Modern in the tradition of good taste

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA TERRE D'ARTE
Via Maria Vittoria 20a, Torino, Italia
Date
Dal al

da martedì a sabato 10,30-12,30 e 16,30-19,30

Vernissage
13/09/2013

ore 18

Curatori
Davide Alaimo
Generi
design
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La scoperta dell’archivio della ditta Casey Fantin di Firenze offre l’occasione per ricollocare un’importante tessera mancante nel mosaico della storia del design italiano degli apparecchi d’illuminazione.

Comunicato stampa

Da giovedì 12 a sabato 28 Settembre presso la galleria Terre d’ Arte si terrà la mostra “Modern in the tradition of good taste, Aldo Londi and Casey Fantin for Raymor” in cui saranno esposte lampade e opere in ceramica di Aldo Londi assemblate dalla ditta Casey Fantin di Firenze.
Durante l’inaugurazione sara presentato il volume”BARRAUD MESSERI& C. CARRARESI E LUCCHESI - Due grandi protagonisti della ceramica decò-Una indimenticabile tazza di caffè” di Giorgio Levi- ETS Pisa.Sarà presente l’autore.


Nato nel 1911 a Montelupo Fiorentino, Aldo Londi inizia appena undicenne il suo apprendistato ceramico nella locale manifattura “Fratelli Fanciullacci”. Nel 1946 entra alle dipendenze della “Cavalier Guido Bitossi e Figli” dove, diventato direttore artistico, avvia una radicale trasformazione dei prodotti indirizzandola verso oggetti di alta qualità che accolgono i nuovi segni offerti dal nascente industrial design. 

Durante la sua quasi cinquantennale presenza alla “Bitossi” Aldo Londi ha lavorato fianco a fianco con numerosi artisti e designer che negli anni hanno frequentato la manifattura montelupina: da Remo Buti a Marco Zanini, da Matteo Thun a George Sowden, da Michele De Lucchi ad Aldo Cibic, solo per citarne alcuni. 

