Lughia – Storie di Donne

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO DELLA CARTA E DELLA FILIGRANA
Largo Fratelli Spacca 2, Fabriano, Italia
Date
Dal al

dal martedì alla domenica, ore 09.00/13.00 14.30/18.30

Vernissage
08/12/2018

ore 17

Patrocini

Organizzazione: Spazio 121 – Perugia
Patrocini: Comune di San Giustino, Città di Fabriano, ISTOCARTA Istituto di Storia della Carta Gianfranco Fedrigoni, Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco, Museo della Carta e della Filigrana, Rotary Club Fabriano, Inner Wheel Club Fabriano, Università Popolare di Fabriano

Artisti
Lughia
Curatori
Giuseppe Salerno, Andrea Baffoni
Generi
arte contemporanea, personale
Loading…

In un crescendo di attenzione giunge a Fabriano dall’Umbria, da Villa Graziani di San Giustino dove è stata in esposizione per ben sei mesi, “Storie di Donne” la mostra dedicata da Lughia alle giovani adolescenti che hanno accompagnato la crescita economica e sociale dei due luoghi nel secolo scorso.

Comunicato stampa

In un crescendo di attenzione giunge a Fabriano dall’Umbria, da Villa Graziani di San Giustino dove è stata in esposizione per ben sei mesi, “Storie di Donne” la mostra dedicata da Lughia alle giovani adolescenti che hanno accompagnato la crescita economica e sociale dei due luoghi nel secolo scorso. Saranno numerosi gli enti patrocinanti questa iniziativa che possiamo intendere come una sorta di gemellaggio ideale tra due territori dedicati l’uno alla produzione della carta, l’altro alla produzione del tabacco. Ed è miscelando la fibra di canapa al tabacco che l’artista realizza le sue opere su una carta che sancisce l’incontro tra le due popolazioni. Giovani tabacchine ed altrettanto giovani cartare sono le protagoniste di queste storie minuziosamente raccontate con immagini e testi nei lavori che compongono la mostra. Storie di sacrificio, di impegno e di affrancamento in un divenire sociale che vede le donne assurgere a protagoniste in un mondo, quello industriale, sino ad allora dominio incontrastato dell’uomo. Decenni di rivendicazioni e di lotte, ma anche decenni di lungimiranza e di orgoglio. Un sentito attaccamento per la propria terra è il filo conduttore di esistenze geograficamente lontane ma accomunate da un medesimo destino. I Comuni di Fabriano e di San Giustino, Il Museo della Carta e della Filigrana, Ia Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco, ISTOCARTA Istituto di Storia della Carta Gianfranco Fedrigoni, il Rotary Club di Fabriano, l’Inner Wheel Club di Fabriano e L’Università Popolare di Fabriano hanno inteso patrocinare questo evento che accende i riflettori su storie dei nostri nonni, apparentemente assai lontane nel tempo. Storie che meritano di essere ricordate oggi che lo sradicamento dai territori d’origine sembra essere l’amaro destino di una parte sempre più vasta dell’umanità. La mostra, curata da Giuseppe Salerno, sarà presentata sabato 8 dicembre alle ore 17.00 presso il Museo della Carta e della Filigrana e potrà essere visitata sino a domenica 10 febbraio 2019.

-----------------------------------

A Lughia va il merito di aver elevato ad Arte le vicende parallele di giovani fanciulle che, al di là dei confini dei nostri territori, hanno contribuito ad avviare quel processo di emancipazione femminile e rinnovamento sociale che ci ha traghettati nella modernità.
Ilaria Venanzoni
Assessore alla Cultura della Città di Fabriano

Un accostamento originale ed un racconto avvincente quello di Lughia che accende i riflettori sul sacrificio delle nostre nonne che hanno dato futuro alle nostre terre.
Milena Ganganelli Crispoltoni
Assessore alla Cultura del Comune di San Giustino

In Lughia c’è una dimensione costruttiva che ha a che fare con la bellezza delle forme, ma anche con la dimensione umana e con le argomentazioni che poggiano sul fatto sociale ed esprimono concretamente l’impegno intellettuale dell’artista………..Con le sue composizioni artistiche ha sublimato la figura delle cartare fabrianesi …..Nell’universo carta brillano, come stelle dotate di luce propria, anche le composizioni di Lughia che con la carta esprime la propria arte, il proprio pensiero, il proprio essere Donna.

Giancarlo Castagnari
Vice Presidente ISTOCARTA

Rappresentazioni rubate da antichi achivi fotografici, assumono con Lughia una dimensione pittorica e letteraria nuova, svincolata dal tempo ed impreziosita di segni che nella loro sussurrata indecifrabilità conferiscono pienezza all’operare silenzioso che a noi si mostra.
Giuseppe Salerno
critico e curatore della mostra

Lughia non rappresenta il soggetto, ma lo incarna, recupera la tecnica artigiana per lasciare il segno indelebile della sua sublimazione……Storie di donne non è più semplicemente una mostra, ma l’esperienza attraverso cui Lughia definisce la propria essenza, riqualificando antropologicamente una storia dimenticata e lasciando ai posteri una traccia su cui riflettere.
Andrea Baffoni
storico dell’arte e curatore della mostra

… le cartare … non hanno preservato le loro mani, tra i geloni, le ferite, gli edemi, con i polmoni affaticati tra polvere e umidità. C’erano le addette agli stracci, alla satinatura, alla cotonatura, impaccatura e c’era anche la figura straordinaria della filigranista. E già nel 1936, almeno a Fabriano, nelle Marche, erano andati avanti: era stata allestita la camera per l’allattamento, il refettorio e dei bellissimi asili-nido.....

