Odonchimeg Davaadorj – Untold stories

Informazioni Evento

Luogo
CAR GALLERY
Via Azzo Gardino 14a , Bologna , Italia
Date
Dal al
Vernissage
03/02/2024

ore 19

Artisti
Odonchimeg Davaadorj
Generi
arte contemporanea, personale
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Untold stories primapersonalein Italia dell’artista di origine Mongola ODONCHIMEG DAVAADORJ.

Comunicato stampa

CAR Gallery è lieta di annunciare
Untold stories, la prima mostra personale
in Italia di Odonchimeg Davaadorj.
Nata in Mongolia nel 1990, vive e
lavora a Parigi.
Odonchimeg Davaadorj parte
all’età di 17 anni dalla Mongolia
per intraprendere un viaggio verso
la Francia e, passando attraverso la
Repubblica Ceca, arriva a Parigi nel
2007. È certamente questo viaggio
identitario che le permette di esprimere
la sua personale percezione del mondo
attraverso tecniche artistiche diverse
e confrontandosi con la cultura
occidentale. Utilizzando il disegno, la
CAR Gallery is pleased to announce
Untold stories, the first solo exhibition
in Italy by Odonchimeg Davaadorj.
Born in Mongolia in 1990, she lives
and works in Paris.
Odonchimeg Davaadorj left
Mongolia at the age of 17 to embark
on a journey to France and, passing
through the Czech Republic, she
arrived in Paris in 2007. This identity
journey allows her to express her
personal perception of the world
through different artistic techniques
and to confront herself with Western
culture. By drawing, painting
and sculpture but also by video,
Director / Owner
Davide Rosi Degli Esposti
via Azzo Gardino, 14/a
40122 Bologna - Italy
0039 051 4121577
[email protected]
www.cardrde.com
@cardrde_gallery
martedì - sabato
tuesday - saturday
10,30 - 13,00 / 15,00 - 19,30
altri giorni solo
su appuntamento
on any other day
by appointment only
Soul sculptor, 2023
acquerello su carta / watercolor on paper
30 x 23,5 cm
Ariuna, 2023
acquerello su carta / watercolor on paper
39,5 x 29,5 cm
Nine chapter 1, 2023
acquerello e filo su carta / watercolor and threads on paper
39.5 x 29.8 cm
pittura e la scultura ma anche il video,
la performance, la danza e la poesia,
l’artista dice: «A un certo punto sento
la necessità di dare vita a un’opera. Se
è una poesia, devo scriverla, se non
posso scrivere, devo muovermi, ballare o
disegnare». Ancora prima dell’inizio del
suo viaggio verso l’Europa, Davaadorj
si era posta in modo empatico con la
natura della sua terra, adottando uno
stile di vita modesto e autosufficiente
all’interno del suo villaggio natale isolato
nella steppa. Le opere che realizza in
quel periodo sono inevitabilmente
espressioni di questa vicinanza al mondo
animale e vegetale. Poi, arrivata in
Europa, le sue opere vengono pervase
dalla nostalgia della Mongolia di cui
descrive piccoli mondi intimisti realizzati
con ogni tipo di supporto tecnico e
con grande poeticità. Tutti gli elementi
(uomini, donne, animali, case, paesaggi)
appartengono ai ricordi malinconici
dell’infanzia e sono spesso sospesi in un
contesto naturale metafisico che rafforza
l’aspetto onirico del suo lavoro. Il colore
più utilizzato è il rosso, sinonimo di
vitalità, che talvolta si arricchisce della
presenza di un filo da cucito dello
stesso colore, che rimanda al sistema
circolatorio del sangue nel corpo umano.
Se si volesse trovare una radice estetica
nella sua opera e nella sua tavolozza, ma
anche nel suo amore per il tessuto, per
la scultura e per i dettagli, dovremmo

citare le opere di Louise Bourgeois
(femminili e carnali), le miniature
indiane e persiane classiche (descrittive
e minuziose nei racconti della
quotidianità) e Imran Qureshi (violento
e prezioso). Odonchimeg Davaadorj
ha seguito la strada della figurazione fin
dall’inizio della sua carriera, esplorando
la complessità dell’animo umano sia
nei disegni di piccolo formato sia nelle
grandi tele in cui spesso campeggia solo
un grande volto umano monocromo.
La gamma di colori dell’artista è
volutamente ristretta (rosso, blu, nero,
giallo) perché ha dichiarato di volersi
concentrare prevalentemente sulla linea
e sull’essenzialità della composizione.
La stessa nudità dei corpi dipinti
sottolinea questa scelta incanalando lo
sguardo verso le tematiche trattate e non
verso l’anatomia. Dell’essere vivente
nulla è nascosto a cominciare dalla
sua sessualità che si presenta scevra da
pudori o da esibizionismi. Davaadorj
sviluppa un’idea poetica di “paesaggio
interiore”, di intimità spirituale e di
natura profonda che esiste in ogni
persona offrendo una rappresentazione
che non descrive, nel senso stretto del
termine, ma che comunica la pluralità
delle emozioni di un essere. Queste
rappresentazioni evocano l’alchimia e
le energie che circolano nei nostri corpi
trasformandoli. Attraverso un approccio
fusionale con la natura, l’artista
descrive i viaggi interiori delle anime e

l’essenza stessa dell’esistenza. Le opere
su carta propongono ritratti e luoghi
dove si svelano paesaggi dalle palpabili
suggestioni emotive e dove piccoli
dettegli rivelano qualcosa in più di ogni
persona, come estratti concentrati di
vita. Davaadorj spiega: «Rappresentare
volti anonimi, cercare di renderli abitati,
di dare loro un’anima, di raccontare
una storia attraverso i tratti delle loro
fisionomie ponendoli come vettori di
un’emozione, tutto questo mi interessa,
soprattutto in questo momento».
L’artista rimane legata alla
rappresentazione del mondo reale,
pur apportandovi una certa forma
di ibridazione ispirata alle sue radici
mongole in cui, creature polimorfe,
che appaiono davanti ai nostri occhi,
popolano un mondo dai colori
vibranti presi in prestito dalla natura,
dalla mitologia e dalle tradizioni orali
dell’oriente. Esplorando i limiti della
comunicazione verbale, le opere di
Davaadorj lasciano spazio a una lettura
soggettiva e personale dell’immagine,
i ritratti dipinti giocano con un uso
giudizioso di texture e motivi, spesso
ambigui e intensi, i contrasti di
colori e forme servono per creare una
sottile tensione emotiva collegandosi
a problematiche contemporanee
come il femminismo e la salvaguardia dell'ambiente.