Martin Kersels | Maria Papadimitriou
Due nuove mostre presso Palazzo Caracciolo di Avellino. La prima esposizione, “All that Fall”, rappresenta la prima mostra istituzionale in Italia dell’artista statunitense Martin Kersels. In contemporanea la mostra “Frustration of Utopia” di Maria Papadimitriou è un progetto che attraversa crisi, immaginazione e metamorfosi.
Comunicato stampa
Fondazione Morra Greco presenta “All that Fall”, la prima mostra istituzionale in Italia dell’artista statunitense Martin Kersels (1960, USA). Per l’occasione, Kersels ha realizzato una nuova serie di sculture e installazioni concepite appositamente per i saloni al primo piano di Palazzo Caracciolo di Avellino, trasformando gli spazi in un ambiente performativo, ironico e immersivo.
La mostra si presenta come un carosello animato di personaggi, oggetti e macchine in movimento che sfilano davanti allo spettatore: opere che piombano in scena o restano sospese in un’attesa inquieta, occupando ogni dimensione dello spazio – verticale, orizzontale, sonora e visiva – in un giardino di delizie terrene vibrante, affollato e rumoroso.
Un dialogo con Beckett: cadute, attese e ironie del destino
Il titolo della mostra riprende l’omonimo radiodramma composto da Samuel Beckett per la BBC nel 1956 e ispirato al Salmo 145:14-15: “Il Signore sostiene tutti quelli che cadono e rialza tutti quelli che sono curvi”. Nel testo beckettiano, la provvidenza cede il passo al sarcasmo e al fatalismo: una quotidianità pervasa da fragilità, incidenti, piccole derive e cadute. Questa stessa atmosfera introduce lo spettatore alle sculture di Kersels: macchine tinte di humour, attivabili dall’artista o da performer, mosse da motori, contrappesi, rotazioni e chiasmi meccanici che sfidano continuamente il limite tra equilibrio e crollo. Alcune opere poggiano su ruote, altre oscillano sospese, altre ancora compiono movimenti circolari in loop, componendo un universo Do-It-Yourself di oggetti, rumori, materiali e iconografie che evocano un immaginario tra il grottesco, il comico e il perturbante.
Poetica della caduta
La mostra affronta la dimensione della caduta come condizione esistenziale, politica e produttiva. Considerata la più enigmatica tra le forze fisiche, la gravità diventa metafora delle nostre instabilità: come un Icaro contemporaneo, l’uomo oscilla tra tentativi di ascesa e inevitabili precipizi.
In un clima da gotico rurale e da laboratorio artigianale, Kersels costruisce un teatro del mondo abitato da figure e macchine che sembrano emergere da visioni borderline, in bilico tra catastrofe e comicità. Ogni opera entra in scena come un deus ex machina maldestro, calato attraverso un argano difettoso che rivela la fragilità dei meccanismi che tengono insieme realtà, desideri, economie e corpi.
Nel presente in cui tutto ciò che non produce è considerato elemento fallimentare, “All that Fall” diventa un invito a sospendere il giudizio: a osservare ciò che resta fuori dalla macchina del profitto, ciò che cade, ciò che resiste, ciò che non funziona – e proprio per questo rivela qualcosa di vero. Tra suoni, vibrazioni, precarietà e humour, la mostra di Martin Kersels invita il pubblico a riattivare i sensi, incluso quello più elusivo e necessario: l’ironia, la capacità di vedere al contrario, di interrogare ciò che accade intorno a noi senza cercare risposte immediate.
Biografia
Martin Kersels è nato a Los Angeles, in California. Dopo aver conseguito la laurea in arte presso l’UCLA nel 1984, è diventato membro fondatore del gruppo di performance collaborativa SHRIMPS. Questo gruppo ha lavorato insieme a performance basate sul movimento fino al 1993. Tornato all’UCLA per conseguire il Master of Fine Arts dal 1992 al 1995, ha studiato con i docenti Paul McCarthy, Chris Burden, Nancy Rubens e Richard Jackson. Lì ha iniziato a creare sculture, sia intime che di grandi dimensioni, immobili e piene di movimento. Ha anche realizzato fotografie che documentavano momenti performativi e video che presentavano il suo corpo come soggetto e oggetto.
Il suo interesse per le macchine, l’entropia, il suono e la dissoluzione ha dato vita a opere che esaminano la tensione dinamica tra fallimento e successo, individuo e gruppo, e la sottile linea di demarcazione tra umorismo e sfortuna. Dal 1995, gli oggetti e i progetti di Kersels sono stati esposti in musei nazionali e internazionali, tra cui le Biennali del Whitney del 1997 e del 2010, il Centro Pompidou, il MOCA di Los Angeles, il Pompidou di Bruxelles, il Madison Museum of Contemporary Art, il Los Angeles County Museum of Art, il Tinguely Museum, la Kunsthalle Bern, il MAMCO di Ginevra, la Yale University Art Gallery e il Getty Museum di Los Angeles. La mostra attuale è stata creata appositamente per la Fondazione Morra-Greco.
Ha ricevuto borse di studio dalla Fondazione Guggenheim, dalla Fondazione Joan Mitchell e dalla Fondazione per l’Arte Contemporanea. Dal 1995 al 2012 Kersels è stato membro della facoltà e co direttore del programma artistico del California Institute of the Arts. Nel 2012 è entrato a far parte della facoltà della School of Art nel programma di scultura, dove continua a insegnare. Vive e lavora nella zona di New Haven, nel Connecticut.
