 2005 partecipa al progetto Reflexions Masterclass sotto la supervisione di Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret. Successivamente ha una intensa attività espositiva in Italia e all’estero (tra le città in cui ha esposto Parigi, Londra, Madrid, San Pietroburgo, Roma, Milano, Torino, Firenze, Venezia, Napoli) presso gallerie, musei e centri culturali sia pubblici che privati, ultime delle quali la partecipazione alla edizione 2011 della Biennale di Venezia e alla edizione 2012 del festival di fotografia Rencontres D'Arles. Consegue vari premi trai quali: vincitore del Premio Firenze - Fiorino d'oro (2007), vincitore del Portfolio dell’Ariosto (2007), vincitore del premio A better world (2008), finalista al premio Arte Laguna (2011 e 2012), vincitore del premio Musa alla Biennale d’arte Mercurdo (2011), vincitore del premio di fotogiornalismo Obiettivo Reporter (2011), vincitore del premio Memorial Giacomelli (2011), selezionato per Descubrimientos Photoespana (2012), vincitore del premio Donkeyartprize (2012), finalista premio Ponchielli (2012), vincitore del premio Fofu Photo Challenge (2012). Pubblica su varie riviste tra cui Vanity Fair e Sette magazine e nel 2008 esce il suo primo libro “Mirror” con la casa editrice Polyorama. E' tra gli autori del progetto Photo Ltd collezionismo foto d'autore curato da Daniela Trunfio e fa parte del collettivo Synap(see).

IL GENE ROSSO (MC RI) di Annamaria Belloni

Alcuni scienziati hanno calcolato che alla fine di questo secolo i rossi di capelli potrebbero estinguersi, in quanto il gene che li contraddistingue, MC R1, è recessivo ed è posseduto soltanto dal 2% della popolazione mondiale, mentre i portatori “sani” di questo gene sarebbero meno del 4%.
La loro scomparsa quindi è molto probabile, anche se in passato si sono dimostrati più forti degli altri: nel nord Europa infatti i rossi sono prosperati in condizione di scarsa luce solare, mentre la popolazione “normale” soffriva di rachitismo.
Lo stesso gene MC R1 è presente nei setter irlandesi e negli scoiattoli rossi. La maggior parte del popolo “rosso” vive in Scozia ed in Irlanda, mentre in Italia se ne incontrano relativamente pochi…
I rossi ritratti sono quindi conoscenti o, molto più spesso, persone fermate per strada, una sorta di catalogazione non schematica delle chiome rosse e dei loro “portatori”, accomunati da sguardi attenti, quasi consapevoli (anche in tenera età) del fatto di essere sempre più rari, e dunque sempre più speciali.

Annamaria Belloni è nata a Genova nel 1964 e vive e lavora a Piacenza, dove gestisce uno studio fotografico. Dopo essersi laureata in Lingue e Letterature Straniere trascorre alcuni anni in Germania. Si avvicina alla fotografia nel 1989, affiancando questa passione al lavoro di traduttrice; dal 1999 si dedica esclusivamente alla professione di fotografa.
Si occupa prevalentemente di ritratto e paesaggio urbano, indagando sulla figura e sulla condizione dell'uomo contemporaneo. Utilizza soprattutto la pellicola a colori in medio formato.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive sia in Italia che all'estero e si occupa inoltre della promozione di mostre e di autori che lavorano nell'ambito della ricerca fotografica. E' co-ideatore e direttore artistico di "Fotosintesi", festival internazionale di fotografia giunto alla quinta edizione.

