L’Uomo e L’Arte

Informazioni Evento

Luogo
ERICA RAVENNA
Via di Sant'Ambrogio 26 , Roma, Italia
Date
Dal al
Vernissage
21/04/2021

no

Generi
arte contemporanea, collettiva
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La galleria riapre oggi con la mostra L’Uomo e l’Arte. Ancora una volta si sottolinea l’importanza della relazione con la storia come elemento fondante dei vari linguaggi dell’arte visiva.

Comunicato stampa

La galleria Erica Ravenna è lieta di annunciare l’apertura della sua nuova sede nel cuore del quartiere ebraico di Roma, in Via di Sant'Ambrogio 26, che affaccia sulla celebre Fontana delle Tartarughe attribuite dalla tradizione a Gian Lorenzo Bernini, realizzata su progetto di Giacomo della Porta.

Fondata nel 1992, si è distinta per un approccio tematico e storico-critico, impegnandosi a mantenere attivo il confronto sul rapporto tra arte, società e cultura.

Tale orientamento è motivato dalla convinzione che - nell’attuale sistema dell’arte moderna e contemporanea dominato dalle grandi concentrazioni del “capitale “con riflessi ormai stabili nel sistema museale privato e pubblico - una galleria se pure nella sua dimensione privata, debba porsi il problema dell’arte non solo nella sua specificità del mercato, ma ancor più nella sua prospettiva di partecipazione allo sviluppo della cultura nelle sue varie forme e della sua evoluzione.

La galleria riparte con un programma espositivo di ricerca e approfondimento, teso a rafforzare la consapevolezza dei valori della nostra storia culturale, in un momento complesso che evidenzia, drammaticamente le criticità/ ricadute della globalizzazione.

L’obiettivo è anche quello di creare un luogo di dialogo e di confronto, che possa rinnovare il flusso creativo che nasce dallo scambio tra le persone, oggi interrotto da un crescente isolamento.

La galleria riapre oggi con la mostra L’Uomo e l’Arte. Ancora una volta si sottolinea l’importanza della relazione con la storia come elemento fondante dei vari linguaggi dell’arte visiva.

Una selezione di opere di Jannis Kounellis, Gino Marotta, Mario Schifano e Giulio Paolini, nelle quali il riferimento alla storia dell’arte remota e più recente è apertamente enunciato, si specchia in un inedito raffronto con le dirette ed originali fonti d’ispirazione: Lucas Cranach il Vecchio, Giorgio De Chirico e Jean-Auguste-Dominique Ingres.

Un dialogo a più voci che disvela la storia delle immagini e si interroga sulle rappresentazioni collettive che intersecano la memoria e la cultura di un popolo. Dal mondo classico fino ai primi del Novecento, saranno esposti i frutti di una ricerca di quella che l’iconologo Aby Warburg avrebbe definito l’eterna “sopravvivenza dell’antico”.

Negli anni Sessanta si apre una stagione creativa che, nella storiografia artistica, tradizionalmente segna un momento di decisiva frattura con i canoni precedenti.

Si delineava una nuova grammatica multiforme che sembrava voler rompere una volta per tutte i ponti col passato e rinnegare definitivamente l’attitudine retrospettiva. Se già Marinetti esortava a gran voce di distruggere musei, biblioteche ed accademie, in un paese come l’Italia però, la cui eredità artistica è intrinsecamente parte della costruzione dell’identità nazionale, tale monito non poteva che avere un valore puramente programmatico anche per le generazioni future.