Palindromes. Or the imaginary border

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO ZIINO
Via Dante 53, Palermo, Italia
Date
Dal al

lunedì – venerdì 9.30 – 18.30

Vernissage
19/12/2019

ore 19

Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Undicesimoappuntamentoespositivo del programmatriennale:

VISUAL STARTUP. Progetti del Contemporaneo / Contemporary Projects

Direzioneartistica — Mario Zito, Daniela Bigi, Gianna Di Piazza

ProgettoGrafico — FaustoGristina

Comunicazionevisiva — Renato Galasso, FaustoGristina

Curatori
Emilia Valenza, Rosa Persico, Alba D’Urbano
Generi
arte contemporanea, collettiva
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Collettiva dal titolo Palindromes. Or the imaginary border / Palindromi. O il confine immaginario.

Comunicato stampa

Collettiva dal titolo Palindromes. Or the imaginary border / Palindromi. O il confine immaginario, progettoideato da Serena Giordano e mostra a cura di Alba D’Urbano, Rosa Persico e Emilia Valenza.

Undicesimoappuntamento di Visual Startup, ilprogramma di direzioneartistica di Palazzo ZiinocheilComune di Palermo ha affidato dal 2016 all’Accademia di Belle Arti di Palermo, „PALINDROMI. O il confine immaginario“, nasce da un dialogo aperto tra L’accademia di Belle Arti di Palermo e la HochschulefürGrafik und Buchkunst di Lipsia, grazie a un accordo Erasmus e al supporto del DAAD tedesco.

Suuna proposta di Serena Giordano (artista e docente), raccolto daAlba D’Urbano (HGB Leipzig) e da Rosa Persico e Emilia Valenza (ABA Palermo), è iniziato, nel 2018, un percorso di riflessione per focalizzare l’attenzione sull’esistenza dei confini, sulle conseguenze che essi hanno sulla vita dei cosiddetti “migranti”, ai quali viene negato il diritto alla circolazione e alla cittadinanza. Ma esistono anche dei confini invisibili per coloro che godono dei diritti di base, e sono un insieme di condizioni che potrebbero essere sintetizzate come “confini immaginari”.Meno visibile è il confine, più concreto è per coloro a cui viene negato l’accesso. In altre parole, al fine di definire le regole di esclusione, è necessario creare altre regole, indispensabili al riconoscimento dell’inclusione e completamente immaginarie.

Partiti dall’idea di fare una ricerca all’interno del proprio confine “immaginario”, in altre parole all’interno dell’immagine stereotipata interiore che “pre-figura” la cultura “altra” ­– in questo caso in un gioco “Palindromo” speculare quella italiana e quella tedesca – gli studenti sono approdati, dopo i due semestri di lavoro al progetto, a realizzare una serie di opere inter- e multi-mediali che si confrontano con una gamma di temi correlati al discorso iniziale, ma ne allargano i confini a problematiche attuali da loro sentite con urgenza. E del resto, Palermo e Lipsia sono città estremamente significative rispetto al tema proposto da Palindromes. Palermo, storico crocevia del Mediterraneo, oggi (pur con tutte le sue contraddizioni) si mostra ancora città aperta e solidale. Lipsia, ex DDR, spopolata dopo il crollo del muro di Berlino, è teatro di innumerevoli iniziative a favore di rifugiati e migranti, in controtendenza con il clima preoccupante di alcune parti della Sassonia.

Su questi temi, ventitré artisti, studenti dell’ Accademia di Belle Arti di Palermo e della HochschulefürGrafik und Buchkunst (Academy of Fine Arts di Lipsia)si sono potuti confrontare, lavorando in entrambe le città. Alcuni tra loro, provenienti da varie parti del mondo, come Cina, Corea, Stati Uniti, Brasile, Iran e Russia, hanno lavorato nella doppia veste di artisti e migranti, raccontando, attraverso installazioni e video, le loro preziose testimonianze. Alba D’Urbano, con l’assitenza di Angelika Waniek, ha coordinato e seguito gli studenti tedeschi della “Classe Intermedia”, mentre Rosa Persico ed Emilia Valenza hanno lavorato con gli studenti palermitani di Decorazione, Scultura, Arte ambientale e Didattica museale.

Il progetto ha avuto nel suo dna, fin dal concepimento, l’intenzione di valicare la distanza tra i paesi che ospitano le Accademie di Lipsia e Palermo e di provare a stabilire delle relazioni sulla base di un confronto di esperienze ed evidentemente di creatività. Il palindromo nel caso di una dialettica aperta tra le due istituzioni accademiche è stato un gioco a rimbalzo di idee, aspettative, visioni, posizioni determinate da un “concetto di appartenenza” a latitudini diverse, a luoghi distanti l’uno dall’altro del mondo, ma accomunati da un sentire comune, ossia il superamento del concetto di identità culturale, in nome di una cultura ampia, diffusa, antigerarchica, spugnosa e assorbente di apporti locali, specifici, interstiziali.

Nell’esposizione realizzata negli spazi di Palazzo Ziino vengono presentati, insieme ad opere che affrontano il tema del confine “mediatico” immaginario, lavori che pongono la questione dell’identità e della nazionalità oppure oggetti che tematizzano le traiettorie dei percorsi dei rifugiati e dei migranti; video che fanno riferimento a problematiche relative alla povertà globale (spesso causa di migrazione), sono affiancati da sculture che hanno per oggetto la lotta alle risorse, i razzismi in atto, i perimetri fisici modificabili, o da istallazioni che fanno riferimento al disastro ambientale che ne consegue.

Nel suo insieme la mostra offre un panorama pieno di interferenze e di riferimenti, una rete di collegamenti e associazioni, che dallo sguardo sul privato arriva a dare un’immagine frammentaria e discontinua, quasi distopica, del sociale e del politico.

Partecipano ventitre studenti di diversa nazionalità e si presenta come il segno che l’arte è inclusiva, dialetticamente libera e aperta, un luogo dove il confine, reale o immaginario è abolito.