Michele Spanghero – Tracks

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE BEVILACQUA LA MASA - PALAZZETTO TITO
Fondamenta Gherardini 30123 venezia, Venezia, Italia
Date
Dal al
Vernissage
28/10/2023

ore 18

Artisti
Michele Spanghero
Generi
arte contemporanea, personale
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Michele Spanghero (Gorizia, 1979), considerato tra i migliori artisti della sua generazione nell’ambito delle ricerche sulla sound art, presenta a Venezia la sua prima vera retrospettiva.

Comunicato stampa

Sabato 28 ottobre alle ore 18.00 la Fondazione Bevilacqua La Masa apre al pubblico, nella sede
di Palazzetto Tito, la mostra personale di Michele Spanghero.
Nato a Gorizia nel 1979, considerato tra i migliori artisti della sua generazione nell’ambito delle
ricerche sulla sound art, presenta a Venezia la sua prima vera retrospettiva.
La mostra, realizzata dall’Istituzione in collaborazione con la Galleria Alberta Pane, dal titolo
Tracks e curata da Stefano Coletto, si presenta come un tentativo di rilettura della produzione di
Spanghero attraverso una scelta di opere e materiali anche inediti.
Nel piccolo e prezioso spazio espositivo del Palazzetto veneziano si alternano opere appartenenti
a periodi diversi, realizzate in quasi vent’anni di ricerca, accostando l’analitica riflessione
sull’architettura degli spazi espositivi, la meticolosa ricerca progettuale attorno alla
materializzazione del linguaggio sonoro e, nell’installazione, la combinazione di sculture, audio,
proiezione video e fotografia.
Le relazioni create dall’allestimento della mostra nelle rispettive stanze avvicinano il pubblico ai
complessi temi che caratterizzano da sempre la ricerca dell’artista.
Double Negative (2020) è l’opera emblematica, introduttiva di una ricerca rigorosa e raffinata sulla
forme e sui materiali con la quale l’artista realizza sculture minimaliste che contengono
registrazioni di risonanze di architetture, oppure di altri contenitori cavi, come in 1:10.000 (2010),
dove la misura sonora di un vuoto più grande viene compressa in un oggetto più piccolo.
Il grande salone d’ingresso, oltre ad un’ampia raccolta di disegni e progetti, si caratterizza per gli
oggetti muti, modelli in scala di opere più grandi, che interrogano il silenzio, nella loro enigmatica
presenza, introdotti dal lavoro What You See Ain’t What You Get, esposto in una Collettiva, proprio
alla Bevilacqua nel 2011. In questa opera gli speakers emettono frequenze infrasoniche che, tra le
altre cose, si avvicinano alla frequenza delle onde alfa del cervello, che si vedono nelle vibrazioni
della membrana dell’altoparlante, ma non si sentono.
Il lavoro fotografico che ritaglia geometricamente il reale e avvia un percorso verso l’astrazione,
Difference and Repetition (2005), introduce Exhibition Rooms (dal 2007) e Studies on the Density
of White (dal 2010), opere che nascono dall’interesse di Michele per una indagine analitica,
potremmo dire quasi lessicale sulla geometria degli spazi espositivi, vuoti, ma, paradossalmente,
caratterizzati da una semiotica di linee, piani, punti.
Nella stanza del camino si incontra Ad Lib, nella versione del 2020; un accordo del Requiem di
Brahms è emesso ripetutamente dalle canne di un organo alimentato da una macchina per
respirare; un circolo senza via d’uscita, una inquietante interrogazione della relazione tra vita,
corpo umano e tecnologia che non può comporsi.
La mostra offre inoltre la possibilità di vedere e ascoltare per la prima volta il complesso della
ricerca dell’artista sullo spazio dei teatri: Monologue (2014-2017). Il lavoro si compone di una
proiezione video a ripresa fissa in cui suono e luce emergono gradualmente mentre l’artista sul
palcoscenico “ascolta” la sala; nella stanza adiacente si possono ammirare una serie di immagini
fotografiche del proscenio di noti teatri coinvolti in questo progetto, che si relazionano alle sculture
sonore Echea: reinterpretando la tradizione delle anfore antiche che amplificavano il suono nei
teatri, Echea emettono le registrazioni delle risonanze dei teatri vuoti “rifiltrandole” con la propria
stessa forma cava.
"Il progetto espositivo Tracks/tracce disegna quindi un approccio alla produzione di Michele
Spanghero a più livelli. La suggestione modernista e minimalista, in cui il vuoto produce senso lì
dove la forma si offre come pura ed essenziale, si combina, come suggerisce Andrè Schaefffner
col fatto che ogni vuoto, ogni superficie concava è cassa di risonanza e quindi potenziale
strumento musicale. Si ripensa quindi a John Cage per cui “il silenzio non esiste” ed ogni assenza
di suono o musica è sempre ascolto di qualcosa d’altro, fino al sistema nervoso, al battito del
cuore, al respiro. Per questo ascoltare è sempre qualcosa in più di sentire.
Se per Claudio Ambrosini il silenzio per “un compositore, un musicista è come il materiale solido
per uno scultore”, per Michele Spanghero, in modo meta linguistico, l’assenza di suono in uno
spazio vuoto determinato è solo apparente; quel luogo possiede una voce specifica, quantificabile
in misurazioni, onde, filtri, trasportabile e ricollocabile; Il suono è solido, crea volume, riempie
immaterialmente lo spazio vuoto, come un fluido, inafferrabile e sempre variabile. E si libera
continuamente dei suoi contenitori. Ecco le Tracks/Tracce sono i piccoli vortici di questi suoni
liquidi, i cui nodi, direbbe Tim Ingold, si formano attorno a questi particolari strumenti emittenti
dell’artista, oggetti, speakers, sculture, installazioni.
Inoltre quando ascoltiamo le opere dell’artista, continuiamo a vedere, anche se dislocati
percettivamente, immaginiamo l’emersione degli spazi originari. Così, quando osserviamo i suoi
disegni muti, ascoltiamo ancora, guardiamo attraverso, direbbe Emilio Garroni. Perché immagini,
disegni, schemi, spazi bianchi e grigi dove si attende la nascita dell’immagine e di una forma, sono
un’altra versione della tensione all’udibile. La mostra rende contro di queste differenti modalità
espressive e di queste connessioni, anche linguistiche, alle quali l’artista non si sottrae,
alimentando una incessante rielaborazione di senso" (SC)
Biografia
L'attività artistica di Michele Spanghero (Gorizia, 1979) spazia tra il campo delle arti visive e
sonore. Menzionato come “Miglior giovane artista italiano 2016” secondo la rivista «Artribune» ha
esposto in mostre collettive e personali in diverse istituzioni internazionali quali School of the Art
Institute (Chicago), Cinémathèque québécoise (Montreal), Hyundai Motorstudio (Pechino),
Museum of Modern Art (Istanbul), Darb 1718 Centre (Cairo), Giardino delle Tuileries (Parigi), Le
Centquatre (Parigi), Ars Electronica festival (Linz), Technisches Sammlungen (Dresda), Kapelica
Gallery (Lubiana). La sua attività in Italia comprende 16° Quadriennale d'Arte (Roma), Mart
(Rovereto), Galleria Nazionale dell'Umbria (Perugia), Fondazione Benetton (Treviso), Palazzo Te
(Mantova), Galleria Civica (Modena), OGR (Torino), Tempio di Adriano (Roma), Museo d'Arte
Contemporanea (Lissone) e Castello di Miramare (Trieste)
www.michelespanghero.com