La Biennale de l’Image en Mouvement

Informazioni Evento

Luogo
TEATRINO DI PALAZZO GRASSI
calle delle Carrozze , Venezia, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
11/12/2019

ore 18

Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
video

Torna al Teatrino di Palazzo Grassi la BIM con un programma di proiezioni e incontri con artisti, ideato appositamente per il pubblico veneziano.

Comunicato stampa

Palazzo Grassi – Punta della Dogana presenta La Biennale de l’Image en Mouvement, istituzione con cui conduce una ormai solida collaborazione pluriennale, per la costruzione di uno speciale programma di proiezioni di film d’artista e incontri con gli autori, pensato ad hoc per il pubblico del Teatrino di Palazzo Grassi.
La Biennale de l’Image en Mouvement (BIM) è una delle più antiche e importanti rassegne in Europa dedicate all’immagine in movimento. Una manifestazione ibrida, tra festival cinematografico, costellazione di progetti espositivi e spazio di ricerca e sperimentazione, nata a Ginevra nel 1985 da un’idea di André Iten e rinata nel 2014 come una piattaforma di produzione di nuovi lavori.

Mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre il Teatrino di Palazzo Grassi ospita un calendario di 6 proiezioni, tratte dall’edizione 2018 (“The Sound of Screens Imploding”, 8 – 11 novembre 2018) della BIM, curata da Andrea Bellini, direttore del Centre d’Art Contemporain Genève e Andrea Lissoni, Senior Curator, International Art (Film) at Tate Modern, e commissionate e prodotte dal Centre d’Art Contemporain Genève.

Mercoledì 11 dicembre alle 18.00 apre questa nuova edizione veneziana della BIM Andrea Bellini che introduce la selezione messa a punto per il Teatrino insieme a Palazzo Grassi e presenta i diversi film in programma. Segue, la proiezione di un contenuto inedito del progetto “BLKNWS” di Kahlil Joseph, prodotto dal Centre d’Art contemporain Genève per la Biennale de l’Image en Mouvement 2018.
“BLKNWS”, acronimo di “black news”, è un’opera sperimentale che prevede un approccio critico al giornalismo contemporaneo, in particolare in riferimento alle notizie riguardanti la popolazione afroamericana negli Stati Uniti. L’opera, che affianca due schermi televisivi su cui scorrono immagini di natura diversa, dai notiziari nazionali, ai video di YouTube o conversazioni private via FaceTime, si interroga sulla pericolosità della comunicazione attuale e sulla superficialità con cui la società contemporanea recepisce le informazioni.
La serata continua con la proiezione di “Parsi” (2018, 20') di Eduardo Williams e Mariano Blatt e “Restored Communication” (2018, 77') di Neïl Beloufa.

Giovedì 12 dicembre, sempre alle 18.00, il calendario prosegue con “Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte” (2018, 16') di Irene Dionisio, “This Action Lies” (2018, 32') di James N. Kienitz Wilkin e “After Scarcity” (2018, 35') di Bahar Noorizadeh.

Il calendario completo della stagione culturale è disponibile sul sito di Palazzo Grassi, alla pagina “calendario”. www.palazzograssi.it

Didascalie immagini:
- Bahar Noorizadeh, "After Scarcity", 2018. Courtesy of the artist and Centre d’Art Contemporain Genève, Biennale de l’Image en Mouvement 2018.
- “BLKNWS”, 2018 – in corso, 20’ di Kahlil Joseph
PROGRAMMA COMPLETO E SINOSSI

Mercoledì 11 dicembre | ore 18.00
“BLKNWS”, 2018 – in corso, 20’ di Kahlil Joseph
Film in inglese.
BLKNWS, prodotto dal Centre d’Art Contemporain Genève per la Biennale de l’Image en Mouvement 2018, propone un approccio concettuale e critico al giornalismo contemporaneo. L’opera dell’artista americano riflette sulla portata dell’informazione odierna e sulla funzione dei relativi format, analizzando il concetto di verità, nella consapevolezza che esso sia alla radice di ogni ideologia. BLKNWS è un’opera per coloro che ne hanno avuto abbastanza del giornalismo parolaio, dei falsi allarmismi dei politici, e dell’informazione concepita come uno strumento ideologico. Esplorando liberamente l’area che separa il mainstream e il museo, la pratica ibrida dell’artista e filmmaker, Kahlil Joseph spazia tra cinema, arte visiva e media culturali. I suoi avvincenti film e le coinvolgenti installazioni video sovvertono qualsiasi dicotomia tra cultura alta e bassa, e tra cinema e arte contemporanea.

“Parsi”, 2018, 20' di Eduardo Williams e Mariano Blatt
Film in creolo e spagnolo con sottotitoli in inglese.
No es (Non è) di Mariano Blatt è una poesia il cui processo di scrittura si estende lungo tutta la vita dell’artista. Nel corso dei giorni, mesi e anni, il testo della poesia è arricchito da nuovi versi dedicati a numerosi temi e soggetti: immagini, persone, ricordi, paesaggi, espressioni, idee ecc.
In Parsi, Eduardo Williams riprende questo elenco di “ciò che sembra essere ma non è” e osserva gli spazi e le persone per creare una nuova poesia che blandisce, urta e ruota attorno a No es.
I film di Eduardo Williams osservano con acutezza le relazioni reciproche e le avventure aperte che accadono in una rete fisica e virtuale. Per l’artista, l’incertezza può essere fonte di bellezza e, su scala ridotta, di forme di resistenza tramite una fuga comune e una complicità condivisa che permettono di instaurare i ritmi dell’autonomia al posto di quelli dell’automatismo.
Mariano Blatt è un poeta e editore letterario. Mi juventud unida (Mansalva, 2015) raccoglie le sue poesie scritte tra il 2005 e il 2015. È co-direttore di Blatt & Ríos, una casa editrice indipendente.

