On the verge – Sette giovani fotografi europei

Informazioni Evento

Luogo
CAMERA CENTRO ITALIANO PER LA FOTOGRAFIA
Via delle Rosine 18 10123 Torino, Torino, Italia
Date
Dal al

Lunedì 11.00 - 19.00
Martedì 11.00 - 19.00

Mercoledì 11.00 - 19.00
Giovedì 11.00 - 21.00
Venerdì 11.00 - 19.00
Sabato 11.00 - 19.00
Domenica 11.00 - 19.00

Chiusura
24 dicembre 2022
25 dicembre 2022

Orari speciali
31 dicembre 2022 11.00-15.00
1 gennaio 2023 15.00-19.00

Vernissage
04/11/2022

ore 19-21

Biglietti

Project Room, ingresso gratuito Ingresso Intero € 12 Ingresso Ridotto € 8, fino a 26 anni, oltre 70 anni e per i soci / possessori / iscritti: Alliance Française AFIP – Associazione Fotografi Professionisti, Aiace Torino, Amici della Fondazione per l’Architettura, APC Gold Card, Card “Io Leggo di Più”, Card MenoUnoPiuSei, Centro Congressi Unione Industriale Torino, COOP, Eni Station, Enjoy, FAI – Fondo Ambiente Italiano, FIAF, Hangar Bicocca, Medicina e Misura di Donna Onlus, Ordine degli Architetti, Slow Food, Touring Club Italiano. E per possessori del biglietto d’ingresso di: Gallerie d’Italia (Torino, Milano, Napoli, Vicenza), Forte di Bard, Museo Nazionale del Cinema, MEF – Museo Ettore Fico. Ingresso Gratuito Bambini fino a 12 anni Possessori Abbonamento Musei Torino Piemonte, possessori Torino + Piemonte Card, soci ICOM. Visitatori con disabilità e un loro accompagnatore. Guide turistiche abilitate. Servizio di biglietteria e prevendita a cura di Vivaticket.

Curatori
Giangavino Pazzola
Generi
fotografia, collettiva
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On the Verge (Nel limite) è la nuova mostra che CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone nella sua Project Room.

Comunicato stampa

ON THE VERGE
Sette giovani fotografi europei

Project Room, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia
4 novembre 2022 - 8 gennaio 2023

Mostra a cura di Giangavino Pazzola,
con il supporto di Maja Dyrehauge Gregersen e Marta Szymańska

On the Verge (Nel limite) è la nuova mostra che CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia propone nella sua Project Room dal 4 novembre 2022 all’8 gennaio 2023. Una collettiva che indaga i grandi temi del nostro tempo, composta da oltre settanta opere create da sette giovani fotografi selezionati all’interno del network FUTURES Photography di cui CAMERA è l’unica rappresentante italiana in una rete di venti realtà europee.
I progetti esposti di Cian Burke (Irlanda, 1978), Mark Duffy (Irlanda, 1981), Pauline Hisbacq (Francia, 1980), Julia Klewaniec (Polonia, 1996), Alice Pallot (Francia, 1995), Daniel Szalai (Ungheria, 1991), Ugo Woatzi (Francia, 1991) raccontano storie personali e collettive riguardanti i conflitti, le lotte per l’uguaglianza di genere, la sostenibilità alimentare ed ecologica, l’ascesa di populismi e nazionalismi nel continente europeo. Allo stesso tempo, dal punto di vista estetico e linguistico, queste opere rappresentano le esperienze più innovative e rilevanti nell’attuale panorama fotografico europeo.

In questo senso la mostra - commenta il curatore Giangavino Pazzola - anzitutto interroga la contemporaneità, raccontando con le immagini le esperienze che maggiormente investono e condizionano l’Europa dopo la pandemia. Vivere il limite, la frontiera o il margine di “qualcosa”, sia essa una guerra, una lotta o una catastrofe naturale, ci permette di osservare il cuore pulsante della società e stabilire, così, un discorso sull’evoluzione odierna di quei valori di rispetto della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza che fondano la collettività europea, ormai sempre più frammentata e disunita da virus, disuguaglianze e divari.

