Manifesto di Rivolta Femminile

Informazioni Evento

Luogo
ATELIER GIORGI
via Belfiore 5H, Torino, Italia
Date
Il
Vernissage
16/04/2013

ore 21

Generi
performance - happening, serata - evento
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Le artiste, ospiti per una sera presso l’atelier Giorgi, presentano, attraverso le opere in mostra, la loro riflessione sul Manifesto di Rivolta Femminile.

Comunicato stampa

16 APRILE 2013
presso ATELIER GIORGI
via Belfiore 5H, Torino

VALENTINA MURABITO (fotografia + video)/LINDA RIGOTTI-ERIKA FORTUNATO (performance)

ore 21 apertura
ore 21,30 performance
ore 22 artist talk

INGRESSO 5 euro
Info e prenotazioni: [email protected]
338.58.10.572

Le artiste, ospiti per una sera presso l’atelier Giorgi, presentano, attraverso le opere in mostra, la loro riflessione sul Manifesto di Rivolta Femminile.*

*Il Manifesto di Rivolta femminile del 1970 è l'atto costitutivo del gruppo omonimo. Scritto da Carla Lonzi con Carla Accardi e Elvira Banotti, il "manifesto" contiene in nuce tutti gli argomenti d'analisi che il femminismo avrebbe fatto propri: l'attestazione e l'orgoglio della differenza contro la rivendicazione dell'uguaglianza, il rifiuto della complementarietà delle donne in qualsiasi ambito della vita, la critica verso l'istituto del matrimonio, il riconoscimento del lavoro delle donne come lavoro produttivo e non ultimo la centralità del corpo e la rivendicazione di una sessualità autonoma svincolata dalle richieste maschili.

Valentina Murabito, Melankólikus, fotografie + video 23’- 48’

Melankólikus è un’opera multimediale in cui si intreccia il linguaggio statico della fotografia con quello dinamico del cinema.
Melankólikus è la biografia ipotetica, verosimile, possibile ma non reale, di un’artista - Heléna Mirtau. Le coordinate storiche, politiche e sociali sono fedeli alla realtà.
Melankólikus è una riflessione visiva sul problema del riconoscimento identitario dell’artista donna nella realtà ungherese socialista del secondo dopoguerra e, su più ampia scala, del riconoscimento di essa come soggetto all’interno dei circuiti sociali e artistici ufficiali.
Melankólikus attenziona lo statuto compromissorio del mondo dell’arte, il meccanismo perverso di un mercato sempre più inafferrabile nel suo essere globale e sempre più capace di (s)travolgere le personalità e le poetiche degli artisti.
Melankólikus è uno sguardo affascinato su un popolo di origine orientale e nomade, i magiari.

Il progetto non ha alcun intento dichiaratamente politico, sociologico o antropologico; questi aspetti si sono integrati in una visione d’insieme, quasi autogenerati. Sullo sfondo, l’immagine sfocata del popolo ungherese, memore della duplice dittatura nazista prima e sovietica poi, la storia di uno Stato geograficamente mutilato e culturalmente censurato, che trova nella musica e nelle sue forti tradizioni popolari il sollievo del suo storico malessere.
Valentina Murabito è nata a Giarre (Italia), attualmente vive e lavora a Berlino. Ha studiato fotografia presso l’Accademia Moholy-Nagy di Budapest e nel 2009 si è laureata in Grafica presso l’Accademia di Belle Arti di Catania. La sua attività artistica si basa principalmente sulla fotografia analogica in bianco/nero, caratterizzata da una forte sperimentazione tecnica e di laboratorio e attenziona l’uomo contemporaneo da un punto di vista introspettivo e comportamentale. Il suo lavoro comprende anche performance, installazioni e azioni nello spazio pubblico cittadino.

Erika Fortunato, Linda Rigotti, Le due frida, 1939, performance, 30’
Questa performance è liberamente ispirata all'Opera omonima di Frida Kahlo. Qui esploriamo i nostri personali simboli e ve li offriamo, fissandoli e muovendoli in un'immagine a due che è al contempo colei che guarda e colei che è guardata, colei che vede e colei che è vista...
“Bisogna che il quadro vi guardi quando voi lo guardate. [...] È un lavoro di penetrazione psicologica. [...] Si vede lontano nell’essere e la sua presenza tocca le vostre fibre più profonde. La rimessa in discussione, insisto, è anche lo sguardo del quadro su di voi.”
Frida Kahlo, 1939

“Non vogliamo d'ora in poi tra noi e il mondo nessuno schermo”. Estratto dal Manifesto di Rivolta Femminile, Carla Lonzi- Luglio 1970
Erica Fortunato Artista visiva, mi esprimo principalmente attraverso la fotografia (autodidatta).Comincio a dedicarmi alla fotografia analogica, sviluppando e stampando nella mia camera oscura. Attualmente lavoro prevalentemente con la fotografia digitale. Prendo parte a diverse esposizioni personali e collettive e collaboro con associazioni/artisti italiane ed estere, documentandone creativamente il lavoro.
Mi occupo di reportage urbano e sociale e fotografia artistica. L'immagine è l'elaborazione di un rituale. La fotografia può essere simbolo, inteso come sintesi di un percorso, di una trascendenza, oppure un occhio immerso all'interno del soggetto/i che si appresta a raccontare.
Allo stesso modo utilizzo la performance art, in cui lo strumento espressivo è il corpo, elemento che maggiormente accomuna gli esseri umani tra di loro e permette, all'artista che se ne avvale, un più immediato sentimento di comunanza, (senza mai darlo per scontato), con chi guarda. Partecipo/collaboro a/per laboratori di sviluppo personale (Yoga, Movimento Evolutivo, Teatro di Sviluppo Personale, Danza Sensibile), avvalendomi, talvolta, della fotografia come strumento sia creativo che di documentazione. Sempre più spesso mi succede di sperimentare in prima persona, dal di dentro, il progetto del quale mi viene richiesta la documentazione. Da diversi anni mi dedico ad una ricerca/studio sull'elaborazione di genere, con interesse particolare al femminino selvaggio".

Linda Rigotti Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 2006 partecipa a varie collettive e realizza alcune personali tra le quali “Erika, non te ne andare”, Barnum (BO), 2012 e “E appropriamento ipotetico di una città”, Lab. Fragilecontinuo (BO), ZuniArte (Ferrara), 2011. Dal 2009 cura l’impaginazione grafica della rivista “Rifrazioni, dal cinema all’oltre”. Nei suoi lavori ricorre il tema del viaggio, (strade, mete, carte geografiche, orizzonti, tempi di percorrenza, spostamenti) sia dell’artista che di altri, sia immaginato che realmente esperito. La montagna è oggi il territorio privilegiato di approfondimento che, in quanto luogo natale dell’artista, diventa anche contenitore di immagini legate alla biografia. Gli ultimi pensieri sono lì concentrati e sono stati l’input per comprenderli attraverso il disegno, il video, l’installazione e la performance.