Luce sui bronzi
In un ambiente immersivo, avvolti da suoni suggestivi e immagini proiettate, verranno esposti sei manufatti bronzei della collezione islamica del MAO finora mai esposti al pubblico tra i quali spicca una preziosa coppa divinatoria.
Comunicato stampa
La collezione di bronzi islamici del MAO, anche se con numero esiguo di esemplari rispetto al patrimonio ceramico, consente di inquadrare e focalizzare le caratteristiche peculiari e le evoluzioni tecniche e stilistiche che hanno caratterizzato la produzione di recipienti in metallo nel mondo musulmano dal VII secolo al XVII secolo con opere provenienti dall’odierno Iraq, Iran, Anatolia, Centro Asia, Siria ed Egitto.
Dal 19 gennaio al 12 marzo 2017 dai depositi del Museo si potrà ammirare in modo particolare una coppa (tasa) in ottone del XVII secolo proveniente dall’Iran. Si tratta di un manufatto di epoca safavide riccamente decorato -oltre che con iscrizioni calligrafiche- con simboli sia astrologici, sia astronomici. In particolare sono identificabili all’esterno le costellazioni e all’interno i pianeti, con la presenza del sole e della luna, disposti in cerchio intorno a una protuberanza che potremmo riconoscere come la Terra.
Inoltre molto rara e interessante è la rappresentazione di un quadrato magico all’interno del piede della coppa stessa. I quadrati magici venivano costruiti nell'antichità con lettere e
numeri contesti e l'armonia della somma complessiva o la leggibilità in varie direzioni delle lettere simboleggiava la consonanza con le leggi dell'universo.
La coppa esposta al MAO diventa così la restituzione materiale e tangibile del cosmo e degli elementi che lo costituiscono, tutti questi diversi elementi caratterizzano indubbiamente la coppa esposta quale oggetto afferente alla sfera magica e nello specifico si riconosce un contenitore utilizzato per la divinazione.
La pratica della divinazione, ossia la ricerca della conoscenza del futuro o dell'ignoto con mezzi soprannaturali, per quanto condannata da molti teologi musulmani, è antichissima, un’eredità preislamica, mutuata dal mondo mesopotamico e greco con un forte influsso persiano. Alcuni testi relativi a tale argomento furono tradotti in arabo e così facendo furono veicolati nella dār al-Islām (Casa dell'Islam). Secondo la tradizione musulmana, le origini della coppa magica come oggetto dotato di particolari poteri, risalgono ai ginn, gli spiriti che popolano la natura e il cui influsso benefico o malefico si esercita continuamente sulla vita umana.
Le famiglie più illustri conservavano gelosamente questi preziosi manufatti legati alla sfera del soprannaturale, utilizzandoli anche a scopo terapeutico. Sono numerose le “coppe mediche” usate per diverse patologie le cui formule taumaturgiche incise si pensava venissero trasmesse al malato tramite il contatto dell’acqua o altri liquidi. Proprio alla dinastia safavide (XVI- XVII secolo) si fa risalire il periodo di maggior diffusione dell’arte della divinazione e della produzione di coppe utilizzate per la realizzazione di tale pratica.
Alla straordinaria coppa si affiancheranno altri cinque oggetti in ottone, rame e bronzo: un mestolo egiziano del IX-X secolo, una coppa indiana del XVII sec. e ancora un versatoio e un boccale con coperchio iraniani del XII-XIII sec. e un vassoio siriano o egiziano della fine XV-inizi XVI sec.
Sui manufatti sono realizzati ricchi apparati iconografici e immancabili risultano essere le decorazioni calligrafiche; l’uso delle iscrizioni è predominante soprattutto su oggetti appositamente utilizzati a scopo magico sacrale, dalle citazioni di Sure del Corano a formule di benedizione.
Le meravigliose stoviglie in bronzo o in ottone che potevano essere utilizzate durante i pasti e banchetti come oggetti di lusso e di sfarzo, erano considerati a tutti gli effetti uno status symbol.