On the Verge si inserisce all’interno del ricco programma dell’Annual Event proposto ogni anno dalla piattaforma europea FUTURES e che quest’anno si terrà in Italia, a Torino. CAMERA, dal 4 al 6 novembre, sarà infatti il quartier generale di un intenso calendario di attività che coinvolgerà, oltre a 100 giovani fotografi e artisti e 20 curatori da tutta Europa, anche ospiti internazionali come gli artisti Laia Abril (Spagna), Tayio Onorato e Nico Krebs (Svizzera) e Max Pinckers (Belgio), e i curatori Julija Reklaitė (Lituania, direttrice di Rupert, Vilnius) e Krzysztof Candrowicz (Polonia, curatore di CICLO Biennal in Porto, Portogallo) che saranno tutor del programma educativo riservato agli artisti FUTURES e protagonisti dei talk aperti al pubblico nel Gymnasium di CAMERA. A completare il programma di incontri sulla fotografia e l’immagine contemporanea, si terrà ad Artissima un appuntamento che vede come relatori Irene Fenara (artista), Salvatore Vitale (direttore artistico di FUTURES) oltre a Giangavino Pazzola (coordinatore del progetto e curatore di CAMERA) e Walter Guadagnini (direttore di CAMERA). Infine, questa tre giorni sarà condita da aperitivi, dj set e musica, il tutto all’insegna della fotografia contemporanea e della ricerca visiva.

Il programma europeo FUTURES (EPP – European Photography Platform) è una piattaforma di ricerca sulla fotografia contemporanea sostenuta dall’Unione Europea e focalizzata nella mappatura e supporto di autori emergenti oltre i confini nazionali.
Oltre CAMERA, unica istituzione italiana della piattaforma europea, i partner di FUTURES sono Bienal Fotografia do Porto, Centre Photographique Rouen Normandie, Copenhagen Photo Festival, Der Greif, FOMU Fotomuseum, FOTODOK, Fotofestiwal Lodz, Fotogalleriet, Fotograf Magazine, ISPP, Organ Vida, PhotoEspaña, Photo Romania Festival, PhotoIreland, Robert Capa Contemporary Photography Center, Triennale der Photographie Hamburg, Void.
FUTURES è cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea. Eurokleis è partner per la ricerca e le ricadute della piattaforma.

Approfondimenti sulla mostra On the Verge

La mostra si sviluppa in tre sezioni tematiche:
-SULLA POLITICA, opere di Julia Klewaniec, Mark Duffy, Cian Burke
-SULL’UGUAGLIANZA DI GENERE, opere di Pauline Hisbacq, Ugo Woatzi
-SULL’ECOLOGIA, opere di Alice Pallott, Daniel Szalai

SULLA POLITICA
Con Silent Racism (Razzismo Silenzioso) (2020), Julia Klewaniec evidenza i modi attraverso i quali il razzismo viene normalizzato nella società polacca odierna – e, per estensione, in quella mondiale – attraverso l’uso della lingua parlata. L’artista si concentra sul cambiamento del significato di vocaboli prima considerati denigratori (per esempio “Murzyn”, termine dispregiativo per indicare una persona nera) e ora tollerati e diventati di uso comune. Intervistando persone nere nate o residenti in Polonia, l’artista analizza come il discorso politico e quello mediale degli ultimi 30 anni abbiano influenzato le derive e l’impoverimento del linguaggio, nonché i modi in cui espressioni razziste e sprezzanti entrano a far parte del parlato comune.

A seguito della campagna referendaria sulla Brexit, Mark Duffy raccoglie gadget, manifesti e oggetti di propaganda che sostengono l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. L’artista trasforma, così, la retorica separatista promossa nei mesi precedenti dai partiti conservatori in un’entità compatta e tangibile. Da allora The Brexit Archive (L’Archivio Brexit) (2016 – in corso) si è evoluto combinando manufatti reali e fittizi, souvenir, pacchianate e documenti autentici per rivelare i paradossi e le conseguenze di tale decisione. Con On Pugin (Su Pugin) (2019), invece, Duffy esamina lo sporco annidato nei tappeti della House of Commons proprio nello stesso periodo in cui raccoglie gli oggetti nell’archivio, catalogando metaforicamente l’usura della democrazia anglosassone.

