Marco Di Piazza – Conquistare la leggerezza

Informazioni Evento

Luogo
IKONICA ART GALLERY
Via Nicola Antonio Porpora, 16a, Milano, MI, Italia
Date
Dal al

22 novembre - 2 dicembre 2023

da lunedì a sabato 16.30 – 19.30

Vernissage
22/11/2023

ore 18.30

Artisti
Marco Di Piazza
Curatori
Francesca Bianucci, Chiara Cinelli
Generi
arte contemporanea, personale
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La mostra raccoglie una selezione di opere particolarmente rappresentative del percorso artistico di Marco Di Piazza, autore di origini romane, formatosi in Toscana, tra San Gimignano e Firenze, e che attualmente opera tra l’Italia e la Germania, dove risiede dal 2003.

Comunicato stampa

Dal 22 novembre al 2 dicembre 2023, iKonica Art Gallery ospita la mostra personale dello scultore e pittore Marco Di Piazza dal titolo “Conquistare la leggerezza”. La mostra, a cura di Francesca Bianucci e Chiara Cinelli, raccoglie una selezione di opere particolarmente rappresentative del percorso artistico di Marco Di Piazza, autore di origini romane, formatosi in Toscana, tra San Gimignano e Firenze, e che attualmente opera tra l’Italia e la Germania, dove risiede dal 2003.

 

Non si potrebbe comprendere appieno l’opera di Marco Di Piazza se si ignorasse l’origine del suo viaggio, il terreno da cui ha tratto linfa la sua creatività. La sua arte affonda le radici in una storia familiare segnata intimamente dall’influenza umana e artistica dei genitori, Francesco Di Piazza e Maria Rebora, animati entrambi da una profonda passione per l’arte e per la cultura umanistica, di cui ancora oggi si trova traccia nelle opere dell’artista. Se da un lato, infatti, la madre era un’eccellente e raffinata pittrice, formatasi all’Accademia delle Belle Arti di Roma, il padre, filosofo e psicanalista, amava esprimersi anch’egli attraverso i codici visivi dell’arte, oltre a coltivare una profonda passione per la musica. Da questo fertile e straordinario terreno, Marco Di Piazza trae il seme della propria arte, per poi trovare lungo il cammino la sua personale via di espressione, segnata dal profondo umanesimo che ha permeato le sue origini.

Al centro della sua ricerca troviamo, infatti, l’Uomo: fra i soggetti ricorrenti, presenti anche in questa mostra milanese, incontriamo figure umane o più spesso gruppi di figure, quasi sempre in movimento, insieme alle maternità, alle coppie, o ad alcune rare figure solitarie.

Nelle opere di Marco Di Piazza, siano esse disegni, pitture o sculture, la figura umana è ricondotta alle sue linee essenziali: negli anni, l’artista libera progressivamente il segno, rendendolo sempre più scarno e asciutto, e conquista una dimensione di leggerezza, dove i vuoti prevalgono sui pieni, e la figura umana è libera di vibrare diventando essa stessa puro movimento.

Essenzialità e movimento sono tratti caratterizzanti l’intera sua opera, di cui troviamo già chiara espressione nei suoi disegni. Il disegno, infatti, svolge un ruolo fondamentale nel processo creativo che porta l’artista a tradurre la sua visione dalla bidimensionalità dell’opera su carta alle tre dimensioni della scultura: “Il disegno è origine essenziale di ogni scultura e guida la forma con funzioni di modello – osserva Marco Di Piazza -; ogni linea che lo compone abbandona la superficie della carta e si erge nelle tre dimensioni dello spazio. Una sequenza di tappe che attraverso una tecnica particolare permette di guadagnare solidità. Una solidità che comunque le lascerà vibrare, e alle opere destinate all’esterno il vento imprimerà vibrazioni che non le farà deformare”.

