L’incanto dell’affresco

Informazioni Evento

Luogo
MAR - MUSEO D'ARTE DELLA CITTA'
Via Di Roma 13, Ravenna, Italia
Date
Dal al

fino al 31 marzo: martedì-
venerdì 9-18, sabato e domenica 9-19, dal 1 aprile: martedì -
giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19 , chiuso lunedì

la biglietteria chiude un’ora prima

Vernissage
15/02/2014

ore 18

Biglietti

intero: 9 euro, ridotto: 7 euro, studenti Accademia e Università, insegnanti: 4 euro

Patrocini

Enti organizzatori: Mar - Museo d’Arte della città di
Ravenna
Patrocini: Regione Emilia-Romagna e Provincia di Ravenna
Enti organizzatori: Comune di Ravenna - Assessorato alla Cultura, MAR Ravenna, Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Bologna, con la collaborazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Sponsor ufficiale: Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna

Sponsor: Enipower per Ravenna, Coop Adriatica, Cooperativa Muratori e Cementisti Ravenna
Con il contributo di: Camera di Commercio di Ravenna
Sponsor tecnico: Bisanzio broker s.r.l., Catlin Underwriting Ambition
Media partner: QN - Il Resto del Carlino
Partner audioguide e radioguide: Antenna International

Si ringrazia: IKEA FAMILY

Artisti
Giambattista Tiepolo, Giotto. Vita e opere del primo artista della modernità, Luca Signorelli, Buffalmacco, Altichiero, Vitale da Bologna, Pisanello, Pontormo
Curatori
Claudio Spadoni, Luca Ciancabilla
Generi
arte antica, collettiva
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La mostra, che raccoglie un’accurata selezione di 110 opere, curata da Claudio Spadoni, e da Luca Ciancabilla, posta Sotto l’Alto Patronato della Repubblica Italiana, si divide in sei sezioni, ordinate secondo un indirizzo storico-cronologico.

Comunicato stampa

La mostra, che raccoglie un'accurata selezione di 110 opere, curata da Claudio Spadoni, e da Luca Ciancabilla, posta Sotto l’Alto Patronato della Repubblica Italiana, si divide in sei sezioni, ordinate secondo un indirizzo storico-cronologico: dai primi masselli cinque-seicenteschi, ai trasporti settecenteschi, compresi quelli provenienti da Pompei ed Ercolano, agli strappi ottocenteschi, fino alle sinopie staccate negli anni Settanta del Novecento.

Più di mezzo secolo or sono Roberto Longhi, anche sull'onda del successo della prima “Mostra di affreschi staccati” che si tenne al forte Belvedere di Firenze (1957), avvertì molto tempestivamente la necessità di allestire un'esposizione che potesse ripercorrere la secolare storia e fortuna della pratica del distacco delle pitture murali. Che era anche una storia del gusto, del collezionismo, del restauro e della tutela di quella parte fondamentale dell’antico patrimonio pittorico italiano.

Risalgono ai tempi di Vitruvio e di Plinio le prime operazioni di distacco, secondo una tecnica che prevedeva la rimozione delle opere insieme a tutto l’intonaco e il muro che le ospitava. Il cosiddetto “massello”, che favorì il trasporto a Roma di dipinti provenienti dalle terre conquistate, altrimenti inamovibili, dopo secoli di oblio trovò nuova fortuna a partire dal Rinascimento - nel nord come nel centro della Penisola - favorendo la conservazione per i posteri di porzioni di affreschi che altrimenti sarebbero andati perduti per sempre. Così, in un arco temporale compreso fra il XVI e il XVIII secolo, vennero traslate la Maddalena piangente di Ercole de Roberti della Pinacoteca Nazionale di Bologna, Il gruppo di angioletti di Melozzo da Forli dei Musei Vaticani, La Madonna delle Mani del Pinturicchio: opere presenti in questa mostra.