A partire dalla storia dello svedese Karl-Göran Persson che, per proteggersi dall’invasione russa, dall’inizio degli anni Trenta sino al Settanta trasformò la sua fattoria in un gigantesco bunker di cemento (fortunatamente mai usato e ora in decomposizione), Cian Burke con I fear that the magic has left this place (Temo che la magia abbia lasciato questo posto) (2020) crea una serie di immagini in bianco e nero che formano un catalogo possibile di architetture informali utili a costruire una propria fortezza per ripararsi dalla guerra. Gli oggetti e i simboli fotografati dall’artista sono montati su un’architettura che simula le pareti esterne della casa di Persson, interrogando così lo spettatore sulla natura umana e le sue paure.

SULL’UGUAGLIANZA DI GENERE
Song for women and birds (Canzone per donne e uccelli) (2020), è un corpo di collage elaborati da Pauline Hisbacq a partire da immagini prelevate dall’archivio britannico “Greenham Common Women's Peace Camp” (1981-2000). In queste immagini appaiono donne comuni che compiono azioni di varia natura durante manifestazioni pacifiche contro l’installazione di missili nucleari da parte degli Stati Uniti. I ritagli si concentrano sui corpi delle donne in azione e sui loro gesti di lotta: dal pacifismo inerme davanti alla repressione poliziesca all’unione dei corpi nella tenerezza di un abbraccio per denunciare le prepotenze, dai canti di resistenza alla polizia alla protezione dell'umanità e al rispetto della natura.

Ugo Woatzi realizza un progetto autobiografico che riflette sulla questione LGBTQI+ e sulla difesa dei diritti di genere. Chameleon (Camaleonte) (2018 – in corso) è una serie di staged photography (fotografie messe in scena) che, mostrando differenti ritratti di mascolinità possibili, evidenzia come le rappresentazioni principali delle identità di genere siano in realtà delle espressioni costruite sul piano socioculturale. Utilizzando maschere, tessuti e accessori, e ricomponendoli con colori e forme nuove, Woatzi mette in dubbio gli schemi convenzionali del racconto visivo della virilità e dell’eterosessualità. Allo stesso tempo, i drappi appesi al muro, sui quali sono stampate le immagini, formano un personale spazio immaginario queer dentro il quale l’artista invita gli spettatori a esprimere senza pudore amore, speranze e paure.

SULL’ECOLOGIA
Alice Pallott prende spunto da un disastro ambientale accaduto nel secolo scorso nell’attuale riserva naturale del Sahara di Lommel (Belgio), dove la vegetazione scomparve a causa dell’attività di un’ex fabbrica di zinco. Per evitare la desertificazione dell'area, è stato piantato un bosco di conifere sulle quali è cresciuto un fungo resistente allo zinco, il Suillus Bovinus, che ha protetto gli alberi e la nuova vegetazione dalla tossicità dell’ambiente circostante. In Suillus. Looking at the sun with closed eyelids (Suillus. Guardando il sole con le palpebre chiuse) (2020), l’artista testimonia l’impatto dell’umanità sull’ambiente, evidenziando il contrasto tra l'aspetto idilliaco del Sahara e la sua reale tossicità.

Unleash Your Herd's Potential (Scatena il potenziale della tua mandria) (2019 - in corso) è un progetto di Daniel Szalai focalizzato sui temi della sostenibilità alimentare, del paesaggio tecnologico e del nostro rapporto con la natura. Attraverso l’uso della fotogrammetria (tecnica utilizzata per ricostruire una scena tridimensionale a partire da una serie di fotografie), Szalai costruisce delle immagini di porzioni di mucche e, ambientandole in uno spazio nero e non definito, ci segnala come sorveglianza e sfruttamento indirizzino i processi di produzione alimentare degli allevamenti intensivi. L’artista affronta dunque il tema dell’applicazione anche all’allevamento delle tecniche del capitalismo della sorveglianza messo in atto con l’uso dell’intelligenza artificiale e della robotica. Si tratta di un nuovo sistema di controllo, in cui gli animali sono soggetti a un monitoraggio digitale continuo che quantifica e massimizza il rendimento, trasformando la vita delle vacche in una semplice raccolta di dati.