Non ultimo anzi il primo, che accolse ed iniziò ai saperi della ceramica, l’allora trentottenne architetto Ettore Sottsass che con queste parole , in un suo scritto, presenta il maestro e l’amico: “Io penso che Aldo Londi sia una figura indimenticabile nella storia lunga e complicata del design italiano […] un personaggio da guardare bene, da rispettare molto, da imitare senza dubbi, da amare e da salutare sempre – togliendosi il cappello – come si faceva negli antichi rituali e dicendo: Buongiorno Maestro!”.
La scoperta dell’archivio della ditta Casey Fantin di Firenze offre l’occasione per ricollocare un’importante tessera mancante nel mosaico della storia del design italiano degli apparecchi d’illuminazione.
Una storia che si intreccia con quella della seconda guerra mondiale, Denis Casey, ingegnere inglese, giunge in Italia con l’esercito alleato, con l’incarico di andare in avanscoperta e di coordinare le trasmissioni radio con le retrovie. Arrivato all’ osservatorio astronomico di Arcetri alle porte di Firenze, luogo strategico per le comunicazioni radio, conosce Roberta Ellena, fiorentina, laureata in matematica, ricercatrice presso l’osservatorio. Alla fine della guerra si sposano e dopo un breve periodo in Inghilterra decidono di stabilirsi a Firenze.
Nella rimessa al fondo del giardino di casa (quante idee di valore sono iniziate così!) nasce nel 1951, con l’iniziale collaborazione di Mario Fantin, che lascerà poi l’azienda dopo circa un decennio, la ditta Casey-Fantin. La produzione è di alto livello,la lavorazione dei metalli perfetta, Denis Casey ha una grande fantasia che gli permette di sviluppare modelli di raffinata eleganza.
I Casey curano personalmente la distribuzione dei loro prodotti e, a Torino, lo storico negozio Caliari (vetri di Venini fin dal 1926) diventa un loro entusiasta rivenditore.
La Firenze del tempo era frequentata da buyer stranieri, spesso americani. Ecco quindi importanti commesse estere: la Raymor corp. il cui motto era, Modern in the tradition of good taste ,la Koch &Lowy e la Lightolier, aziende americane di primissimo piano fanno produrre dalla piccola ditta fiorentina gran parte delle loro collezioni.
Una collaborazione indubbiamente rilevante è quella con la manifattura Bitossi di Montelupo Fiorentino.
Ne fu l’artefice Irvin Richards. Baffi alla Hemingway, grande talento e vero segugio sempre in giro per il mondo alla ricerca di oggetti, venduti poi dalla Raymor corporation nello show room sulla Fifth Avenue.
E’ anche grazie al suo intuito se il design italiano è così conosciuto ed apprezzato negli Stati Uniti, ed è grazie al suo interessamento che avvenne l’incontro tra Ettore Sottsass e Aldo Londi, il direttore artistico della Bitossi, e la conseguente produzione delle celebri ceramiche.
Sotto i paralumi e i portalampade Casey Fantin si ritrovano quindi le ceramiche del migliore artigianato toscano, semplici forme geometriche già pensate per l’elettrificazione o vere e proprie sculture disegnate da Aldo Londi.
L’azienda si sviluppa fino ad avere circa 15 dipendenti, realizza internamente i particolari in metallo fino alla lucidatura, la verniciatura e il montaggio delle parti elettriche (spesso di produzione americana), affidando a bravi artigiani esterni la creazione delle parti in plexiglass, delle parti in cuoio e pelle, degli smalti artistici su rame,delle basi in ceramica, in vetro di Empoli o in marmo di Carrara. Le principali tecniche artistiche toscane del tempo vengono quindi riunite nella produzione della ditta.
Nel 1961 la ditta partecipa alla dodicesima triennale milanese e dal ’77 al ’87, quando ai genitori si affianca la figlia Florence, ai saloni di Euroluce.
Florence disegna lampade che rivelano la piena padronanza dell’uso dei materiali e il suo nome figura tra i designer dei cataloghi Lightolier. Alla fine degli anni settanta, ispirandosi ad un modello ideato dal padre in alluminio laccato, crea lampade a schermi in metallo cromato o ramato rotanti intorno al corpo illuminante con basi in marmo. La dimensione dell’azienda permette la produzione di pezzi in serie limitatissime, spesso pezzi unici. Importanti architetti e designer si avvalgono della sua qualificata esperienza esecutiva: Maurizio Tempestini, Pierluigi Spadolini, Lapo Binazzi, Marzio Cecchi, Cristiano Toraldo di Francia.
Oggi l’azienda è chiusa, resta solo il ricordo di un periodo forse irripetibile di straordinaria creatività.
Presso la Casa d’Aste S. Agostino di Torino, nella tornata autunnale di vendita di “Design e arti decorative del ‘900”, saranno esitate alcune importanti lampade provenienti dalla collezione dell’azienda.
“Barraud Messeri & C., Carraresi e Lucchesi
Due grandi protagonisti della ceramica déco
Una indimenticabile tazza di caffè”
di Giorgio Levi
ETS, Pisa
La storia raccontata in questo libro comincia intorno alla prostituta Mara, alla dismissione di una casa di tolleranza e ad un caffè servito in una tazzina indimenticabile, che smentisce il luogo comune che associa oggetti raffinati a salotti ricchi.
Giorgio Levi ci conduce attraverso il catalogo di una “mostra che non c’è” e ci illustra la storia ed i pezzi migliori di due piccole ma importanti manifatture di Sesto Fiorentino, la Barraud Messeri & C. e la Carraresi e Lucchesi, che hanno contribuito con creazioni originali e raffinate alla storia della ceramica déco italiana. Non lo fa né da archivista né da storico dell’arte, ma con la versatilità erudita del connaisseur appassionato.
Il libro è la seconda tappa di un percorso che ha portato l’autore a valorizzare e riscoprire aspetti poco conosciuti o addirittura completamente dimenticati della produzione ceramica toscana degli anni ’30.