Un modus operandi difficile e dispendioso che a partire dal secondo quarto del Secolo dei Lumi venne affiancato, e piano piano sostituito, dalla più innovativa e pratica tecnica dello strappo, prassi che tramite uno speciale collante permetteva di strappare gli affreschi e quindi portarli su di una tela. Una vera rivoluzione nel campo del restauro, della conservazione, ma anche del collezionismo del patrimonio murale italiano. Così mentre nelle appena riscoperte Ercolano e Pompei si trasportavano su nuovo supporto, per destinarle al Museo di Portici, le più belle pitture murali dell’antichità, nel resto d’Italia si diffondeva la rivoluzione dello strappo. Nulla sarebbe stato più come prima. Da quel momento in poi e fino a tutto il XIX secolo un numero cospicuo di capolavori della pittura italiana furono strappati, staccati dalle volte delle chiese, delle cappelle, dalle pareti dei palazzi pubblici e privati che le accoglievano da secoli, per essere trasportati in luoghi più sicuri, nelle quadrerie e nelle gallerie nobiliari e principesche d’Italia e di mezza Europa. Spesso infatti, dietro a conclamate esigenze conservative, si celavano implicite motivazioni collezionistiche.

Andrea del Castagno, Bramante, Bernardino Luini, Garofalo, Girolamo Romanino, Correggio, Moretto, Giulio Romano, Nicolò dell'Abate, Pellegrino Tibaldi, Veronese, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino, Guercino: tutti i grandi maestri dell’arte italiana fra la metà del Settecento e la fine del XIX secolo furono oggetto delle attenzioni degli estrattisti: Antonio Contri, Giacomo e Pellegrino Succi, Antonio Boccolari, Filippo Balbi, Stefano Barezzi, Giovanni Rizzoli, Giovanni Secco Suardo, Giuseppe Steffanoni. Anche loro, come gli illustri artisti sopracitati, e come alcune fra le più belle pitture di Ercolano e Pompei, saranno protagonisti della mostra del Mar.

Ma la prassi estrattista conoscerà la sua più fortunata stagione proprio nel secolo scorso, quando, a partire dal secondo dopoguerra furono strappati e staccati un numero impressionante di affreschi. I danni provocati ad alcuni fra i principali monumenti pittorici italiani dai bombardamenti bellici e la convinzione che l’unica strada da percorrere per evitare che in futuro potessero reiterarsi danni irreparabili come quelli al Mantegna a Padova, Tiepolo a Vicenza, Buffalmacco e Benozzo Gozzoli a Pisa, fecero si che a partire dagli anni Cinquanta fosse avviata la più imponente campagna di strappi e stacchi che l'Italia abbia mai conosciuto. In caso di una temutissima nuova guerra, anche quella fondamentale porzione del nostro patrimonio pittorico si sarebbe potuta salvare ricoverandola nei rifugi antiaerei, come era stato fatto a partire dal 1940 con le tele e le tavole dei maggiori musei della nazione.

Prese quindi avvio la cosiddetta “stagione degli stacchi” e della “caccia alle sinopie”, i disegni preparatori che i maestri tre-quattrocenteschi avevano lasciato a modo di traccia sotto gli intonaci. Se nell’Ottocento era il collezionismo privato a favorire il trasporto degli affreschi, ora erano gli storici dell’arte e i musei della ricostruita Nazione a chiedere la diffusione su più ampia scala della tecnica estrattista rendendo facilmente fruibili a tutti tanti capolavori.

L’alluvione di Firenze fece il resto, mostrando al mondo intero la precarietà che condizionava la sopravvivenza dei più straordinari affreschi italiani. Così furono separati per sempre dal muro che li aveva custoditi da secoli Giotto, Buffalmacco, Altichiero, Vitale da Bologna, Pisanello, Signorelli, Pontormo, Tiepolo trovando dimora in alcuni fra i più importanti musei della nazione, e ora, per questa mostra, nelle sale del Mar di Ravenna.

Il catalogo, in due tomi, edito da Silvana, raccoglie i saggi di diversi specialisti, le schede scientifiche di tutte le opere esposte e apparati biobibliografiche.