“Le sculture di Marco Di Piazza – osservano le curatrici Francesca Bianucci e Chiara Cinelli - ritraggono figure umane sospese nell’aria, colte nell’atto di vibrare, come scosse da un lieve alito di vento o da un’improvvisa emozione: il movimento, unito all’essenzialità delle linee e alla pienezza palpitante dei vuoti, non è più solo elemento formale ma istanza concettuale, un’urgenza espressiva che conduce l’artista ad addentrarsi in una dimensione spirituale che si manifesta in modo quasi tangibile nei suoi lavori. Le figure umane sembrano sospinte, all’unisono, da un comune anelito verso un ideale, che trascende la dimensione terrena e finita dell’essere umano. Sono opere pervase da una tensione immateriale accentuata dall’incompiutezza delle forme, che lascia spazio all’immaginazione e all’indefinito”. “Un’incompiutezza che - come osserva l’artista - sorge in seno al processo artistico, riflette intenzioni di essenzialità già presenti nel disegno che per via naturale si trasferiscono nelle forme della scultura”.

Nel corso della sua carriera artistica, senza mai abbandonare il disegno, Marco Di Piazza esplora la materia, prima la pietra e il bronzo, poi il ferro e l’acciaio, svuotandola progressivamente del suo “peso”, per approdare a una dimensione di leggerezza che è oggi cifra essenziale del suo fare arte, come l’artista stesso racconta:  “Nei quindici anni in cui ho lavorato la pietra e il bronzo, continuando a disegnare, il tema della maternità e della coppia produceva figure solide e in quiete: c’erano già la danza e il movimento ma ambedue contenuti. Poi la liberazione in un certo senso dalla materia… A inizio degli anni 2000, sulla scia del disegno, che nel tracciare la figura umana era sempre stato scarno e immediato e adesso si faceva ancora più essenziale e dinamico, ho iniziato a realizzare sculture in acciaio che, nella composizione, facevano prevalere i vuoti sui pieni. Ecco da qui sorgere un’immediata e inevitabile ‘spiritualità’, non cercata con l’intenzione, ma incontrata e raggiunta. Una dimensione che nasceva da una fortunata e faticosa ricerca che mi fornì gli espedienti tecnici per realizzare sculture stabili e solide in ognuna delle loro nervature. Improvvisa si apriva tra le mie mani la possibilità di svuotare teste, arti e corpi realizzando opere capaci di risentire appieno della sensibilità e della gerarchia delle linee proprie ai disegni di origine”.

 

Marco Di Piazza è autore anche di importanti opere d’arte pubblica, collocate in Italia e all’estero, che rappresentano un aspetto centrale della sua produzione artistica, di cui è resa una preziosa testimonianza nella monografia dal titolo “Noi delle strade”, edita dalla Casa Editrice Effigi, che sarà presentata presso la storica Libreria Bocca di Milano, giovedì 23 novembre, alle ore 17.00. Questa monografia è il frutto di diversi punti di vista e di esperienze: per una parte è un catalogo di opere dell’artista che si trovano soprattutto nel territorio di San Gimignano, in spazi religiosi e pubblici e lungo le strade della via Francigena. Per un’altra è un approccio all’arte di strada, e al rapporto che esiste tra opere d’arte e pellegrinaggio moderno, tra sfera estetica e sfera del sacro. Ma il volume è anche la storia della formazione dell’artista Di Piazza nel quadro di una vicenda familiare che lo ha legato alla città delle torri e al mondo dell’arte a tutto campo. Figlio d’arte, artista di un territorio e del mondo, Marco Di Piazza è raccontato e si racconta da diversi punti di vista (artistico, antropologico, di pellegrini tradizionali e moderni, di tedeschi e italiani) che rendono denso e complesso il suo percorso e mostrano le radici che il suo fare artistico ha nella terra e nel paesaggio.

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Marco Di Piazza – note biografiche

Nasce a Roma nel 1961 e cresce in Toscana nella campagna senese. In seno alla famiglia riceve una formazione in ambito artistico e umanistico, studia poi arte e architettura a Firenze. Nel 1989 apre una galleria-studio a San Gimignano e avvia da quel momento la professione di scultore e pittore in contatto con un pubblico internazionale. Da inizio anni 2000, dopo una lunga esperienza con la pietra e il bronzo, inizia a lavorare il ferro e l’acciaio e realizza sculture che traducono il disegno nelle tre dimensioni; grazie a una tecnica particolare crea opere leggere e stabili per interni ed esterni, di dimensioni tra i 30 cm e i 6 metri di altezza. Oltre a quella creativa svolge attività didattica e pedagogica. Lavora come scultore e pittore a Bonn (Germania) dove vive dal 2003. Le sue sculture e le sue pitture si trovano in oltre 20 paesi del mondo.