Paolo Grassino – Per sedurre gli insetti
Per la prima volta l’artista sposta la sua attenzione dalla figura umana e animale a un nuovo soggetto di interesse: l’insetto.
Comunicato stampa
Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto” (“La Metamorfosi”, Franz Kafka)
Maurizio Caldirola Arte Contemporanea è lieta di ospita “Per sedurre gli insetti” di Paolo Grassino (Torino, 1967). Per la prima volta l’artista sposta la sua attenzione dalla figura umana e animale a un nuovo soggetto di interesse: l’insetto.
E’ consuetudine per Paolo Grassino porre i soggetti delle proprie opere in rapporto con un corpo estraneo, un oggetto che immediatamente crea una sorta di narrazione, il quale conferisce dinamicità alle parti. In questa occasione decide di dare vita ad una composizione brutale, terrena, mortale e dal grande nucleo sospeso di bozzoli scuri lascia discendere un lume che tocca il terreno e che rappresenta l’irresistibile oggetto del desiderio degli inermi insetti, irrimediabilmente sedotti dalla luce e dal calore, inevitabilmente condannati alla morte. Il congegno di seduzione e morte di Paolo Grassino agisce quindi in un meccanismo inesorabile e implacabile; l’istinto che spinge l’insetto verso la luce è lo stesso che lo condurrà alla morte. Ma l’artista non si pone come un sadico scacchiere del trapasso, quanto più mette in luce la normale violenza ed efferatezza che contraddistingue il mondo animale, rendendolo metafora feroce del mondo contemporaneo, caratterizzato dal cinismo, dall’indifferenza e dall’apatia tra gli individui.
Quando Franz Kafka scrive la “Metamorfosi”, nel 1915, articola anch’esso una lunga metafora che vuole denunciare l’oppressione che l’individuo subisce dalle regole sociali a lui imposte e la conseguente manipolazione al ribasso della sua personalità, l’alienazione in cui si ritrova a vivere, privato della propria libertà. Ecco allora che Gregor Samsa si sveglierà trasformato in disgustoso insetto, incapace di comunicare con il mondo, emarginato, abbandonato ed infine, dopo essersi lasciato morire, dimenticato.
Come sempre Paolo Grassino pone dei quesiti all’osservatore, portandolo a riflettere sulle tematiche deontologiche legate all’uomo.
Oltre all’installazione sono presenti in mostra numerosi disegni acrilici rappresentanti ambigui grovigli, parti anatomiche, termografie, uova, ragnatele, soggetti costruiti con particolare venerazione e rispetto nei confronti della pittura, al punto da portare l’artista a toccarla appena con il pennello e a scegliere di interagire con essa attraverso l’acqua, inibendo il più possibile il medium della mano.
Paolo Grassino vuole dipingere ma al tempo stesso negare la pittura in un gioco di rimessa e celebrazione, che porta le sue carte ad apparire traslucide ed astratte composizioni terrene.
Tra le esposizioni di maggior prestigio la recente mostra personale “Magazzinoscuro” al MAC di Lissone (2015). Nel 2013 è pubblicato un volume edito da Skira che raccoglie i lavori più significativi dal 1992 al 2012 ed è presentato in occasione della mostra personale “Percorso in tre atti” negli spazi di Milano del Centro d’arte contemporanea Luigi Pecci. Sempre nel 2013 l'IIC di Madrid gli dedica una mostra personale. Phillip Van den Bossche lo invita all’edizione del 2012 di Beaufort 04-Triennial of Contemporary Art by the Sea di Ostenda. Nel 2011 Luca Massimo Barbero gli dedica una sala personale al MACRO di Roma e sempre nello stesso anno è la partecipazione alla Quarta Biennale di Mosca . Dello stesso anno la partecipazione a mostre in musei pubblici internazionali come il Frost Art Museum di Miami e il Loft Project ETAGI di San Pietroburgo. Del 2010 è la mostra antologica al Castello di Rivalta (TO) mentre l’anno precedente partecipa alla mostra Essential Experience al museo RISO di Palermo (2009). Nel 2008 fondamentale la mostra personale in Francia al Museo di Saint-Etienne e nello stesso anno l’invito alla XV Quadriennale d’Arte a Roma. Del 2005 è la grande installazione “Armilla” sulla facciata della Fondazione Palazzo Bricherasio a Torino, mentre nel 2000 la GAM di Torino gli dedica una mostra personale.