Pensare concreto

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA BIANCONI
Via Lecco 20, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Apertura straordinaria START Milano:
16 settembre_fino alle 22.00
17 settembre_fino alle 21.00
18 settembre_ 12.00 – 19.00
Orari: lunedì>sabato 10.00 – 13.00, 14.00 – 19.00

Vernissage
15/09/2011

ore 18.00 – 21.00

Contatti
Email: info@galleriabianconi.com
Catalogo
Catalogo: Galleria Bianconi a cura di Flaminio Gualdoni
Artisti
Roberto Crippa, Atanasio Soldati, Mario Nigro, Mario Davico, Gualtiero Nativi
Curatori
Flaminio Gualdoni
Uffici stampa
GOODWILL
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il percorso della mostra – che tra l’altro presenta sia opere esposte in mostre internazionali che opere in mostra nel 1950 alla famosa galleria La Bussola di Torino – andando oltre la ricostruzione di un periodo ormai indagato a fondo, parte da qui per proiettare un nuovo sguardo e una nuova riflessione sulla generazione di artisti che da questo si è formato.

Comunicato stampa

La Galleria Bianconi inaugura con START Milano, il 15 settembre 2011, alle ore 18.00, Pensare concreto, mostra a cura di Flaminio Gualdoni dedicata a una generazione di artisti italiani formatasi, tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta, in seno alla cultura astratta e concreta: dal maestro Atanasio Soldati alle figure di Mario Nigro, Mario Davico, Gualtiero Nativi, Roberto Crippa.
Il percorso della mostra - che tra l’altro propone opere esposte sulla scena internazionale e un’interessante serie di tele di Davico presentate in una storica mostra tenutasi alla galleria La Bussola di Torino nel 1950 – non intende ricostruire ancora una volta una temperie ormai indagata a fondo, ma sceglie di riflettere per exempla sulle coloriture diverse che essa proietta su chi, appartenente alla generazione nuova, si forma in seno alla cultura astratta e concreta.
La ricostruzione di questo importante momento dell’arte italiana - rari per esempio sono i Crippa di questo periodo - si sposta così, in maniera inedita e profonda, sulle coloriture di un passaggio storico radicale per l’arte a venire in cui sono nate nuove visioni dell’arte e interpretazioni del ruolo dell’artista e del suo impegno.

Nell’arte concreta “qualcosa, che prima esisteva nel mondo delle idee, diventa una realtà che può essere controllata ed osservata. La pittura concreta è quindi una rappresentazione della realtà di pensieri astratti, invisibili”. Così scrive Max Bill nel febbraio del 1946 pubblicando il saggio Pittura concreta, che apre in Italia le vie della nuova arte geometrica.
A partire da quella riflessione la mostra, concepita da Flaminio Gualdoni e Renata Bianconi, raccoglie una serie significativa di opere esemplari del momento in cui, intorno al 1950, seguendo il magistero di Atanasio Soldati, padre dell’astrazione storica, autori come Mario Nigro, Mario Davico, Gualtiero Nativi, Roberto Crippa hanno affrontato la forma concreta come scelta essenziale per affermare l’autonomia incontrattabile della pratica artistica, in un tempo in cui ancora ne prevaleva un intendimento subordinato a fedi, ideologie, programmi altrimenti motivati.
“Modernità è per loro, in primo luogo, rivendicazione radicale dell’autonomia incontrattabile della pratica artistica, e consapevolezza che la responsabilità storica dell’artista, il suo impegno, sono tanto più forti quanto più basati non sulla dipendenza da fattori estranei ed estemporanei, ma su una filosofia del fare in grado di modificare la realtà esistente.” scrive Gualdoni nel saggio introduttivo al catalogo. Questa generazione nuova sceglie “non il percorso verso la forma irrelata, ma di tale irrelatezza l’assunzione naturale e il metabolismo verso le avventure infinite della forma possibile”, facendo del pensare concreto una delle grandi radici dell’arte del secondo dopoguerra.
Non è un caso che la critica d’arte e giornalista Santa Nastro, offrendo con il proprio contributo in catalogo uno sguardo giovane alla mostra, affermi che “Pensare concreto non è né un motto, né un arguto gioco di parole” ma suoni “più che altro come un invito, un modo, magari sibillino, a considerare nuovamente l'arte come un attore necessario e protagonista della società e dei suoi sempre più rapidi e dolorosi mutamenti. Pensare concreto può essere un'opportunità per guardare l'oggi, raccontando una storia di ieri.”.