Nativita’

Informazioni Evento

Luogo
ALBERGO DIFFUSO SEXTANTIO
Via Sotto Gli Archi Santo Stefano Di Sessanio, Santo Stefano Di Sessanio, Italia
Date
Dal al

10.00 – 13.00 / 15.00 – 20.00

Vernissage
21/12/2011
Generi
arte antica, collettiva
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Tre sculture e un dipinto dal Museo Nazionale d’Abruzzo. Oltre alle sculture del Presepe di San Buono (secc. XIV-XVI) e al dipinto con l’Adorazione dei pastori, opera autografa di Bernardo Cavallino databile al 1640 circa, viene proposto un audiovisivo che illustra le piu’ notevoli scene della Nascita di Cristo, attraverso i capolavori dell’Arte in Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento.

Comunicato stampa

Dal 21 dicembre 2011 all’8 gennaio 2012 le botteghe dell’Albergo Diffuso Sextantio, le stesse utilizzate di recente per la mostra degli Uffizi, ospitano alcune opere provenienti dal Museo Nazionale d’Abruzzo, avvio di una collaborazione pubblico-privato che sarà coronata da ulteriori appuntamenti nel prossimo anno. Oltre alle sculture del Presepe di San Buono (secc. XIV-XVI) e al dipinto con l’Adorazione dei pastori, capolavoro autografo di Bernardo Cavallino databile al 1640 circa, viene proposto un audiovisivo che illustra le più notevoli scene della Nascita di Cristo, attraverso i capolavori dell’Arte in Abruzzo tra Medioevo e Rinascimento. La Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici, con questa iniziativa avviata d’intesa con la Direzione Regionale, intende essere soggetto attivo nel promuovere un nuovo modello di sviluppo per l’Abruzzo che si fonda sulla tutela dei propri patrimoni culturali. Un modello di sviluppo tanto piu? importante, in quanto proposto in un momento di crisi globale e dopo il terremoto del 2009. La valenza culturale di questo modello ha fatto si? che un piccolo borgo montano semisconosciuto si sia configurato negli ultimi anni come meta privilegiata di una nuova tipologia di turista che ricerca da sempre l’Italia autentica e il suo patrimonio storico, artistico e etnoantropologico.

Un pensoso gentiluomo nei panni di San Giuseppe, una giovanetta bionda nelle vesti della Madonna orante, e uno zampognaro dai tratti orientali, realizzati in tempi diversi tra la fine del Trecento e gli esordi del Cinquecento, compongono un importante insieme noto agli studi come Presepe di Atessa, ma in realtà appartenuto alla chiesa di San Lorenzo martire di San Buono; è di proprietà statale perché acquistato dal Ministero nel 1938 per evitarne la dispersione sul mercato antiquario, già autorizzata dall’autorità ecclesiastica e permessa dalla normativa allora vigente. Conservate fino al momento del sisma nel Museo Nazionale d’Abruzzo, le tre sculture lignee evidenziano, anche se parzialmente alterata, la cromia originale che nelle due figure principali è impreziosita da raffinate decorazioni in oro. Questa sofisticata tecnica si è diffusa in Abruzzo soprattutto nel corso del Rinascimento, attestata nei lavori di maggiore prestigio dove abili doratori affiancavano esperti maestri intagliatori per impreziosire e rendere evanescente la fisicità umana di queste opere dal modellato pregevole e insistito. L’usanza di dotare le chiese con presepi formati da sculture a tutto tondo comincia a diffondersi in ambito francescano nelle regioni meridionali sin dal secolo XIV; l’iconografia della Vergine Maria devotamente assorta in preghiera peraltro ben interpreta il messaggio di spiritualità particolarmente caro ai frati dell’Osservanza seguaci di San Bernardino da Siena.

Il lume di una candela sembra entrare nell’antro buio per rischiare con un intenso cono di luce la Madonna e il Bambino Gesù appena nato, veri protagonisti del Natale. Fanno corona gli altri attori, gli uomini di buona volontà accorsi per primi all’annuncio, con le loro greggi. Forse più di ogni altro tema, quello dell’ Adorazione dei pastori appare in perfetta sintonia con la vocazione agro pastorale dell’Abruzzo, manifestatasi all’interno di una economia che ha avuto per molti secoli nel commercio della lana un assoluto punto di forza e nella transumanza un percorso stagionale che affiancava al pascolo delle pecore la trasmissione dei saperi, grazie ai contatti culturali e sociali, favoriti dalle soste ristoratrici lungo un tracciato il quale era lo stesso frequentato dai pellegrini e dai mercanti che risalivano la penisola da Oriente verso Occidente, dal Meridione verso Settentrione, e viceversa. Il dipinto qui esposto, pervenuto al Museo Nazionale d’Abruzzo attraverso la donazione Cappelli, è un mirabile esempio della pittura napoletana, cosiddetta ‘a passo ridotto’ per distinguere questa definizione delle figure in un formato piccolo, adatta per i quadri destinati alla devozione domestica, da quella a figure grandi più consona alle pale d’altare. Specialista di questa tipologia, particolarmente apprezzata nel Seicento dalla nobiltà e dai viceré che si avvicendarono alla guida del Regno di Napoli, è stato il pittore napoletano Bernardo Cavallino, abilissimo nel far emergere dall’ombra figure eleganti e delicate intrise di luce con tocchi di colore e spettacolari rialzi in bianco. (L. A.)

La mostra promossa e organizzata da Sextantio Albergo Diffuso e dalla Soprintendenza BSAE dell’Abruzzo, è stata resa possibile grazie al fondamentale contributo di Maurizio Polisini, Edil Costruzione Group, s.r.l.

INAUGURAZIONE E PRESENTAZIONE 21 dicembre 2011, ore 11.00
Intervengono: Fabrizio Magani, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo, Lucia Arbace, Soprintendente per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, Luigi De Fanis, Assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Mauro di Dalmazio, Assessore al Turismo della Regione Abruzzo, Antonio D’Aloisio, Sindaco di Santo Stefano di Sessanio e Daniele Kihlgren, Amministratore di Sextantio Albergo Diffuso.