Mirko Basaldella – Iconografia del mito

Informazioni Evento

Luogo
SCARAMOUCHE GALLERY
Via Vezza d'Oglio, 14, Milano, MI, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mar-sab: 14-20

Vernissage
09/10/2025

ore 18

Artisti
Mirko Basaldella
Curatori
Daniele Ugolini
Generi
personale, arte moderna

Mostra monografica dedicata a Mirko Basaldella, artista che ha saputo intrecciare mito e modernità in maniera unica.

Comunicato stampa

Scaramouche Gallery è orgogliosa di inaugurare la mostra monografica dedicata a Mirko Basaldella, artista che
ha saputo intrecciare mito e modernità in maniera unica.
L’esposizione è il risultato di oltre trent’anni anni di studi e ricerche condotti dal gallerista Daniele Ugolini, che
ha curato una selezione di sculture, dipinti e disegni dell’artista facente parte di un molto più vasto nucleo di
opere, proveniente direttamente dalla vedova dell’artista Serena Cagli Basaldella e in seguito passate agli eredi
Zariski.
Oltre sessanta opere dagli anni Quaranta fino agli ultimi lavori della sua carriera, improvvisamente interrotta
nel 1969 negli Stati Uniti dove risiedeva e lavorava già da oltre un decennio.
Iconografia del mito non è solo un titolo, ma una vera e propria chiave di lettura che illumina l'intero percorso
espositivo e l'evoluzione dell'arte post-war internazionale. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il mito ha
assunto nuove connotazioni: non più simbolo di un ideale lontano, ma forza evocativa radicata nella realtà
fisica e concreta del quotidiano. Mirko ha saputo reinterpretare miti e leggende antiche, dando loro una
dimensione materiale che rispecchia le ferite della guerra e la speranza di una rinascita, sia spirituale che
artistica.
Le sculture dell'artista, pur ispirandosi a figure mitologiche e archetipiche, sfidano la leggerezza
dell’immaginario, incarnandosi nelle forme possenti dei vari metalli come bronzo, rame, ottone o acciaio
oppure nell’organicità del legno intagliato e dipinto. La scelta di questi materiali duri e fisici, crea un contrasto
che riflette la realtà post-bellica.
Dal punto di vista stilistico, la sua produzione si distingue per l’adozione di un linguaggio materico potente e al
contempo evocativo, che sembra sfidare la complessità dei materiali. La superficie delle sue sculture non è mai
liscia o perfetta, ma piuttosto ruvida e vibrante, come se la materia stessa fosse intrisa di vita. Questa scelta,
se da un lato testimonia un legame con la tradizione del bronzo fuso o dall’intaglio manuale su lamiere di altri
metalli, dall’altro conferisce alle sue opere un’immediatezza emozionale e un impatto visivo inedito, che
affonda le radici nel realismo e nell’astrazione.
La retrospettiva non solo celebra un grande maestro della scultura e della pittura italiana del secondo
dopoguerra, ma invita anche a riflettere sul linguaggio simbolico che ha attraversato la storia dell'arte, dal
passato alla modernità. Le opere di Basaldella, pur profondamente radicate nel mito e nella tradizione,
appaiono straordinariamente contemporanee, in sintonia con le inquietudini e le trasformazioni artistiche e
culturali del XX secolo.
Biografia
Mirko Basaldella (Udine, 1910 – Cambridge, USA, 1969) nasce a Udine il 28 settembre 1910, figlio secondogenito
dell’artista decoratore Leo Basaldella e di Virginia Angeli. Durante l’infanzia cresce con i fratelli Dino e Afro,
anch’essi destinati a diventare affermati artisti del panorama italiano.
Completa i suoi studi prima a Venezia, poi presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze, e dal 1930 frequenta la
Scuola di Arti Applicate di Monza sotto la guida di Arturo Martini, con il quale collabora successivamente nello
studio di Milano tra il 1932 e il 1934.
Si trasferisce a Roma nel 1934, dove entra subito in contatto con gli artisti della Scuola Romana stringendo una
solida amicizia con Corrado Cagli. Nel 1935 esordisce alla Quadriennale romana, nel 1936 tiene la sua prima
personale alla Galleria della Cometa a Roma e partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, dove tornerà
anche nel 1954, nel 1960 e nel 1968.
Si avvicina all’esperienza cubista, avviando ricerche strutturali e materiche sia nella scultura che nella pittura,
presentate in diverse personali negli Stati Uniti, alla Knoedler Gallery e alla Catherine Viviano Gallery di New
York. Nel 1955 espone a documenta a Kassel e vince il premio internazionale alla III Biennale di San Paolo del
Brasile. Nel 1957 ottiene un analogo riconoscimento a Carrara, nel 1959 riceve il premio dall’Accademia
Nazionale dei Lincei a Roma, e nel 1966 dalla Quadriennale romana.
Dal 1957 fino alla morte, dirige il Design Workshop presso la Harvard University di Cambridge (USA),
continuando la sua ricerca artistica tra echi figurativi di suggestione totemica e forme astratte.
Tra le sue opere più celebri spiccano sculture monumentali come la cancellata delle Fosse Ardeatine a Roma
(1949-51), le decorazioni e le vetrate della sede FAO sempre a Roma (1953), il Memoriale a Mauthausen (1954)
e la Fontana delle Voci di Piazza Brin a La Spezia (1956), opere in cui esplora la dualità e la complessità del mito.
Nel corso della sua carriera partecipa a numerose mostre nazionali e internazionali, ottenendo prestigiosi
riconoscimenti. Le sue opere sono esposte in importanti musei, tra cui la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di
Roma, il Musée d’Art Moderne di Parigi, l’Institute of Contemporary Art di Boston ed il MoMA di New York, solo
per citarne alcuni.
Nonostante la morte prematura a 59 anni, la sua produzione artistica lascia una traccia indelebile nel panorama
della scultura contemporanea, influenzando intere generazioni di artisti. Le sue opere sono conservate in
numerose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Roma a Parigi, fino alla
Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia e al Museo del Novecento di Firenze, a testimonianza dell’importanza
di un artista capace di coniugare tradizione e modernità con una visione unica e personale.