La mostra “All that Fall” rientra nel Progetto XXI – Edizione 2025
Nel 2025 la Fondazione Morra Greco presenta una nuova edizione di Progetto XXI, un programma annuale che intreccia mostre, residenze, attività educative e pratiche di ricerca condivise tra il dipartimento curatoriale ed educativo. L’edizione 2025 pone al centro una riflessione sul ruolo dell’artista nella società contemporanea e sulle utopie disattese della modernità, esplorando temi come il fallimento, il tempo come dimensione contemplativa e le dimensioni improduttive spesso marginalizzate dai sistemi di produzione orientati al profitto.
Progetto XXI è promosso dalla Fondazione Morra Greco con il sostegno del MADRE e della Fondazione Donnaregina.
Spesa a valere sulle risorse FSC 2021-2027. DGR 616 2024. Piano strategico Cultura e Turismo 2025. Azioni culturali della Fondazione Donnaregina. Intervento Museo Madre Progetto XXI annualità 2025.
Fondazione Morra Greco presenta “Frustration of Utopia”, un progetto espositivo ideato e realizzato da Maria Papadimitriou per gli spazi del secondo piano di Palazzo Caracciolo di Avellino. Artista tra le più significative del panorama contemporaneo, Papadimitriou propone un percorso che interroga la crisi del pensiero attuale in un momento storico segnato da conflitti, incertezza e transizioni ancora indecifrabili. Il titolo della mostra, reso in forma di neon luminoso, definisce la temperatura emotiva dell’intero progetto: un’indagine sulla necessità di rileggere gli errori, elaborare la perdita e ripartire per immaginare nuove prospettive.
Il percorso espositivo si apre con un grande collage che rielabora la “Melanconia alata” di Dürer, collocandola in un paesaggio che intreccia classicità, città, industria, distruzione e progresso. Accanto alla figura compaiono tre solidi – la sfera, il poliedro e l’urna – simboli di armonia, scienza, nutrimento e memoria. La Melanconia osserva rassegnata la storia, ma le sue ali suggeriscono ancora la possibilità del volo, nel segno di una trasformazione necessaria.
Undici collage stampati su tela conducono in scenari sospesi, paesaggi che riattivano memorie di luoghi perduti e insieme ne inventano di nuovi, dove la natura torna sovrana. Spazi che invitano a immaginare cartografie libere da confini e a rigenerare il pensiero, intrecciando mito, memoria e visione futura.
Lo studio dell’artista e la materia del processo
Centro propulsore della mostra è lo studio dell’artista, ricreato come un laboratorio di forme, tentativi e idee. Pagine annotate, sculture in divenire, disegni sparsi, un video dedicato a pratiche artigianali e rotoli di carta con parole in greco antico compongono un ambiente denso e febbrile, dove il caos diventa occasione per ripensare la realtà. Da questo nucleo germinativo emergono anche nove ex voto, ispirati alla tradizione napoletana e alla mitologia antica. Figure ibride, umane e animali, che raccontano il mutamento come linguaggio simbolico e gesto politico capace di attraversare i limiti del presente.
Biografia
Maria Papadimitriou è un’artista e docente di Arti Visive presso il Dipartimento di Architettura dell’Università della Tessaglia, in Grecia, dal 2001. Dopo essersi diplomata con lode in pittura presso l’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts (ENSBA), ha iniziato a lavorare come artista nel 1989. Utilizza diversi media, tra cui pittura, scultura, collage, video, performance, fotografia e installazioni multimediali. Papadimitriou è riconosciuta per la sua capacità di creare progetti artistici autonomi e attività collettive che mettono in luce il legame tra arte e realtà sociale. Un altro aspetto significativo della sua pratica si è sviluppato attraverso collaborazioni con artisti internazionali. Nel 1992 ha incontrato Martin Kippenberger: il loro dialogo continuato per quattro anni è stato un catalizzatore fondamentale per la sua crescita artistica, portando alla creazione di dipinti e opere fotografiche congiunte che Maria ha esposto in Grecia e all’estero.
Nel 1995 Kippenberger decise di trasformare in realtà il suo museo immaginario MOMAS sull’isola di Syros e affidò a lei la sua realizzazione. Il progetto fu interrotto a causa della morte dell’artista.
Papadimitriou ha rappresentato la Grecia alla 25ª Biennale di São Paulo (2002) con il progetto T.A.M.A. (Temporary Autonomous Museum for All) e alla 56ª Biennale di Venezia (2015) con il progetto “Why look at animals? AGRIMIKA.”
Nel 2016 ha avviato una collaborazione con Rick Lowe per il Victoria Square Project, nel contesto di documenta14. È fondatrice dell’organizzazione non profit T.A.M.A., della mensa artistica SOUZY TROS e dell’Institute of Post-Epicurean Garden (iPEG). Nel 2003 ha vinto il premio DESTE per l’arte contemporanea greca e nel 2016 è stata insignita dal governo francese del titolo di “Officier dans l’Ordre des Palmes Académiques”.
La mostra “Frustration of Utopia” rientra nel Progetto XXI – Edizione 2025
Nel 2025 la Fondazione Morra Greco presenta una nuova edizione di Progetto XXI, un programma annuale che intreccia mostre, residenze, attività educative e pratiche di ricerca condivise tra il dipartimento curatoriale ed educativo. L’edizione 2025 pone al centro una riflessione sul ruolo dell’artista nella società contemporanea e sulle utopie disattese della modernità, esplorando temi come il fallimento, il tempo come dimensione contemplativa e le dimensioni improduttive spesso marginalizzate dai sistemi di produzione orientati al profitto.
Progetto XXI è promosso dalla Fondazione Morra Greco con il sostegno del MADRE e della Fondazione Donnaregina.
Spesa a valere sulle risorse FSC 2021-2027. DGR 616 2024. Piano strategico Cultura e Turismo 2025. Azioni culturali della Fondazione Donnaregina. Intervento Museo Madre Progetto XXI annualità 2025.