“Restored Communication”, 2018, 77' di Neïl Beloufa
Film in persiano e inglese con sottotitoli in inglese.
La Reality TV – una forma politica nella quale un gruppo di persone isolate litigano e competono – è uno dei cliché dominanti della rappresentazione occidentale. Girato in Iran, dove i reality non sono ancora molto diffusi, Restored Communication mette in scena candidati isolati dal resto del mondo mentre riproducono delle crisi di potere accadute in vari contesti politici. In questo dispositivo, artificiale quanto liberale, i partecipanti sono rinchiusi, ripresi senza interruzione e ricevono ordini da una voce esterna. Privati di cibo e di contatti con il mondo esterno, appaiono indifesi richiamando l’immagine stereotipica dell’isolamento geopolitico dell’Iran. Tra finzione e documentario, il video diventa lentamente un film di genere che critica aspramente e nel quale una semplice pistola ad acqua diventa un’arma fatale.
I film, le sculture e le installazioni di Neïl Beloufa riflettono la sua opposizione a ogni forma di gerarchia. L’artista mescola senza concessioni i generi e riconcilia abilmente le disillusioni della sua generazione e la speranza diffusa dai sistemi alternativi.

Giovedì 12 dicembre | ore 18.00

“Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte”, 2018, 16' di Irene Dionisio
Film in italiano con sottotitoli in inglese.
Il mio unico crimine è vedere chiaro nella notte affronta la questione della censura nel cinema italiano e della rimozione psicologica nell’arte. Il titolo del film – il mio unico crimine è vedere chiaramente nella notte – sottolinea con forza il conflitto alla base della creazione e della censura. Il film, ricomponendo spezzoni di film tagliati ed eliminati con una scrupolosità burocratica, racconta ostinatamente i tagli inflitti alle produzioni di grandi maestri del passato e li rielabora come segni di un cinema che rimane incompiuto. Il taglio, che mira a interrompere la relazione tra lo sguardo e il possibile, qui diventa uno spazio da ripopolare con immagini fantasmatiche. La produzione artistica di Irene Dionisio include video, documentari e installazioni.
I suoi lavori esplorano le questioni sociali e culturali, come l’integrazione e la difficoltà di stabilire un dialogo interculturale, la crisi socioeconomica di oggi, i disturbi mentali poco conosciuti, la prostituzione e i diritti dei lavoratori.

“This Action Lies”, 2018, 32' di James N. Kienitz Wilkins
Film in inglese con sottotitoli in francese.
This Action Lies affronta la questione dei limiti dell’osservazione, il fatto di guardare intensamente una cosa mentre se ne ascolta un’altra. È l’apologia polifonica e paranoica di un atto semplice: proporre tre prospettive diverse su un oggetto che forse non esiste, in una stanza che non può esistere – il tutto accompagnato da un monologo inaffidabile. Il film si pone come una difesa del cinema. Il progetto sviluppa un’idea introdotta in un precedente film di Kienitz Wilkins, Indefinite Pitch (2016), e si basa anch’esso su una voce esterna. Il lungo monologo analizza un prodotto commerciale di uso comune e senza valore, portandolo quasi allo statuto di una forma Platonica. I lavori dinamici di James N. Kienitz Wilkins si distinguono per l’indagine linguistica che sviluppano, per il loro approccio non convenzionale alla performance e per l’esplorazione della conversazione come vettore di idee. La maggior parte dei suoi film è il risultato di una procedura concettuale per cui l’artista tratta il girato originale secondo un sistema volontariamente astratto o applica questa logica a del materiale trovato.

“After Scarcity”, 2018, 35' di Bahar Noorizadeh
Film in russo con sottotitoli in inglese
After Scarcity è un film d’essai di fantascienza che ripercorre le azioni di alcuni cibernetici sovietici (anni 1950-1980) mentre tentano di costruire un’economia interamente pianificata e automatizzata – tentativo oggi considerato nuovamente attraente in quanto capace di sfidare i processi di finanziarizzazione.
Se il problema del socialismo era la perdita di tempo – troppa burocrazia, troppe discussioni, troppe riunioni – un socialismo veloce, basato sul binomio elettricità e studi statistici, potrebbe andare oltre questi limiti. Il film racconta la storia di quel momento quando, contro ogni attesa, sembrava possibile pianificare l’intero sistema; la proprietà collettiva delle risorse mondiali insieme all’efficacia programmata e in rete di Wal-Mart. Bahar Noorizadeh è un’artista, autrice e cineasta. Lavora sulla riformulazione di narrative di tempi egemonici colti nel momento del crollo dovuto alla speculazione: filosofica, finanziaria, legale, futuristica, la pratica artistica di Noorizadeh studia le relazioni tra estetica e ragione e la de-soggettificazione dell’esperienza come modo di produrre nuovi soggetti sociali.