Andreina De Tomassi
scrittrice e giornalista

Un grande libro la cui copertina è una sedimentazione di carte e tessuti ci introduce, nella sua imponenza, alle innumerevoli vicende al femminile che il volume idealmente raccoglie.
Affrontare “Storie di Donne” senza accennare, seppur pur brevemente, alla poetica che ha contraddistinto il complesso percorso artistico di Lughia sarebbe un procedere privi degli strumenti necessari per apprezzare a pieno questo ciclo di opere con il quale l’artista rende omaggio a donne che determinarono, con il loro lavoro, il prosperare di economie che nei secoli hanno caratterizzato due importanti territori: quello di Fabriano, universalmente noto per la produzione della Carta, e quello di San Giustino, sede della Repubblica di Cospaia impegnata sin dalla fine del XVI secolo nella produzione del tabacco.
L’universo artistico di Lughia prende le mosse dal complesso e per certi versi contraddittorio rapporto tra ciò che resta delle vicende umane e le dimensioni dell’assoluto. Assente nelle sue “Architetture di Sabbia”, installazioni effimere di sassi e sabbie immerse in atmosfere estranee al tempo ed allo spazio, la figura umana compare nelle realizzazioni di questa artista solo più tardi ed in forma di siluette nere senza volto, “tracce dell’assenza”, la cui epidermide, segnata da calligrafie e universi simbolici, è il ricordo sbiadito di un fugace passaggio terreno, testimonianza della vana, umana illusione di sopravvivere al tempo.
Affascinata dall'eterno e dall'infinito, dimensioni al cui cospetto la storia dell’uomo è davvero piccola cosa, Lughia non si sottrae all’impegno sociale e molte sono le occasioni nelle quali calandosi nel quotidiano ne denuncia le pecche, ne sostiene le speranze e ne celebra le memorie.
E’ questa una circostanza nella quale l’artista rivolge le proprie attenzioni alla condizione femminile, quella di donne che sin dall’età preadolescenziale hanno contribuito nei secoli a scrivere, con la quotidianità del loro impegno, la storia degli ambiti geografici di appartenenza.
Poco più che bambine sono risultate fondamentali nel sostentamento delle proprie famiglie con il sacrificio e la sofferenza di chi si trova a non conoscere la spensieratezza della giovane età ma anche con l’orgoglio di chi, in un mondo dominato dal maschio, iniziava a dare forma ad una mal tollerata indipendenza sociale ed economica del genere femminile.
Sono opere su carta e in creta quelle che Lughia allestisce in questo suo omaggio ad un mondo che, non poi così lontano nel tempo, ci appare come una sorta di passato remoto.
Custodite in bianche bacheche, ventitré tavolette d’argilla sulle quali è simbolicamente impresso il sesso femminile ci presentano ciascuna, scritto come su carta pergamena, il racconto di una vita. Segnata da una evidente ferita suturata con del cotone rosso, una di esse domina in posizione centrale.
Opere queste che introducono quella condizione femminile meglio sviluppata con lavori specificatamente dedicati alle vicende che hanno caratterizzato terre e produzioni di San Giustino e Fabriano.
Storie molto diverse e simili allo stesso tempo, accomunate, nella visione di Lughia, dalla presenza di un medesimo materiale: la canapa. Tessuta in forma di sacco per contenere le foglie del tabacco e macerata in acqua e colla animale per consentire il processo produttivo della carta.
Intrecciando metaforicamente le due vicende Lughia avvia una produzione di carta artigianale generata da una cellulosa di canapa e tabacco. Su tali fogli di grande dimensione concepisce quindi quattordici opere che nel dare corpo a questa mostra creano collegamento tra municipalità le cui memorie collettive sono celebrate con il Museo Storico del Tabacco ed il Museo della Carta e della Filigrana.
Applicati su cotone intelaiato o cuciti su iuta impreziosita da fili bianchi di seta pazientemente tessuti, i fogli prodotti da Lughia accolgono, nella grana della carta e con la fragranza del tabacco, immagini e parole che ci riportano a realtà del passato, tanto povere e vere nel loro monocromo, lento dissolversi attraverso il tempo che inesorabilmente scorre.
Un’operazione fondata su un processo di immedesimazione in tabacchine e cartare i cui pensieri, le cui brevi e semplici testimonianze hanno risuonato come mantra per l’artista che, partecipandone nel profondo le vicende, con tratto minuto ne ha trascritto certosinamente ogni parola sulla carta accompagnando questo suo rituale con il cucito che, proprio della condizione femminile, assurge al senso più alto di ricomposizione.
Rappresentazioni rubate da antichi achivi fotografici, assumono con Lughia una dimensione pittorica e letteraria nuova, svincolata dal tempo ed impreziosita di segni che nella loro sussurrata indecifrabilità conferiscono pienezza all’operare silenzioso che a noi si mostra.

Giuseppe Salerno