Mauro Patrini – (WunderBlack)3

Informazioni Evento

Luogo
DIECI.DUE!
Via Volvinio 30, Milano, Italia
Date
Dal al

da martedì a venerdì dalle 15,30 alle 19 e su appuntamento

Vernissage
07/03/2012

ore 18-21

Curatori
Maria Rosa Pividori
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra personale

Comunicato stampa

Mauro Patrini

Il principio della forma e della storia.

Una delle cose che maggiormente viene ricusata dalla società contemporanea, che pensa solo alla propria crescita e rimane concentrata sul proprio progresso, è la storia. La tendenza deplorevole sappiamo essere quella di dimenticare frettolosamente il proprio passato. Il peso delle tradizioni, del vissuto o delle esperienze sembra un fardello inutile che pare addirittura, per assurdo, ostacolare il nostro miglioramento. Raramente viene inteso come terreno fertile su cui seminare il nuovo. C’è qualcuno che, però, di questo legame con il nostro trascorso non fa un vincolo da sciogliere ma un pregio da alimentare. L’esercizio di quello che è stato diventa luogo fecondo in cui coltivare un nuovo pensiero, una consapevolezza attenta e sensibile. E se a fare questo è un artista, si pensa alla manualità d’azione che ne caratterizza l’opera e ne è base strutturante. Fa ricerca sulla tecnica usata, senza dover per forza di cose guardare solo ai tecnologismi del presente. Pensa al fare antico, per essere attuale.

Ho da poco conosciuto Mauro Patrini – persona dai modi gentili e diretti, mai frettolosi ma schiettamente determinati, riservato e al contempo aperto al dialogo – e dalle prime nostre parole spese è emerso subito chiaro questo suo atteggiamento. Questa innata e sentita disposizione a riconoscersi legato al tempo della sua/nostra storia. A partire dal suo lavoro. Dal suo strumento. ...

Ma non è interessante tanto questa tecnica, caratteristica delle nostre zone, quanto come Patrini la abilita a mezzo espressivo, ad arte totalizzante. Fine a sé, unico mezzo per traslitterare un messaggio dal contenuto poetico. Non dimentica della storia, ma nemmeno imprigionata nello scopo di farsi solo imitazione, di strumento asservito alla simulazione. Non mette in evidenza il virtuosismo per mimetizzare lo sguardo, ma per trovare nel corpo della sua sostanza il senso di un differente guardare. Patrini lavora come un artigiano, ma parla – nelle opere – come un artista. Senza certificazioni inutili.

Se della scagliola Patrini conosce ogni segreto, proprio per questo, nella manualità e nel tempo stesso dell’esecuzione trova il principio e la formulazione della possibile storia che vuole raccontare. Dentro questo sapere attinge la radice del pensiero e della riflessione che si pratica come visione. Riesce a rendere il mezzo, il tramite, elemento già dialogante oltre la forma in modo così netto e conciso da farsi bastare cromie contenute, forme semplici che si spingono fino al complesso territorio del monocromo. Spazio mentale, intimo e interiore che carezza l’assoluto.

In questi termini storia e tradizione diventano, nell’abilità manuale, mezzo narrante ancora attivo e, soprattutto, attuale. ... (dal testo di Matteo Galbiati)