MADeINLatina – Luciano Tramannoni

Informazioni Evento

Luogo
BAR POETA
corso della Repubblica 20 , Latina, Italia
Date
Dal al

tutti i giorni dalle 9,00 alle 23,00

Vernissage
23/02/2014

ore 18,30

Artisti
Luciano Tramannoni
Curatori
Fabio D’Achille
Generi
fotografia, personale
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Il progetto espositivo MADeINLatina, ideato e curato da Fabio D’Achille all’interno del Bar Poeta in Corso della Repubblica, avrà come protagoniste fotografie realizzate da Luciano Tramannoni dedicate alla storica via Appia con i suoi monumenti antichi e le sue vedute naturalistiche.

Comunicato stampa

Da domenica 23 febbraio il progetto espositivo MADeINLatina, ideato e curato da Fabio D’Achille all’interno del Bar Poeta in Corso della Repubblica, avrà come protagoniste fotografie realizzate da Luciano Tramannoni dedicate alla storica via Appia con i suoi monumenti antichi e le sue vedute naturalistiche. L’amore e la passione del fotografo amatoriale (di professione è sindacalista) per questa strada, è qualcosa che affonda le radici ai tempi dell’infanzia di Luciano, come lui stesso sottolinea in questa sua testimonianza: “Sin da piccolo la strada mi ha sempre affascinato.
La mia infanzia, la mia adolescenza l’ho passata in strada, giochi e amicizie sono nate lì.
La strada è il luogo ideale per conoscersi, per mettersi in contatto, per costruire rapporti, per comunicare, per scoprire nuovi mondi, per incontrare culture diverse, per andare verso un ignoto.
La strada ha sempre esercitato in me un’attrazione fatale sin da ragazzo, quando divoravo chilometri da provetto ciclista, scoprendo luoghi nuovi. Nei lunghi allenamenti percorrevo la mitica Appia attraversando i Castelli Romani e giù fino alla pianura pontina sorpassando eucalipti, costeggiando canali di bonifica, tra mare e monti. Da allora il ricordo dell’Appia è rimasto costante in Me.
In tempi più recenti la voglia di percorrere l’Appia antica in sella alla mia mountain bike si era presentata sempre più viva.
La prima volta la percorsi tutta d’un fiato, da porta S Sebastiano fino alle Frattocchie, con la sensazione di volare in mezzo alla storia: pietre, ville, statue, scritte, bassorilievi, tombe, cimeli funerari, chiese; Cecilia Metella, villa Massenzio, villa dei Quitili, tutte meraviglie che si aprivano davanti ai miei occhi.
La via Appia, la regina delle strade romane, la più importante del mondo antico dal fascino ancora intatto! Lungo il percorso incontri monumenti di valore assoluto che ti raccontano una storia millenaria che non si è mai interrotta .
Ho ripercorso le iniziali 7 miglia innumerevoli volte all’alba gustando il fresco e i colori tenui del mattino, al tramonto assaporando il caldo delle pietre e l’odore della terra arsa dal sole che colpiva statue e volti in modo particolare, rivelando espressioni sempre diverse, dove la storia è ancora rimasta intatta tutta lì, da oltre 2000 anni e la vedi scolpita tra le pietre sconnesse del vecchio selciato immaginando ancora persone, eserciti, carrette, bighe, stazioni di scambio”.
Il foto – scrittore Gabriele Maschio, tra i fondatori insieme allo stesso Tramannoni dell’Associazione fotografica “Beautifolook”, così interpreta la poetica che anima la poetica di Luciano e questa mostra: “La fotografia di Luciano è una fotografia vitale, spontanea, che si preoccupa principalmente di aderire all’esperienza provata. Viaggiatore per indole, attraversare lo spazio ed il tempo (non intesi come categorie ma come tappe di un’esperienza) è per lui una necessità fondamentale sia fisica che rappresentativa. Quale mezzo se non la fotografia, la “regina” delle arti spazio – temporali, poteva corrispondere all’urgenza ripropositiva di Luciano, tutta votata a restituirci la via Appia, regina viarum, a partire esattamente da come è.
Questo suo passare a volo di bici fra le pietre millenarie della Via, anch’esse portatrici informate del passare delle stagioni della Storia, ci rivela come l’annosa questione fotografica del momento presente, l’istante decisivo rispetto ad una visione di più lento respiro, più ragionata e sentita, sia una pura questione formale. Come definire infatti un lavorare per immagini che, come in questo caso, è il risultato di una memoria sedimentata, di un sentimento prolungato, a volte sognato o addirittura vagheggiato a modi “arcadia” contro le brutture del vivere contemporaneo, e di un istinto momentaneo, una fulminea volontà di rivivere quella porzione ragionata di realtà subito, com’è in quel preciso momento, ora.
È proprio questa idealizzazione del sito storico che a volte porta Luciano a rimandare ad un altro momento la materia fotografica più stretta, quasi a non volere dissipare l’energia diretta del luogo, e non quella di una possibile sua immagine. Sono le fotografie più intime e personali , che rivelano una semplicità dello sguardo, quasi un riguardo, verso tali testimoni che inchiodano il nostro transitorio arco temporale con la loro inebriante (e sconcertante) longevità e fermezza.
Riguardo alla modalità con la quale il luogo di indagine è stato sondato dal fotografo, la bicicletta, questa si riflette sull’intero corpo della mostra (così come sul dato biografico dell’autore), dandogli fluidità, ritmo, vigore fisico ed un certa vivacità, propri di un corpo che spinge sui pedali, respira, suda, ma vede la realtà muoversi attorno ad un ritmo più naturale”.