Lapalisse

Mostra collettiva.
Comunicato stampa
LAPALISSE - 31x1525, la Battaglia di Pavia
Broletto di Pavia
4-29 settembre 2025
Inaugurazione 4 settembre ore 18
A cura di Alberto Mattia Martini
Catalogo a cura di Doride Edizioni
testi Alberto Mattia Martini, di Michele Lissia, Marco Galandra
Patrocinio Città di Pavia
Il 24 febbraio 1525, alle porte di Pavia, l’Europa si fermò su un campo di battaglia. Due visioni del mondo si affrontarono: da una parte Francesco I, re di Francia, incarnazione del potere monarchico assoluto e cavalleresco, dall’altra Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, depositario dell’idea di un’Europa unificata sotto l’egida cattolica ed imperiale. La battaglia di Pavia fu uno degli scontri più sanguinosi e decisivi della Guerra d’Italia, ma fu anche un punto di rottura simbolico: tramontava l’età cavalleresca e si apriva un’epoca moderna fatta di nuove strategie, nuove armi, nuove egemonie. In quella carneficina trovò la morte Jacques II de Chabannes, signore di La Palice, maresciallo dell’esercito francese, una figura che la storia ha trasformato in leggenda e più tardi in paradosso.
Il titolo della mostra “Lapalisse - 31x1525, la Battaglia di Pavia” gioca su questo doppio livello: da un lato La Palice, il valoroso condottiero caduto in battaglia, dall’altro “lapalissiano”, termine divenuto sinonimo di ovvietà, verità talmente palesi da risultare assurde. Un corto circuito semantico che l’arte contemporanea è ben attrezzata ad esplorare; l’ironia, l’ambiguità, la dissimulazione e la provocazione sono oggi strumenti critici quanto lo erano le spade e gli archibugi di allora.
Al Broletto di Pavia, edificio civile medievale, simbolo anch’esso di potere e rappresentanza, si dà appuntamento un gruppo eterogeneo di artisti per confrontarsi, ciascuno secondo la propria poetica, con i temi che scaturiscono dalla memoria di quel 1525. Gli artisti tessono una trama di riflessioni che intrecciano guerra ed identità, storia e presente, memoria e mito; la mostra infatti non tratta semplicemente una rievocazione o una celebrazione, Lapalisse - 31x1525, la Battaglia di Pavia è un evento che interroga il passato per parlare del nostro tempo. Cosa resta oggi di quella battaglia? Quale memoria rimane di un’Europa nella quale già allora si combatteva per egemonie territoriali, religiose e culturali? Che senso ha oggi la figura del “condottiero”, in un mondo dove le guerre sono più economiche che militari, più tecnologiche che cavalleresche? Cosa significa attualmente morire per un’idea?
Oggi, in un presente costellato di conflitti, guerre ibride, verità distorte e narrazioni manipolate, Lapalisse - 31x1525, la Battaglia di Pavia si propone come una mostra necessaria: non per raccontare la storia, ma per porsi degli interrogativi, non per commemorare, ma per problematizzare. Gli oltre trenta artisti coinvolti, provenienti da linguaggi, generazioni e percorsi differenti, danno corpo a una riflessione corale e plurale sull’assurdità della guerra, sull’ambiguità della verità e sull’uso politico della memoria.
Attraverso pittura, scultura, installazioni e linguaggi ibridi, gli artisti coinvolti disegnano un campo di battaglia concettuale. Alcuni rileggono la figura di La Palice come emblema della verità evidente e del tragico fraintendimento, altri indagano il paradosso della storia, che continuamente si ripete sotto nuove forme, altri ancora ragionano sul concetto di eroismo, decostruendolo, oppure scelgono di ricostruire, in chiave personale o collettiva, una memoria che la città di Pavia porta impressa nella sua identità.
