Matteo Gironi – L’infinita modificazione dell’identico II
A tre anni dalla prima esposizione negli spazi della galleria milanese, l’artista allestisce venti lavori nei quali approfondisce l’inedito ossimoro visivo di un minimalismo barocco, in cui la forma si smaterializza in una sorta di luminosa estasi laica.
Comunicato stampa
L’infinita modificazione dell’identico II è il titolo della personale di MATTEO GIRONI alla PoliArt Contemporary di Milano. A tre anni dalla prima esposizione negli spazi della galleria milanese, l’artista allestisce venti lavori nei quali approfondisce l’inedito ossimoro visivo di un minimalismo barocco, in cui la forma si smaterializza in una sorta di luminosa estasi laica.
Candidi corpi, emersi e immersi in un misterioso moto di luce ondosa: così appaiono le opere di Matteo Gironi.
La soffice e muta resistenza del feltro, la diafana e immota mobilità della cera e l’infinita modificazione dell’identico, sono i cardini intorno ai quali si svolge l’alchemica ricerca dell’artista veronese. Nel ripetersi modulare di una piccola forma piegata di feltro, quasi lasciata accadere per interna necessità, le opere vengono componendosi in contrappunti e fughe visive, come nell’innalzarsi di una musica bachiana.
Nel suo tentativo di “eliminazione di ogni rapporto con la gestualità, per fare in modo che l'opera sembri esistere per sua necessità” anche l’artista pare entrare nella modularità in trasformazione, in una continuo lavoro del piegare ed assemblare piccoli riquadri di feltro.
È proprio nel processo del piegare su di sé il feltro (“quasi da sé”) e nel ripiegarlo ancora indefinite volte, sino a una specie di smarrimento e spiritualizzazione del gesto, che è stata invocata una dimensione barocca, nella sua aspirazione alla trascendenza nella sovrabbondanza. Tuttavia, nella ricerca di Matteo Gironi si manifesta una tensione verso l’essenzialità e la chiarezza dell’operazione compositiva, nella quale sono i rapporti con la luce e lo spazio ad acquisire un’importanza fondamentale.
Se il trattamento con la cera alimenta e diffonde la plasticità delle opere, nel perenne esterno riverberante che è la luce, sono i rapporti dinamici delle forme di feltro ad innalzare le opere in una dimensione musicale.