Max Mondini – Scalfire la Superficie

Informazioni Evento

Luogo
HABITAT OTTANTATRE
Via Mantovana 83/e, Verona, Italia
Date
Dal al

tutti i mercoledì, venerdì e sabato dalle ore 15.00 alle ore 18.00

Vernissage
25/03/2023

ore 11.30

Artisti
Max Mondini
Curatori
Edoardo Durante
Generi
arte contemporanea, personale
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Un progetto espositivo che presenta sette lavori inediti dell’artista Max Mondini, realizzati appositamente per gli spazi espositivi di Habitat Ottantatre, curato da Edorado Durante, con la direzione artistica di In Habitat.

Comunicato stampa

Sabato 25 marzo alle ore 11.30 inaugura la prima mostra personale organizzata dall’associazione di promozione sociale In Habitat, presso il centro culturale Habitat Ottantatre. Scalfire la Superficie è un progetto espositivo che presenta sette lavori inediti dell’artista Max Mondini, realizzati appositamente per gli spazi espositivi di Habitat Ottantatre, curato da Edorado Durante, con la direzione artistica di In Habitat.

«Ritengo che la vera sfida per un artista consista nel capire la sensibilità del luogo prima di scegliere in che direzione procedere con il proprio lavoro»
Max Mondini

L’evoluzione mediatica ha prodotto un’epoca di saturazione di immagini e di segni, nella quale il pieno sovrasta il vuoto e la frenesia tende ad annullare la riflessione. La tecnologia genera e allo stesso tempo offre la possibilità di innescare un processo di smaterializzazione e sottrazione della presenza. L’ambiente tecnoculturale in cui viviamo favorisce lo sviluppo di ricerche artistiche che, a questo proposito, ignorano la separazione tra composizione e interpretazione. Le opere esposte con Scalfire la Superficie, infatti, suggeriscono una sorta di processo di appropriazione negli occhi di chi osserva, superando il semplice concetto di interpretazione. Quello di Max Mondini è un immaginario ibrido, al confine tra figurazione e astrazione, all’interno del quale non c’è possibilità per una comprensione oggettiva, univoca. L’artista inizia la propria ricerca esplorando un bacino di fonti estremamente ampio, immagini di diversa origine compongono un archivio in continua espansione, grazie al quale rielabora i sistemi compositivi e tenta di entrare in contatto con l’emotività e la sensibilità di chi queste immagini le ha create originariamente. Il processo creativo dell’artista, si distingue attraverso il sistematico riutilizzo di immagini già esistenti, prassi metodologica e la conseguente disposizione razionale e simultaneamente caotica di questi elementi ricontestualizzati. «Invito a riflettere su ciò che l’opera già ci comunica - sostiene Mondini e prosegue - L’arte non ha a che fare con la creazione di cultura, al contrario l’opera è in qualche modo il risultato finale di una cultura, dal momento che tutte le sue componenti spingono l’artista a creare l’opera».

Con le opere di Mondini i registri iconici si intersecano; scalfita la superficie, le forme vengono decostruite e ricontestualizzate ottenendo così un universo formale coerente che favorisce lo scambio e il dialogo polisensoriale. Superato il dualismo ontologico tra oggetto e immagine, è chiaro come il bacino a cui l’artista attinge sia la società in cui viviamo; la realtà abitata da ciascuno di noi diventa, in questo caso, il suo archivio. Il rapporto con le immagini preesistenti, infatti, è tutt’altro che passivo, Mondini se ne impossessa attraverso una sorta di movimento iconoclasta, un continuo processo di distruzione e ricostruzione. Le immagini non rivendicano alcuna verità assoluta, il lavoro della mano dell’artista, a tratti pittorico, è più che evidente. Nato in risposta alla sempre più ossessiva e bulimica proliferazione di immagini, il lavoro di Mondini offre una doppia percezione del digitale, punto di partenza costante per la sua produzione artistica: un’analitica, attenta e in stretta relazione con gli aspetti più tecnologici e legati al medium, e una, al contrario, sintetica, ovvero legata alle immagini mentali che risultano nella nostra percezione dell’opera. Le opere in mostra, infatti, presentano alcune difficoltà di lettura ed interpretazione, sospendono e disorientano chi le osserva; allo stesso tempo però, le immagini si manifestano e vengono consumate da colui che dona loro la vita, l’osservatore stesso, proprio come una candela che, bruciando, si distrugge.

Max Mondini
Max Mondini, classe 1990, vive e lavora a Civitella in Val di Chiana in provincia di Arezzo.
Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e l’Accademia di Firenze, il suo lavoro si divide tra l’attività artistica e la professione di Art Advisor presso gallerie, collezioni e musei italiani e stranieri. Nel 2015 diventa Office Manager dello Studio Alberto Garutti, riprendendo la sua attività espositiva nel 2017.
Ha partecipato a mostre e residenze in gallerie, spazi indipendenti e musei, tra i quali ricordiamo: Palazzo Re Enzo (Bologna, 2011), Palazzo della Triennale (Milano, 2012), Effetti Venturi, Museo del Novecento (Milano, 2013), Palazzo Tresoldi (Bergamo, 2014), maXter, Museo Villa Croce (Genova, 2015), Fondazione Lanfranco Baldi (Pelago, 2019), Centro per l’Arte Contemporanea Museo Luigi Pecci (Prato, 2020), La Portineria PAC (Firenze, 2020), L’Armonia, Manifattura Tabacchi (Firenze 2020/2021), Galleria Eduardo Secci (Firenze, 2021), Biennale di Monza (Monza, 2021), Spazio Volta (Bergamo, 2022), Estuario Project (Prato 2022) Il Crepaccio (Instagram 2022). Ha vinto il premio come miglior artista emergente al Talent Prize (Roma, 2021) e la menzione speciale al Carapelli for Art (Firenze, 2020).
Dal 2021 scrive articoli per la rivista d’arte Les Nouveaux Riches.

Edoardo Durante
Edoardo Durante, classe 1996, è un curatore attento al panorama artistico contemporaneo, ha sviluppato un particolare interesse nei confronti della video e digital art e delle pratiche artistiche che intrecciano scienza, arte e tecnologia. È laureato in Conservazione dei Beni Culturali e dopo aver frequentato un anno negli Stati Uniti presso N.K.U è specializzato in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Oltre ad aver curato mostre in territorio nazionale ed internazionale collabora stabilmente con The Collector Magazine.

In Habitat APS
In Habitat è un’associazione di promozione sociale con sede a Verona che offre servizi di progettazione, avviamento e sviluppo di attività culturali. Si occupa di ricerca, curatela e coordinamento di progetti culturali, dalla fase di pianificazione al monitoraggio dei risultati, dalla definizione degli obiettivi al coinvolgimento della comunità. Si compone di professionalità differenti che spaziano dal fotografo allo storico dell’arte, dal giornalista al grafico, dal mediatore culturale museale all’artista. In Habitat aps basa il proprio lavoro su una forte condivisione etica e di valori, focalizzata sulla condivisione di informazioni, competenze e attitudini lavorative per collaborare con altri settori al fine di pianificare sinergie a lungo termine e favorire l’innovazione in ambito artistico, culturale e sociale.