Open Group – Years
Associazione Culturale Dello Scompiglio presenta la mostra Years del collettivo ucraino Open Group, a
cura di Angel Moya Garcia.
Comunicato stampa
L’Associazione Culturale Dello Scompiglio presenta la mostra Years del collettivo ucraino Open Group, a
cura di Angel Moya Garcia. Dopo il successo riscontrato nel 2024 con la partecipazione alla 60ª Biennale
di Venezia con il progetto Repeat after me II nel padiglione polacco, Yuriy Biley, Pavlo Kovach e Anton Varga
tornano in Italia con un progetto site-specific concepito per gli spazi della Tenuta.
Nel 2014 la Russia ha annesso la Crimea e sostenuto l’insurrezione armata nel Donbass, dando inizio a
una fase di conflitto a bassa intensità e a otto anni di tensioni con l’Ucraina e l’Occidente. Nel febbraio
2022 Mosca ha lanciato una vasta invasione su larga scala, puntando inizialmente alla conquista di Kiev:
l’attacco è stato respinto, costringendo l’esercito russo a concentrare le operazioni soprattutto a est e nel
sud del Paese. Nel corso del 2022 l’Ucraina ha riconquistato importanti territori, ma nel 2023 la guerra si
è trasformata in un conflitto di logoramento, caratterizzato da fronti statici, enormi perdite e un crescente
impiego di droni e artiglieria. La Russia ha cercato di consolidare il controllo sul Donbass, mentre Kiev ha
lanciato controffensive con il sostegno militare ed economico dell’Occidente, ottenendo però progressi
limitati. Nel 2024 il conflitto si è ulteriormente irrigidito, con attacchi russi e ucraini anche in profondità nei
territori avversari, mentre la comunità internazionale oscilla tra il sostegno a lungo termine a Kiev e i tentativi
di mediazione. Oggi, nel 2025, la guerra resta aperta e incerta, senza una prospettiva chiara di conclusione.
Secondo i dati più recenti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), diffusi
attraverso la Missione di Monitoraggio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite in Ucraina (HRMMU), il numero
di vittime e feriti è estremamente approssimativo, delicato e incerto. Le Nazioni Unite sottolineano che il
numero effettivo è probabilmente significativamente superiore a qualsiasi stima, rapporto, narrazione o
statistica, poiché molti morti e feriti nelle aree occupate o fortemente contese non possono essere verificati
in modo indipendente. Le Nazioni Unite non forniscono stime ufficiali delle perdite militari, né ucraine
né russe, a causa della mancanza di canali affidabili per la verifica indipendente. Queste informazioni
derivano dai rapporti ufficiali dell’OHCHR e dell’HRMMU, che rimangono tra le fonti più riconosciute a livello
internazionale e metodologicamente trasparenti.
Nell’installazione Years, le proiezioni di date incise sulle lapidi si espandono nello spazio, trasformando il
passare del tempo in un lento flusso di luce che serpeggia fra le pietre. Questo ritmo luminoso non solo
segna il passare degli anni, ma evoca anche la fine delle relazioni lacerate dalla guerra, la fragilità della
memoria e la sua ostinata persistenza. La mostra si snoda come una costellazione di opere video che
occupano lo spazio espositivo, traducendo la devastazione della guerra in una forma tangibile e sensoriale,
dissolvendo la freddezza astratta dei numeri per restituire allo spettatore la cruda immediatezza della
perdita, qualcosa che non può essere ridotto a statistiche. Queste opere parlano non solo di conflitto, ma
anche della persistenza della memoria, di presenze che aleggiano nello spazio e ne attraversano il silenzio
come echi di vite passate. Dietro ogni opera pulsa una moltitudine di vite, connessioni e storie che si
rifiutano di scomparire.
In questo contesto, il lavoro del collettivo si manifesta come un atto di testimonianza, un gesto che,
preservando ciò che la guerra cerca di cancellare, apre uno spazio di denuncia, consapevolezza ed
elaborazione della perdita