Narda Zapata – A cuore aperto

Informazioni Evento

Luogo
ARCHIVIO MENNA/BINGA
via dei Monti di Pietralata 16, Roma, Italia
Date
Dal al

su appuntamento

Vernissage
18/03/2018

ore 11.30

Artisti
Narda Zapata
Curatori
Antonello Tolve
Generi
arte contemporanea, personale
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L’Associazione FigurAzioni, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, è lieta di annunciare una importante personale di Narda Zapata, che si terrà nella sede romana della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, già sede dell’Archivio Menna / Binga.

Comunicato stampa

L’Associazione FigurAzioni, in collaborazione con il Lavatoio Contumaciale, è lieta di annunciare una importante personale di Narda Zapata, che si terrà nella sede romana della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, già sede dell’Archivio Menna / Binga.

Nata da un iniziale progetto dedicato agli Stati d’Allarme della cultura e pensata originariamente per gli spazi della Fondazione Filiberto e Bianca Menna (Salerno), A cuore aperto è una nuova personale di Narda Zapata che, dopo aver esplorato una serie di problematiche legate a Santa Cecilia e all’Alcohol Caimán (nome di una bevanda superalcolica diffusa in Bolivia e utilizzata dalla gente del luogo come nettare di gioia per celebrare i riti religiosi), punta l’indice oggi sul corpo umano e in particolare sugli organi vitali che lo costellano.
Partendo da alcune suggestioni che richiamano alla memoria la Scuola Medica Salernitana e gli studi iniziali di Filiberto Menna (laureato appunto in Medicina), l’artista disegna un viaggio intimo nel corpo umano, aperto e riprodotto mediante la tecnica del merletto. Corazón, opera che apre l’esposizione, è la riproduzione di un cuore (che rispecchia le misure anatomiche dell’artista) realizzato in filo bianco di cotone e filo rosso di seta con la tecnica originale del merletto di Burano.
Accanto a una serie di Senza titolo che fanno parte del ciclo Opre leggiadre e che creano una ritmica espositiva nello spazio, 1000 Misterios è una installazione realizzata da centinaia di tavolette di zucchero bianco (su cui sono rappresentate immagini di lavoro, amore, salute) utilizzate nella cultura andina boliviana come offerte rituali. Le tavolette sono disposte per terra ma collegate con fili bianchi a un’altra opera, un pezzo scultorico in tessuto, una sorta di nuvola o una massa di carta apallottolata.
«Il bianco dello zucchero», avvisa l’artista, «ricorda anche il dramma della cocaina che devasta economie, società e naturalmente i corpi umani, in America Latina (e in particolare in Bolivia) ma anche in Europa e nel resto del mondo. Questo riferimento – con l’uso del merletto, quasi strumento chirurgico – è allo stesso tempo un tentativo di ricostruzione dell’anima e del corpo dinanzi a questa e a altre devastazioni».
Una frase di Filiberto Menna, l’arte è un’espressione della vita, un battito del lavoro, un sapere come, attraversa l’intera mostra come traccia indelebile, come fondamento progettuale.

Narda Zapata è nata a La Paz (Bolivia) nel 1981. Laureata in Storia dell’Arte, ha esposto a La Paz, Cochabamba, Santa Cruz (Bolivia), Santiago del Cile, Argentina, Roma e Venezia. Nel 2009 ha vinto il primo premio per la scultura nella Biennale de La Paz (presidente della giuria Achille Bonito Oliva) e nel 2014, insieme al colectivo Asociacion Chojcha de la Hoyada, è stata invitata alla Biennale della Fine del Mondo di Mar del Plata (Argentina). Vive e lavora Caracas, La Paz e Roma. Tra le sue ultime personali italiane si ricordano CAIMAN (Lavatoio Contumaciale, Roma 2014), CAIMAN #2 (Nomade, Roma 2015).