STESSA SPIAGGIA, STESSO MARE di Marco Rigamonti

Le foto sono state scattate sul litorale tra Nizza e Cannes. Il lavoro è basato sul raffronto di due immagini che rappresentano lo stesso luogo. La fotografia a sinistra nel dittico è stata scattata in inverno, la seconda nell’estate seguente.
Per anni ho vissuto la Costa Azzurra esclusivamente d’inverno e naturalmente l’ho fotografata.
Vuota, senza persone ma con le nuvole e quelle evanescenti tonalità pastello che caratterizzano questo litorale.
Poi un anno, solo un anno, ho deciso di tornare anche d’estate. Ho fotografato gli stessi luoghi che avevo ripreso l’inverno precedente. Un lasso di tempo di soli otto mesi ma una sensazione completamente diversa.
La luce così chiara e netta ha cambiato i colori, le cose e gli oggetti che prima svanivano nell’abbraccio del mare e che ora hanno cambiato identità. E le nuvole che si confondevano quasi con l’acqua? Non ci sono più, il cielo ora è azzurro, luminoso, terso e l’orizzonte netto.
Mi accorgo che l’atto del fotografare si è trasformato da momento contemplativo ed estatico a
testimonianza di un altro modo di essere dello stesso spazio.
I luoghi sono gli stessi ma la loro anima è cambiata, il tempo e l’uomo con i suoi interventi e con la sua presenza, li hanno mutati, forse violati per sempre nella mia memoria.

Marco Rigamonti nasce a Piacenza nel 1958. Si laurea in ingegneria nucleare nel 1983 e durante gli studi universitari si appassiona alla fotografia. Esercita la professione di fotografo dal 1995.
E’ stato direttore del Festival Internazionale di Fotografia “Fotosintesi”.
Ha esposto in importanti spazi in Italia e all’estero, anche in festival ed eventi di rilievo in Francia e Spagna, ha vinto rilevanti premi a livello internazionale, ha pubblicato due libri: Promenade ed Pazzini 2010 e Stessa spiaggia, stesso mare 2012.
Sue immagini fanno parte di collezioni tra cui l’International Polaroid Collection.
BLACK WATER di Anna Laviosa

Nel maggio del 2012 ho avuto l'occasione di frequentare un workshop di stampa fine art tenuto da Antonio Manta e organizzato dall' Archivio Fotografico Italiano.
Dall' urgenza di volermi mettere subito alla prova nel dimostrare di essere riuscita ad assimilare almeno parte degli insegnamenti ricevuti, sono nati questi autoscatti digitali convertiti in bianco e nero.
Nero come il carbone e bianco come la pelle.
E il modo più immediato di visualizzare i contrasti che avevo in mente è stato proprio sfruttare la tonalità diafana della mia pelle.
Pur essendo il prototipo di un progetto più ampio che coinvolgerà altre donne, altre vasche da bagno e diverse cucchiaiate di amido di riso, la sequenza di autoscatti ha una sua struttura narrativa portante.
Ad eccezione della fotografia che si ispira anche e dichiaratamente al celebre dipinto dell' Ophelia di John Millais, le immagini prendono spunto dal finale di Martin Eden, romanzo di Jack London.
Il protagonista decide di buttarsi in mare per togliersi la vita. Si tuffa una prima volta, ma l' istinto di sopravvivenza lo riporta a galla. Riprova, poi, con maggiore convinzione immergendosi a capofitto fino a sprofondare nel buio. " Solo questo seppe. Sprofondava nel buio. E nel momento stesso in cui lo seppe cessò di saperlo. "Un finale che, come il mio progetto, non vuole essere né inquietante né luttuoso, ma solo vividamente drammatico”.

Nata il 10 maggio 1985, Anna Laviosa si laurea in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Genova ( 2007 ) e consegue la laurea specialistica in Scenografia all’ Accademia Linguistica di Belle Arti di Genova nel 2010.
Amante del teatro e attrice amatoriale, nel 2009 è selezionata come allieva del corso di Fotografia di scena presso l’ Accademia del Teatro alla Scala. Un anno dopo, grazie all’incontro con il regista Peter Stein durante la messa in scena de “ I Demoni ”, ottiene una pubblicazione sul New York Times.
Ha esposto i suoi lavori in diversi spazi in Italia e il progetto Black Water è stato presentato a Photissima Art Fair – Torino 2012.