Maurizio Gjivovich – Confini
Un lavoro frutto del pluriennale impegno del fotoreporter in diversi scenari di crisi: dal Libano (2005), alla Bosnia Erzegovina (1997-2005), dal Kosovo (2001-2008) alla Georgia (2005, a Tbilisi tra i profughi dell’Abcasia), alla Palestina (2004).
Comunicato stampa
"Si può restare fedeli ai propri valori senza sentirsi minacciati dai valori di cui gli altri sono portatori.” Amin Maalouf
I CONFINI - ideologici, territoriali e culturali - attraverso le fotografie e le testimonianze raccolte da Maurizio Gjivovich, fotografo, e la prosa di Ciro Lubrano Lavadera, scrittore. Un lavoro frutto del pluriennale impegno del fotoreporter in diversi scenari di crisi: dal Libano (2005), alla Bosnia Erzegovina (1997-2005), dal Kosovo (2001-2008) alla Georgia (2005, a Tbilisi tra i profughi dell’Abcasia), alla Palestina (2004).
E poi dove finisce quel che ci appartiene di diritto e dove, consapevolmente, termina la parte esclusiva o prioritaria di un nostro manufatto. Dove?
Queste sbilenche domande mi martellavano, mi frullavano per la testa giusto pochi anni fa. E oggi festeggio: è giusto un anno esatto che mi è arrivata la risposta. Una risposta silente; niente mail, nessun sms, nessuna parola scritta né parlata. Ivan era un amico di vecchia data. Avevamo insieme lavorato per anni come braccianti e subito appresso ci eravamo impiegati nel consorzio che produceva farine e sfarinati per alimenti.
Un buon lavoro, all'epoca. Poi la storia è andata com'è andata; qualcuno ci ha messi l'un contro l'altro; una parte di noi si è arricchita e l'altra ha iniziato a patire anche la fame. Ivan, me lo ricordo, diceva sempre che chi c'ha l'acqua e la farina sarà sempre sazio e la buona sorte gli toccherà di diritto. Noi, in quella landa sconfinata coltivata intensamente a cereali, sapevamo che era vero abbastanza ma non sapevamo altro.
Una guerra, una carestia, un popolo che viene indebolito prima coi cannoni e poi con la fame: ecco come la storia aveva sconfessato la buona sorte di cui parlava Ivan.
Poi. Poi. Poi un giorno, prima di un rastrellamento in un campo nemico ho rivisto Ivan e quasi non l'ho riconosciuto. Faccio ancora il soldato ma ora so.
La risposta ai miei tormenti è arrivata da Ivan, dal suo sguardo sorpreso e allucinato, impaurito e accusatore.
Quegli occhi mi hanno detto che il pane non ha credi, né tessere né lingua, che è un bene di tutti. Faccio ancora il soldato; da solo difendo la capanna in mezzo ai boschi dove Ivan e la sua famiglia si sono rifugiati nell'attesa che questa folle guerra prima o poi finisca. E poi ...
Ciro Lubrano Lavadera
Maurizio Gjivovich nasce a Ivrea nel 1975. Fotografo professionista ha pubblicato reportage fotografici su riviste internazionali, Specchio (Giornale La Stampa), Corriere magazine (Corriere della Sera), L'internazionale (reportage sul Marocco 2005 ) e Collabora con l'agenzia Le Presse.
Bin11
L’associazione culturale bin11 riparte dal binario morto dell’ennesimo contributo alla riflessione sulla cultura dell'immagine per chiedersi quel che resta da dire a proposito di quel che non si può dire, ovvero l’immagine stessa. Per la sua proposta espositiva e formativa, bin11 si definisce come un contenitore culturale permeabile alla scena urbana in cui si colloca.