Le opere in mostra costruiscono un paesaggio mentale ed emotivo dove si incontrano: il trauma della violenza, evocato non solo con immagini belliche, ma con segni sottili, rotture formali, rischiando anche accostamenti volutamente inquietanti. Gli artisti ragionano sulla fragilità del corpo, sulla perdita, sull’invisibilità del dolore individuale dentro le grandi narrazioni collettive. L’ironico paradosso della storia gioca con la retorica, con i simboli, con il linguaggio stesso, adottando l’assurdo come forma di critica. La riflessione verte su situazioni lapalissiane, metafore visive di verità talmente evidenti da essere invisibili, come oggi accade nella sfera mediatica, politica e digitale.
Il rapporto tra tempo e potere, tra ciò che è accaduto e ciò che viene raccontato, in questa mostra, diventa una lente deformante, svela le pieghe della narrazione ufficiale, ne mette in dubbio le gerarchie. La battaglia del 1525 viene riletta non solo come evento storico, ma come archetipo di dominazione, di propaganda, di tragedia collettiva.
Le opere si interrogano sulla persistenza dei conflitti nel nostro presente. In un tempo in cui guerre reali (Ucraina, Palestina, Sudan ecc..) si affiancano a guerre “disinnescate”, quelle economiche, culturali, digitali, gli artisti sollevano questioni urgenti, relative alla nostra responsabilità di fronte alla storia che si ripete sotto maschere sempre nuove.
In questo senso, la mostra si fa specchio del mondo attuale, facendo divenire il Broletto di Pavia uno spazio simbolico in cui passato e presente dialogano; l’antico palazzo del potere si apre all’arte come strumento critico, come dispositivo di consapevolezza e riflessione.
Il risultato è una mostra che alternando poesia e dissacrazione, memoria e sarcasmo, intimità e denuncia, non offre risposte, ma dischiude domande. Come l’etimologia suggerisce, “Lapalisse” è un nome che, attraverso la deformazione del tempo e della lingua, è diventato figura retorica, assurdità, persino barzelletta. Eppure dietro la caricatura sopravvive l’eco di una morte reale, di un destino umano, di un fatto storico. Così è per l’arte contemporanea: dietro l’ironia, il gioco, il concettuale, resta sempre un fondo di verità, magari scomoda, magari evidente, magari solo intuita.
Un corpus di opere che, pur differenti per stile e tecnica, condividono un’urgenza: quella di rompere la superficie, di guardare oltre le “verità ovvie”, di riconoscere che la storia, come l’arte, è sempre ambivalente, mai neutrale. In un’epoca segnata dalla disinformazione, dalla polarizzazione, dalla crisi delle evidenze, Lapalisse - 31x1525, la Battaglia di Pavia ci ricorda che anche l’ovvietà può essere uno strumento di potere, che l’ironia può essere una forma di resistenza, che il passato, se investigato con intelligenza, può illuminare il presente.
“Lapalisse - 31x1525, la Battaglia di Pavia” è dunque un invito a guardare la storia non come un archivio polveroso, ma come un presente dilatato, a leggere la contemporaneità come un campo di forze che ancora oggi risente di antichi equilibri, a riconoscere nelle ovvietà lapalissiane i segni di una verità che sfugge e ritorna, travestita da assurdo, da arte. E allora questa mostra, nella sua pluralità di voci, si configura come un atto di presenza critica nel nostro tempo, un’esplorazione della memoria come terreno di conflitto, un invito a non accontentarsi mai della prima lettura, della prima spiegazione, della verità più comoda.
Alberto Mattia Martini
Artisti:
David Bacter, Alberto Barbieri, Davide Baroggi, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Massimo Caccia, Elisa Cella, Gianni Cella, Marco Circhirillo, Salvatore Falci, Davide Ferro, Enzo Fiore, Patrizia Fruci, Loredana Galante, Peter Hide 311065, Gabriele Lamberti, Lula (Luciana Casatti), Nico Mingozzi, Fabrizio Molinario, Andrej Mussa, Franco Mussida, Lele Picà, Isabella Rigamonti, Massimo Romani, Michael Rotondi, Enzo Rullo, Leonardo Santoli, Giovanni Sesia, Daniela Tosetti, Caterina Tosoni, Vittorio Valente